Buona Epifania!

O Gesù, stella radiosa del mattino, come i magi che cercavano la luce e la trovarono in te anche noi ti incontriamo e abbiamo la gioia di offrire in dono oro, incenso e mirra
Accetta l’oro del nostro cuore perché possiamo essere capaci di amare Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, e il prossimo come noi stesso.
Accetta l’incenso della nostra adorazione, della nostra lode, del nostro ringraziamento.
Accetta la mirra della nostra vita che vogliamo donare a te e a tutti i fratelli e sorelle senza risparmio di tempo e di energie.

Buon Natale!

Non è un telegramma di auguri (Buon Natale e Buone Feste).
Non è una dichiarazione che siamo perdonati (vabbè, scurdàmuci o passato e arrivederci a tutti in paradiso).
Natale non è una promessa elettorale che ci sarà un condono tombale per tutti (tranquilli, non preoccupatevi più) e che tutti i guai che abbiamo combinati sono con un solo tocco magicamente scomparsi (pim pum pam, tutto a posto).
Natale non è una vaporosa o fantasmagorica apparizione in un sogno dove tutto il mondo (abracadabra) è divenuto meraviglioso.
Natale non è una visita di cortesia o di obbligo (toccata e fuga e chi s’è visto s’è visto).

Natale è una presenza,
una presenza povera per distruggere il fascino della ricchezza,
una presenza inerme per distruggere il mito della potenza,
una presenza mite per svilire la tentazione della prepotenza.
una presenza costante, definitiva, di un Dio che amerà senza pretese, senza ripensamenti e senza rimpianti.

Natale è una incarnazione, cioè: il Figlio di Dio è venuto tra noi,
e ormai è uno di noi, uno come tutti gli altri,
che abita come noi in questo sporco fastidioso mondo,
che viene per noi,
per essere cammino di luce e indicarci una via,
per essere energia e forza per cambiare il mondo,
per essere vittoria su ciò che è morte e donare amore.

Nessuno può dirgli: ma tu chi sei? che ci fai qui?
Che ci vieni a raccontare? che ne sai dei nostri guai?
che cosa rappresenti per noi? chi ti ha chiesto di venire?

Avevamo un progetto e un sogno: essere come Dio.
Ma non siamo riusciti a realizzarli.
Ora con Lui progetto e sogno sono realizzabili.

Ma Dio ora realizza il suo progetto e il suo sogno: diventare Uomo!
Ma se ha scelto la nostra vita, vuol dire che è bella!
Coraggio! La vera rivoluzione è iniziata; scegliamo Gesù!

G. Impastato

TANTISSIMI AUGURI DI BUON NATALE!!!

Buona festa di Ognissanti!

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi celebriamo la Solennità di Tutti i Santi. Alla luce di questa festa, soffermiamoci qualche minuto sulla santità, in particolare su due sue caratteristiche: essa è un dono e al tempo stesso un cammino. Anzitutto un dono. La santità è un dono di Dio che abbiamo ricevuto con il Battesimo: se lo lasciamo crescere, può cambiare completamente la nostra vita (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 15), illuminandola con la gioia del Vangelo. Perciò i santi non sono eroi irraggiungibili o lontani, ma persone come noi, nostri amici, il cui punto di partenza è lo stesso dono che abbiamo ricevuto noi. Anzi, se ci pensiamo, sicuramente ne abbiamo incontrato qualcuno, qualche santo o santa “della porta accanto”: persone generose che, con l’aiuto di Dio, hanno corrisposto al dono ricevuto e si sono lasciate trasformare di giorno in giorno dall’azione dello Spirito ì Santo.

Dunque la santità è un dono offerto a tutti per una vita felice. E del resto, quando riceviamo un dono, qual è la prima reazione? È proprio che siamo felici, perché vuol dire che qualcuno ci vuole bene; felici, “beati”, come oggi Gesù ripete tante volte nel Vangelo delle Beatitudini (cfr Mt 5,1-12). Ogni dono, però, va accolto, porta con sé la responsabilità di una risposta e l’invito a impegnarsi perché non vada sprecato. Lo ricorda il Concilio Vaticano II, quando afferma che tutti i battezzati hanno ricevuto la stessa chiamata a «mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto» (Lumen gentium, 40). Per questo diciamo – ed è il secondo punto – che la santità è anche un cammino, un cammino da fare insieme, aiutandoci a vicenda, uniti a quegli ottimi compagni di cordata che sono i Santi.

Sono i nostri fratelli e sorelle maggiori, su cui possiamo contare sempre: loro ci sostengono e, quando nel cammino sbagliamo strada, con la loro presenza silenziosa non mancano di correggerci; sono amici sinceri, di cui ci possiamo fidare, perché desiderano il nostro bene, non ci puntano il dito contro e non ci tradiscono mai. Nella loro vita troviamo un esempio, nella loro preghiera riceviamo aiuto e nella comunione con loro ci stringiamo in un vincolo di amore fraterno, come dice la Liturgia (cfr Messale Romano, Prefazio dei Santi I). Con loro formiamo una grande famiglia in cammino, la Chiesa, fatta di uomini e donne di ogni lingua, condizione e provenienza (cfr Ap 7,9), uniti dalla stessa origine, l’amore di Dio, e rivolti alla stessa meta, la piena comunione con Lui, il paradiso: loro l’hanno già raggiunto, noi siamo sulla via.

La santità è dono e cammino. Allora possiamo chiederci: mi ricordo di aver ricevuto in dono lo Spirito Santo, che mi chiama alla santità e mi aiuta ad arrivarci? Lo ringrazio per questo? Sento vicini i santi, mi rivolgo a loro? Conosco la storia di alcuni di essi? Ci fa bene conoscere le vite dei santi e lasciarci muovere dai loro esempi. E ci fa tanto bene rivolgerci a loro nella preghiera. Maria, Regina di tutti i Santi, ci faccia sentire la gioia del dono ricevuto e accresca in noi il desiderio della meta eterna.

Papa Francesco

Giornata della memoria 2023

C’erano uomini, donne e ragazzini
c’erano vecchi e mamme con bambini.

C’erano lacrime e ricordi di vite già lontane
c’erano dolori, miserie e violenze disumane.

C’erano punizioni, lavori forzati e soldati
c’erano silenzi, uomini sporchi e malati.

C’erano eserciti, fili spinati e fredde prigioni
c’erano divise, numeri incisi ed esecuzioni.

C’erano stenti, fame e malattie
c’erano ghetti, campi ed epidemie.

C’erano pensieri ed esistenze troppo corte
c’erano attese palpitanti in promesse di morte.

C’erano cuori spezzati da addii definitivi
c’erano visioni di tramonti per quelli ancora vivi.

C’erano vergogne appese a un intelletto violento
ma anche sogni e speranze fino all’ultimo lamento.

Maria Ruggi

Buon Anno…

Cari amici, voglio augurare a tutti voi un nuovo anno che sia davvero “nuovo”.
Nel nuovo che inizia ogni giorno, ogni respiro, ogni battito del cuore, vi auguro di riuscire a dare un valore profondo alla vita che è stata concessa, questa vita così dolorosa e affascinante, misteriosa e terribile, ma comunque unica: bellissima.

Auguro a ognuno di voi di dare alla luce voi stessi, di essere tanti piccoli frammenti di Luce che tornano a illuminare l’oscurità che viviamo, tante piccole stelle che disegnano un nuovo cielo.

Vi auguro di essere attenti, pazienti, di assaporare ogni giorno e non lasciarvi addormentare dal frastuono inutile che ci circonda.

Di mantenere nella mente la lucidità e la consapevolezza, e nel cuore quella scintilla divina che “move il sole e l’altre stelle” e che rende capaci di prenderci cura degli altri.

Vi auguro di amare e di essere amati, non nel nuovo anno, ma per sempre.
E che il “per sempre” sia la scommessa che vinceremo alla fine di questo viaggio.

Grazie per la vostra presenza preziosa.

Con affetto.
Buon anno nuovo a tutti!
Simone Cristicchi.

Buon 2023

“Filastrocca di Capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno.
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore di pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.”

Gianni Rodari

Anno compiuto!

Pur con qualche ora di ritardo eccomi a scrivere qualche riga su un terreno amico, o meglio fraterno…

Ci conosciamo ben prima di facebook: MSN, splinder, altre reti presocial. E poi di persona: Pisa, Roma… Un’amicizia che diventa fratellanza. Grazie Luca per ciò che sei e per ciò che doni. Buon compleanno nella gioia, sempre, nonostante tutto e soprattutto.

A presto in presenza!

fra Luca

Prima domenica d’avvento

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

(dal Vangelo di Matteo 24,37-44)

COMMENTO

“Siate pronti” (“estote parati” in latino e “be prepared” in inglese) è lo slogan scelto Robert Baden-Powell, generale e poi scrittore ed educatore inglese, agli inizi del 900 per il movimento scout da lui fondato. Gli scout si sono poi diffusi in tutto il mondo, oltre i confini dell’isola britannica e anche in altre tradizioni culturali e religiose del mondo.

Il motto viene proprio dalle parole del Vangelo di questa domenica e forse ci aiuta a capire in modo corretto cosa Gesù voleva dire con questa esortazione. Ad una prima lettura le parole “tenetevi pronti”, insieme a “vegliate” sembrano essere più un avvertimento minaccioso che un messaggio di speranza. Gesù certo non ci aiuta usando anche lo stranissimo paragone dove la venuta di Dio è come quella di un ladro di notte. Anche poco sopra usando l’esempio del diluvio universale e dell’arca di Noè dove solo in pochi scampano, non ci viene certo da star tranquilli.

Ancora una volta non possiamo rimanere alla superfice delle parole staccate dal loro contesto. Chi parla è sempre lui, Gesù, che è venuto a dare la vita e non a toglierla, a salvare e non a condannare, parla per dare una notizia di speranza e non messaggi paurosi. Gesù vuole farci crescere come amici e come figli di Dio e non come schiavi e sottomessi.

Il discorso che troviamo è all’interno di una serie di insegnamenti ed esortazioni che Gesù pronuncia nel grande Tempio di Gerusalemme, che con la sua maestosità voluta dal Grande Erode, sembra più esaltare l’uomo che Dio, più la sicurezza delle tradizioni che la fedeltà alla Parola di Dio che invita a cambiare il mondo. Gesù vuole davvero “svegliare” i suoi contemporanei dal sonno spirituale e umano che rende indifferenti e chiusi nel proprio piccolo mondo, anche religioso. Gesù è Dio che entra concretamente, anzi fisicamente, dentro alla storia umana, ed è questo quello che celebreremo a Natale. Il tempo dell’Avvento è l’occasione per arrivare “svegli” all’appuntamento celebrativo perché ci cambi e non rimanga solamente un vuoto e rassicurante evento tradizionale.

Ecco allora che nella prima domenica il discorso dai toni “apocalittici” è l’occasione per risvegliare il nostro desiderio vero di incontrare Dio, di sperimentare la fede che ci rende protagonisti nel cambiamento di vita e del mondo.

Nel diluvio che sommerge gli uomini e le donne del tempo di Noè che non si sono accorti di nulla, possiamo davvero riconoscere i tanti diluvi di oggi che spesso ci trovano impreparati, distratti e peggio ancora indifferenti.

Le guerre ci colpiscono sui media ma non ci toccano, la povertà e le ingiustizie di tanti popoli le dimentichiamo, e anche i problemi di chi ci abita accanto o addirittura siede accanto a noi dove studiamo o lavoriamo non li vediamo. Gesù denuncia questa indifferenza che è mortale non solo per chi sta male ma anche per chi non fa nulla.

Qualunque sia la mia vita, la mia occupazione e condizione economica e sociale, quello che capita ai miei fratelli e sorelle mi interessa e mi deve toccare. Così ha fatto Dio stesso con Gesù, prendendo la carne e il sangue di ogni essere umano, a cominciare dai più piccoli e poveri. Se mi dico cristiano e voglio davvero celebrare il Natale, devo riaccendere le luci del cuore e della mente, sia come singolo che come comunità, e fare mia la vita del prossimo.

Alla Stazione di Milano, in una zona sotterranea, dove verso la fine della seconda guerra mondiale dai binari partivano i carri merci con dentro migliaia di ebrei e avversari politici in direzione dei campi di concentramento, ora c’è un monumento a loro ricordo. C’è una grandissima scritta con la parola “indifferenza”. È l’indifferenza che rende possibili le violenze e ingiustizie. È l’indifferenza di chi non fa nulla perché pensa che non sia affar suo quel che succede al prossimo. È l’indifferenza però che ha travolto anche gli abitanti del mondo quando è venuto il diluvio universale e non si sono adoperati per salvarsi reciprocamente.

“State pronti” e “vegliate” per Gesù sono un invito a uscire dall’indifferenza e a decidersi di dare il proprio contributo senza girarci dall’altra parte.

È questo quello che voleva Baden-Powell dai suoi scout: essere sempre pronti a servire, migliorare il mondo che abitiamo, mettersi a servizio prontamente di chi ha bisogno.

In questo Avvento posso di nuovo imparare a tenermi pronto ad incontrare Gesù che mi viene incontro in carne e ossa ancora prima del 25 dicembre, in un modo che non so, in un volto e in una storia che non pensavo… ma è Lui!

Don Giovanni Berti
www.gioba.it

Buona Festa di Ognissanti!

Sarai beato se accoglierai la luce
e il buio che convivono dentro te,
se busserai alla porta di chi sta soffrendo,
se conterai lentamente
sino a dieci prima di sbottare,
se deporrai l’arma della vendetta,
se eviterai le discussioni inutili,
se farai felice almeno una persona al giorno,
se porterai buon umore attorno a te,
se inizierai per primo a dare il buon esempio,
se lavorerai con passione e precisione,
se ti metterai qualche volta nei panni degli altri,
se offrirai sempre una possibilità
a chi ha sbagliato, se rispetterai
chi è diverso da te e dalle tue idee,
se penserai prima di parlare,
se non ricambierai il male con il male,
se scoprirai nelle persone il lato migliore,
se vivrai ogni giornata come se fosse
la tua unica occasione per dare il meglio di te.
Se vivrai così, sarai beato,
non avrai vissuto inutilmente
e sarai ricordato con amore.

(Don Angelo Saporiti)

Con un augurio di una buona Festa di Ognissanti!