E tu, per chi cammini?

Una storia ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie, decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva. Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere. “Per chi cammini, tu?”, chiese il rabbino, incuriosito. l guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiese al rabbino: “E tu, per chi cammini?”. Questa domanda, conclude la storia, si conficcò nel cuore del rabbino.
Quel “PER CHI” ogni volta che rileggo questa storia mi interroga. Così ho pensato di offrirla a ciascuno dei miei ragazzi come indicazione di cammino in questo tempo di Avvento.

 

Di solito non siamo abituati a badare alla direzione delle nostre giornate, specialmente se “piene” di cose da fare; altre volte non ci badiamo perché le tiriamo a destra e a sinistra, trascinandoci tra una relazione e un’altra; altre volte ancora aspettiamo chissà cosa per vincere monotonia e routine.

 

In tutto questo ci scordiamo la motivazione profonda del nostro essere vivi, qui e ora: ciascuno di noi è oggetto particolare dell’attenzione di Dio, e questo ce lo ha dimostrato chiamandoci prima di tutto alla vita.  Ma c’è una motivazione ancora più profonda e grande:  il “dono per me” che è Gesù figlio di Dio nel mistero del Natale e della sua incarnazione.

 

L’Avvento serve proprio per verificare se al mio “per chi”  posso rispondere “io cammino per il Signore della mia vita, il Signore Gesù”. Fidiamoci di Lui, della sua promessa di vita piena e di felicità autentica: io cerco di farlo tutti i giorni. E tu?

(da http://ritmochesale.it)

 

L’arcobaleno

Nella nostra vita non c’è niente di preconfezionato, ogni cosa ce la dobbiamo costruire con i vari colori che formano la realtà.

Il BIANCO è il colore principale che servirà come base. È la quotidianità, il voler costruire, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, la tua vita, che è unica e insostituibile.

Poi c’è il ROSSO che ci ricorda il sangue, la lotta, la passione, la sofferenza, i sacrifici… Sì, lo so, che quest’ultima parola non va di moda, ma è comunque essenziale.

Ecco L’AZZURRO che ricorda il cielo, la serenità, la gioia, la condivisione… l’allegria dello stare insieme agli altri.

Il giallo è il colore del successo, del benessere del pane abbondante che ci viene donato ogni giorno.

Il VIOLA è il colore della riflessione, del silenzio, della meditazione… del trovare noi stessi.

Poi c’è il VERDE il colore della natura, della speranza, dei passaggi, dell’attesa, della risurrezione… della vita.

L’ ARANCIONE è la capacità di rinnovarsi, di affrontare le cose in modo nuovo, vincendo la noia e la ripetitività di ogni giorno.

Ecco, prendi tutti questi colori e con essi vedi di dipingere l’affresco della tua vita. Non pensare che sarà un lavoro semplice, e nemmeno che te la caverai facilmente. L’affresco finirà solo con la tua vita; ma è nelle sapiente combinazione di questi colori che troverai ciò che hai sempre desiderato.

Come in natura i colori si uniscono formando un unico arcobaleno, così il Dio della vita, fedele alle sue promesse di alleanza, ci invita a divenire UNO in Lui armonizzando le nostre ricchezza doni, diversità e carismi. Questo è l’affresco che siamo chiamati a dipingere.

(anonimo)

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Fermati…

Non hai tempo per sostare? Sii leale, vi sono sempre dei momenti di vuoto nelle tue attività. Non affrettarti a colmarli cercando il chiasso, un giornale, una conversazione, una presenza… Quando puoi concederti un momento di silenzio, non mettere subito un disco.  Fermati… Se ti fermi, è per prendere coscienza di te, riunire tutte le tue forze, riordinarle e dirigerle, al fine di impegnarti tutto intero nella tua vita. Accettare di fermarsi, è accettare di guardare se stesso e, accettare di guardarsi, è già impegnarsi, perché è far penetrare lo spirito nell’interno della propria casa.

(M. Quoist)

La vera disabilità

La vera disabilità
è quella dell’anima
che non comprende,
quella dell’occhio
che non vede i sentimenti,
quella dell’orecchio
che non sente le richieste d’aiuto.
Solitamente, il vero disabile è colui che,
additando gli altri, ignora di esserlo.

(G. Rovini)

Mi presento: sono il Silenzio

Per favore. Lasciatemi, una volta tanto, prendere la parola. 
Lo so che è paradossale che il silenzio parli. E’ contrario al mio carattere schivo e riservato. 
Però sento il dovere di parlare: voi uomini non mi conoscete abbastanza! 
Ecco, quindi, qualcosa di me. 
Intanto le mie origini sono assolutamente nobili. 
Prima che il mondo fosse, tutto era silenzio. Non un silenzio vuoto, no, ma traboccante. 
Così traboccante che una parola sola detta dentro di me ha fatto tutto! 
Poi, però, ho dovuto fare i conti con una lama invisibile che mi taglia dentro: il rumore! 
Ebbene lasciate che ve lo dica subito: non immaginate cosa perdete ferendomi! Il baccano non vi dà mai una mano! 
Io, invece, sì. 
Io sono un’officina nella quale si fabbricano le idee più profonde, dove si costruiscono le parole che fanno succedere qualcosa. 
Io sono come l’uovo del cardellino: la custodia del cantare e del volare. Simpatico, no? 
Io segno i momenti più belli della vita: quello dei nove mesi, quello delle coccole, quello dello sguardo degli innamorati… 
Segno anche i momenti più seri: i momenti del dolore, della sofferenza, della morte. 
No, non mi sto elogiando, ma dicendo la pura verità. 
Io mi inerpico sulle vette ove nidificano le aquile. Io scendo negli abissi degli oceani. Io vado a contare le stelle… 
Io vi regalo momenti di pace, di stupore, di meraviglia. 
Io sono il sentiero che conduce al paese dell’anima. Sono il trampolino di lancio della preghiera. Sono, addirittura, il recinto di Dio!
Ecco qualcosa di me. 
Scusatemi se ho interrotto i vostri rumori e le vostre chiacchiere. 
Prima di lasciarci, però, permettete che riassuma tutto in sole quattro parole: 
Custoditemi e sarete custoditi! 
Proteggetemi e sarete protetti! 

Dal vostro primo alleato 
Il Silenzio

(P. Pellegrino)

Il timore di Dio

Il timore è un modo di essere in rapporto con il mistero di tutta la realtà. 
Il timore che percepiamo o dovremmo percepire quando ci troviamo alla presenza di un essere umano è un momento di intuizione della somiglianza di Dio che si cela nella sua essenza. Non soltanto l’uomo, ma anche gli oggetti inanimati hanno relazione con il Creatore. Segreto di ogni creatura è l’attenzione e la sollecitudine di cui sono investite da parte di Dio. Qualcosa di sacro è in gioco in ogni avvenimento. 
Il timore è l’intuizione della dignità di creature comune a tutte le cose e del grande valore che esse hanno per Dio; è il riconoscere che le cose non sono soltanto quello che sono ma implicano anche, se pure alla lontana, qualcosa di assoluto. Il timore è percezione della trascendenza, percezione del fatto che tutto in ogni luogo si riferisce a colui che è al di là delle cose. Un’intuizione che si manifesta meglio negli atteggiamenti che nelle parole. Tanto più siamo desiderosi di esprimerlo, tanto meno vi riusciamo. 
Il significato del timore è di rendersi conto che la vita si svolge sotto orizzonti vasti, che si estendono oltre il breve lasso di tempo di una vita individuale o perfino della vita di una nazione, di una generazione o di un’epoca. 
Il timore ci permette di percepire nel mondo le allusioni al divino, di sentire nelle piccole cose il principio di un significato infinito, di sentire ciò che è essenziale nel comune e nel semplice; di avvertire nel fluire del transitorio il silenzio dell’eternità.

(A. Hesche)

La grazia di rispettare i fratelli

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.
Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.
Dacci di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio.
Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l’uno con l’altro, come avremmo fatto con te.
Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre.
Così sia.

(I. Larranaga)

Il viaggio non finisce mai

Il viaggio non finisce mai.

Solo i viaggiatori finiscono.

E anche loro possono prolungarsi

in memoria, in ricordo, in narrazione.

Quando il viaggiatore

si è seduto sulla sabbia della spiaggia

e ha detto:

Non c’è altro da vedere”,

sapeva che non era vero.

Bisogna vedere quel che non si è visto,

vedere di nuovo quel che si è già visto,

vedere in primavera quel che si è visto in estate,

vedere di giorno quel che si è visto di notte,

con il sole dove la prima volta pioveva,

vedere le messi verdi, i

l frutto maturo,

la pietra che ha cambiato posto, l

‘ombra che non c’era.

Bisogna ritornare sui passi già dati,

per ripeterli,

e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.

Bisogna ricominciare il viaggio.

Sempre.

Il viaggiatore ritorna subito.

(J. Saramago da Viaggio in Portogallo)

Un nome

Un nome e tanti ricordi che lo circondano. 
Un nome e tanti sogni che si realizzano. 
Un nome che significa amore e vita. 
Un nome che racchiude gioia e speranza. 
Un nome che diffonde armonia e gioia. 
Un nome che consola dalle lacrime. 
Un nome che ristora dalla stanchezza. 
Un nome, il tuo nome, che ho scritto nel mio cuore. 
Un nome, il tuo nome, che Dio in cielo pronuncia con amore.

(anonimo)

Tu sei speciale ed unico

Almeno 5 persone in questo mondo ti amano tanto che darebbero la vita per te. 
Almeno 15 persone in questo mondo ti amano in qualche modo. 
L’unica ragione per cui qualcuno ti potrebbe mai odiare è perché vorrebbe essere proprio come te. 
Un tuo sorriso può dare felicità a qualcuno, anche se non gli piaci. Tutte le notti qualcuno pensa a te prima di addormentarsi. 
Tu significhi il mondo per qualcuno. 
Se non fosse per te, qualcuno potrebbe non essere vivo. 
Tu sei speciale ed unico. 
Qualcuno che tu non sai neanche che esista ti ama. 
Quando fai il più grande errore della tua vita, qualcosa di buono viene anche da questo. 
Quando pensi che il mondo ti abbia girato la schiena, guarda, più facilmente tu hai girato la schiena al mondo. 
Quando pensi che non hai più possibilità di avere quello che vuoi, probabilmente non l’avrai, ma, se credi in te stesso, probabilmente presto o tardi l’avrai. 
Ricorda sempre i complimenti che ricevi, dimentica i rudi commenti negativi. 
Dì sempre a tutti che cosa pensi di loro, ti sentirai molto meglio quando lo sapranno. 
Se hai un grande amico, prendi il tempo per fargli sapere quanto è grande.