Se tu credi

Se tu credi, 
che un sorriso è più forte di una lacrima, 
se tu credi alla potenza di una mano offerta, 
se tu credi che quello che unisce gli uomini 
è più forte di quello che divide, 
se tu credi che l’essere diversi 
costituisce una ricchezza e non un pericolo, 
se tu preferisci la speranza al sospetto, 
se credi che devi fare il primo passo anziché gli altri, 
allora la pace verrà. 

Se lo sguardo di un bambino riesce ancora 
a disarmare il tuo cuore, 
se l’ingiustizia fatta agli altri ti suscita ribellione 
come se l’avessi subita tu stesso, 
se per te l’estraneo è un fratello che ti viene presentato, 
se sai donare gratuitamente un po’ del tuo tempo per amore, 
se sai accettare che un altro ti renda un servizio, 
se dividi il tuo pane e sai aggiungere un po’ del tuo cuore, 
se credi che il perdono va più lontano della vendetta, 
allora la pace verrà. 

Se puoi ascoltare gli infelici che ti fanno perdere tempo 
e conservare il sorriso, 
se sai accettare la critica ed approfittarne 
senza respingerla e difenderti, 
se sai accogliere un consiglio diverso dal tuo e adottarlo, 
se ti rifiuti di versare sul petto altrui la tua colpa, 
se per te la collera è una debolezza e non una prova di forza, 
se tu preferisci essere abbandonato 
anziché fare torto a qualcuno, 
se tu rifiuti che dopo di te venga il diluvio, 
se ti schieri dalla parte del povero e dell’oppresso 
senza pretendere di essere un eroe, 
se tu credi che l’amore è la sola forza della discussione, 
se tu credi che la pace sia possibile, 
allora la pace verrà.

(p. Gilbert)

la fede professata con l’amore

amare con i baci (colored)

Quando Giuda fu uscito , Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
(dal Vangelo di Giovanni 13,31-35)

Qualche giorno fa sono stato invitato a cena da una famiglia della parrocchia. Se non diventavo prete forse avrei intrapreso studi d’arte o achitettura, e quindi ammetto di essere sempre un po’ curioso di vedere come le persone sistemano e arredano la propria abitazione. Entrando in quella casa, come mi succede anche altre volte, mi sono guardato rapidamente attorno. Una casa normalissima, in un appartamento medio simile a tanti altri di recente costruzione. Non ricordo di aver visto grandi crocifissi o immagini religiose alle pareti o sui mobili. La famiglia che mi ha accolto è una di quelle che frequentano la parrocchia assiduamente, ma non c’era alcuna grande immagine che dicesse esplicitamente che era una famiglia cristiana. Forse osservando meglio avrei visto qualche crocifisso o quadro della Madonna appeso, ma sinceramente non me lo ricordo. Ricordo invece benissimo il calore dell’accoglienza. Fin da subito mi sono sentito parte della famiglia. Anzi l’accoglienza è iniziata fin dall’invito che ho accettato volentieri qualche giorno prima. E durante la serata ho notato un armonia tra i componenti che mi ha davvero messo a mio agio.
Sono uscito molto rasserenato e contento di avere una famiglia così a far parte attiva della comunità.
Ovviamente non è l’unica famiglia che conosco della parrocchia, e altre volte ho fatto visita a famiglie che mi hanno dimostrato una grande stima e cura nei miei confronti, ma mi è venuto in mente questo semplice episodio rileggendo le parole che Gesù rivolge ai suoi amici: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.
Quale è il segno distintivo di un cristiano? Una croce al collo? Una immagine religiosa più o meno grande appesa alle pareti di casa? Dalle parole di Gesù la risposta appare semplicemente chiara: dimostro il mio legame con Gesù nella misura in cui amo il prossimo. Una comunità (quella piccola famigliare come quella grande di una parrocchia) mostra la propria fede in Gesù dalla capacità di coltivare amore reciproco al suo interno.
In quella famiglia dove sono stato a cena, forse non ho notato immagini religiose perché quasi subito sono stato “rapito” dalla loro gentilezza e accoglienza che mi ha fatto dimenticare il resto come veramente superfluo.
Gesù pronuncia queste parole, in uno dei momenti più drammatici della sua vita: l’ultima cena. Ha appena lavato i piedi dei suoi discepoli con un gesto concretissimo di servizio (quello dello schiavo che lava i piedi impolverati dei suoi padroni) e ha appena visto uscire nella notte l’amico Giuda di cui conosce il tradimento in atto. Gesù rimane fedele al suo progetto di amore, e non si lascia scoraggiare dalle durezze dei suoi amici, infatti non solo Giuda ma anche gli altri non saranno meno traditori quando lo abbandoneranno da solo sulla croce. Gesù rimane fedele ed è questo l’amore che insegna ai suoi: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

Il “come” che Gesù insegna è proprio questa fiducia nella possibilità di amare in modo vero e pieno. Tante volte siamo tentati di non credere a questo amore. I fallimenti e le delusioni, i tradimenti e ferite ricevute, ci spingono ad una chiusura che è pericolosa. Per questo ci fa bene riascoltare le parole dette da Gesù ai suoi: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”. Il comandamento di Gesù è “nuovo” nel senso che rinnova la vita personale e comunitaria. E’ il comandamento migliore e riassuntivo di tutti gli altri. San Paolo dirà che senza amore anche il più grande sforzo umano e le più grandi gesta non servono a nulla (vedi prima lettera ai Corinti capitolo 13)
Questo è dunque il vero segno distintivo del cristiano e della comunità dei credenti.
Nei secoli le comunità cristiane hanno fatto troppo spesso a gara nel costruire segni sempre più grandi e magnifici della propria identità. Questo ha prodotto opere d’arte di una bellezza smisurata, ma non è certo in queste opere materiali che possiamo confidare per continuare a trasmettere la fede e la testimonianza di Gesù.
Ce lo dice Gesù in modo molto diretto e sorprendentemente attuale: da come vi amate mostrate al mondo chi sono io e il vostro legame con me.
E l’amore davvero supera ogni barriera, anche quella a volte restringente dei simbolismi religiosi. Amando e prendendomi cura del prossimo non solo testimonio la mia fede in Gesù, ma mi fa incontrare Gesù in ogni uomo che come me cerca di amare, di qualsiasi cultura razza e religione appartenga.

Giovanni don

Vorrei salire in alto

Vorrei salire molto in alto, Signore, 
sopra la mia città, sopra il mondo, sopra il tempo. 
Vorrei purificare il mio sguardo e avere i tuoi occhi. 
Vedrei allora l’universo, l’umanità, la storia, 
come li vede il Padre. 
Vorrei la bella, eterna idea d’amore del tuo Padre 
che si realizza progressivamente: 
tutto ricapitolare in te, le cose del cielo e della terra. 
E vedrei che, oggi come ieri, i minimi particolari 
vi partecipano, 
ogni uomo al suo posto, ogni gruppo ed ogni oggetto. 
Vedrei la minima particella di materia e il più piccolo 
palpito di vita; 
l’amore e l’odio, il peccato e la grazia. 
Commosso, comprenderei che dinanzi a me 
si svolge la grande avventura d’amore 
iniziata all’alba del mondo. 
Comprenderei che tutto è unito insieme, 
che tutto non è che un minimo movimento 
di tutta l’umanità e di tutto l’universo verso la Trinità, 
in te e per te, Signore.

(M. Quoist)

Non ho lasciato la speranza

O Grande Re, non ho lasciato 
la speranza della tua grazia: 
ho con me tanta viltà, 
tante vergogne, eppure 
non ho lasciato la speranza. 

Nessuno sa come la tua provvidenza 
segretamente tesse una rete magica 
nascosta agli occhi di tutti. 

Al tempo da Te fissato, 
improvvisamente, chi sa dove, 
arriva l’impossibile, manifestandosi 
nella sua stessa luce, 
sempre aspettato, 
sempre in vesti di possibile! 
Tu sei il Testimone Interiore. 

In questo timido paese; 
all’insaputa di tutti, 
di cuore in cuore, 
di casa in casa, 
la Tua virtù misteriosa 
vigila e lavora 
notte e giorno. 

(R. Tagore)

La speranza basta

Sì, lo so, Signore, 
la mancanza di fiducia è peccato. 
Il peccato è allontanamento da te, 
è separazione, 
è distanza, 
e la distanza è la nostra colpa, 
la mia colpa. 
Tu l’hai scavalcata 
con la tua sofferenza 
per tutti gli uomini. 
Tu hai messo dei punti fermi: 
le tue parole. 
Tu hai acceso delle luci: 
le tue opere. 
Il tuo Vangelo è verità e via: 
cosa potrei desiderare di più? 
La speranza basta.

(M. Altwegg)

Dio entra dalla porta del cuore

Non ti dà nessun vantaggio cercare spiegazioni su Dio. Puoi sentire dei bellissimi discorsi, ma sono sostanzialmente vuoti. Proprio come puoi leggere un’intera enciclopedia sull’amore senza conoscere come amare. Nessuno proverà che Dio esiste. Certe cose nella vita devono semplicemente essere vissute – e mai spiegate. L’amore è una di queste. Dio – che è Amore – è inspiegabile. La fede è un’esperienza infantile, nel magico senso che Gesù ci ha insegnato: “I bambini sono il regno di Dio”. Dio non entrerà mai nella tua testa. La porta che Egli usa è il tuo cuore.

(P. Coelho)