“Convertiti e credi al vangelo”
Queste parole, sulla soglia di questa Quaresima, recano con se un invito, portano una preghiera: parole che ci sembra quasi ci vengano sussurrate dagli stipiti della porta che è questa Prima Domenica di Quaresima:
Cambia strada ti è offerta un’opportunità, questi quaranta giorni sono un’opportunità; cambia strada, io ti indico la via per le sorgenti, ti indico la via verso l’acqua che da’ vita!
Convèrtiti! Hai davanti a te la vita, non perderla.
Credi al vangelo! Credete nel vangelo. Fidatevi di questa buona notizia, e riparti da questa buona notizia, Dio è qui e guarisce la vita, guarisce la tua vita! Dio è con te, con amore. Dio è Amore! Fidati dell’Amore, abbi fiducia nell’Amore Riparti dall’Amore! Convertiti e credi al vangelo!
E allora, come ci ha ricordato Isaia nella prima lettura, “la tua luce sorgerà come l’aurora […] la gloria del Signore ti seguirà […] brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio!”
Con l’augurio di camminare spediti verso la Pasqua di Gesù… buona Quaresima!

SORRIDERE

Sorridere a Dio da cui ci viene ogni dono.
Sorridere ai genitori, fratelli e sorelle, perché dobbiamo essere fiaccola di gioia, anche quando ci impongono doveri che vanno contro la nostra superbia.
Sorridere in associazione bandendo ogni critica e mormorazione.
Sorridere a tutti quelli che il Signore ci manda durante la giornata.
La felicità è avere Gesù nel cuore. È vivere momento per momento, e ringraziare il Signore di tutto ciò che egli, nella sua bontà, ci manda.

Beata Gianna Berretta Molla

UN VERO AMICO

Con un amico
non servono regole e neanche bugie,
non c’e’ bisogno di chiedere scusa
se mai qualche cosa non va,
un vero amico ti resta vicino
nel bene e nel male
e non gli serve parlare per dirti
che pensa di te.
se c’e’ un amico
c’e’ sempre speranza
di un’altra occasione,
un treno perso
e’ soltanto una buona ragione
per prenderne un altro.
se ti succede che soffri in silenzio
ti sta ad ascoltare
e sa restare, aspettando il sereno,
a bagnarsi con te.
le feste passano, gli amici no,
comunque vada, sai che non ti scordero’,

possiamo crederci, amico mio,
proviamo a farcela una volta in piu’.
un vero amico
e’ una vera fortuna se e’ come sei tu,
che non ti preoccupi mai
di sembrarmi diverso
da quello che sei.
tu m’hai insegnato a sbagliare
e sbagliando ho imparato a campare
desiderando ogni giorno piu’ forte
la mia liberta’.
le feste passano, gli amici no,
comunque vada, sai che non ti scordero’

possiamo crederci, amico mio,
proviamo a farcela…
le feste passano, gli amici no.
e se il destino poi, cambiasse idea
restiamo amici noi, comunque sia.

POOH – Dal musical Pinocchio…

Dedicato a tutte le persone per le quali avrei voluto essere questo e nient’altro…..

CENERE IN TESTA E ACQUA SUI PIEDI


Cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti si snoda la strada della quaresima. Una strada lunga apparentemente, poco meno di due metri, ma in verità molto più lunga e faticosa, perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri.

A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno del mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.

Pentimento e servizio sono le due grandi prediche che la chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste invece no: perché espresse con simboli, che parlano un "linguaggio a lunga conservazione".

E’ difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: "Convertiti e credi al Vangelo".

Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami di ulivo benedetti dell’ultima domenica delle palme. Se no le allusioni all’impegno per la pace, all’accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diventerebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione.

Quello "shampoo alla cenere", comunque rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino.

E’ la predica più antica che ognuno di noi ricordi: da bambini l’abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente.

Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.

Una predica strana, perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? "Una Tantum" per la sera dei paradossi o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni!

Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnere l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare…. sui piedi degli altri.

Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa.

Cenere e acqua: ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci, finalmente, dalla testa ai piedi

Don Tonino Bello