Se tu credi

Se tu credi, 
che un sorriso è più forte di una lacrima, 
se tu credi alla potenza di una mano offerta, 
se tu credi che quello che unisce gli uomini 
è più forte di quello che divide, 
se tu credi che l’essere diversi 
costituisce una ricchezza e non un pericolo, 
se tu preferisci la speranza al sospetto, 
se credi che devi fare il primo passo anziché gli altri, 
allora la pace verrà. 

Se lo sguardo di un bambino riesce ancora 
a disarmare il tuo cuore, 
se l’ingiustizia fatta agli altri ti suscita ribellione 
come se l’avessi subita tu stesso, 
se per te l’estraneo è un fratello che ti viene presentato, 
se sai donare gratuitamente un po’ del tuo tempo per amore, 
se sai accettare che un altro ti renda un servizio, 
se dividi il tuo pane e sai aggiungere un po’ del tuo cuore, 
se credi che il perdono va più lontano della vendetta, 
allora la pace verrà. 

Se puoi ascoltare gli infelici che ti fanno perdere tempo 
e conservare il sorriso, 
se sai accettare la critica ed approfittarne 
senza respingerla e difenderti, 
se sai accogliere un consiglio diverso dal tuo e adottarlo, 
se ti rifiuti di versare sul petto altrui la tua colpa, 
se per te la collera è una debolezza e non una prova di forza, 
se tu preferisci essere abbandonato 
anziché fare torto a qualcuno, 
se tu rifiuti che dopo di te venga il diluvio, 
se ti schieri dalla parte del povero e dell’oppresso 
senza pretendere di essere un eroe, 
se tu credi che l’amore è la sola forza della discussione, 
se tu credi che la pace sia possibile, 
allora la pace verrà.

(p. Gilbert)

Vorrei nel mio volto

Vorrei nel mio volto… 
uno sguardo limpido e dolce 
che trasmetta serenità e pace, 
gioia di incontrare i fratelli 
con sentimenti di tenerezza, 
…il volto di Dio; 
un bel sorriso umano 
che esprima gioia di vivere, 
enorme allegria, 
amore verso tutti, 
…il volto di Gesù; 
la mitezza del suo essere 
espressa con gesti generosi, 
cantare e ballare insieme a lui 
perché mi sento amato. 
Il tuo volto, Gesù, 
vorrei fosse il mio.

(Ragazzi della piccola fraternità di S. Zenetto)

La preghiera è relazione

preghiera a richiesta (colored)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
(dal Vangelo di Luca 11,1-13)

Oggi è finito il mese di GREST (Gruppo ESTivo) in parrocchia.
Per tutto luglio, ogni mattina da lunedì a venerdì, gli ambienti parrocchiali si sono riempiti di bambini, ragazzi e giovani, circa 300, per passare insieme il loro tempo tra giochi e laboratori di manualità. Abbiamo fatto anche alcune gite tutti insieme, e ieri sera si è svolta, con la partecipazione di tutte le famiglie, la festa conclusiva.
E’ stato un mese molto intenso non solo per me, ma per tutti i ragazzi e specialmente per gli animatori.
La cosa che ho trovato più difficile e impegnativa per me è stata, lo ammetto, proprio la preghiera con i ragazzi. Ogni mattina, dopo i saluti e balli di benvenuto, c’era sempre un quarto d’ora di preghiera guidata dal sottoscritto.
Non è facile far pregare i ragazzi, perché non è questione di fare dire delle preghiere insieme, ma si tratta di far fare loro un esperienza spirituale comunitaria che tocchi il cuore e la vita.

Nel Vangelo gli apostoli chiedono a Gesù “insegnaci a pregare”. Gli fanno questa domanda dopo che lui è stato in preghiera. Mi immagino che la domanda è nata in loro dopo aver visto con quale intimità e profondità Gesù pregava. Volevano entrare in quello stile di relazione profonda con Dio che aveva Gesù, loro maestro. Non chiedono che siano insegnate loro delle preghiere. Di preghiere, riti e formule ne hanno più a sufficienza nella loro tradizione religiosa ebraica. Il problema non sono le cose da dire ma lo stile e “l’anima” della preghiera.
La risposta di Gesù è la preghiera del “Padre nostro”, nella versione che ci riporta l’evangelista Luca, che ha non poche differenze da quella che conosciamo bene e che si trova nel vangelo di Matteo.
Ma queste differenze lessicali tra i racconti evangelici, sono li a ricordarci che Gesù non ha insegnato una formula, bensì un modo di entrare in relazione con Dio. Ai discepoli che chiedono come pregare, lui risponde usando prima di tutto l’immagine di un Padre e più avanti quella dell’amico che va dall’altro amico. Dio come Padre, Dio come amico. E’ questo il primo insegnamento da cogliere e imparare bene.
E chi siamo noi quando preghiamo? Siamo come figli di un padre del quale conosciamo la bontà, sicuri che non ci darà mai qualcosa di cattivo, anche quando sembra non esaudire subito le nostre richieste. Noi siamo come quell’amico che va sicuro dal proprio amico del cuore che non delude mai le aspettative e sul quale può contare sempre.
Ripensando al GREST e ai momenti di preghiera di queste quattro settimane, non posso dire che sono stati momenti spirituali particolarmente esaltanti e ben riusciti. I ragazzi, specialmente quelli più grandi, fanno fatica a lasciarsi andare e a pregare con i loro coetanei. Ma sono sicuro che proprio l’esperienza di forte amicizia e di servizio reciproco sperimentata in queste settimane, ha lasciato il segno giusto dentro di loro in modo da capire che così è Dio con loro e loro con Dio. La preghiera fatta in un contesto comunitario freddo e senza relazioni umane vere e ricche, è una preghiera che non arriva al cuore e rischia di trasformarsi in rituali e formule, ma senza relazione vera con Dio.
Chiedendo a Gesù di insegnarci a pregare, lui con il Vangelo ci risponde che la preghiera la impariamo proprio amando chi abbiamo vicino e costruendo tra noi relazioni di famiglia e di amicizia forti e appaganti. Solo così quando diciamo “Padre…” nella preghiera, quella parola scalderà davvero il cuore, e quando chiederemo qualcosa a Dio, sentiremo che ci stiamo rivolgendo non ad un padrone anonimo, ma ad un amico che sicuramente ci darà sempre cose buone.

Giovanni don

 

Gli altri

E’ bello incontrare gli altri, 
dopo non sei più lo stesso. 
E’ bello incontrare gli altri: 
si apre l’orizzonte della tua vita. 
E’ bello incontrare gli altri, 
per dire grazie a Dio. 
E’ bello incontrare gli altri: 
la vita non è più un enigma 
ma un canto che non finirà di stupirti!

(G. Argenziano)

Il pacchetto di biscotti

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.

Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: “Ma tu guarda, se solo avessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…”.

Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: “Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!”.

L’uomo prese l’ultimo biscotto e lo divise a metà! “Ah!, questo è troppo”; pensò e cominciò a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.

Quando si sentì un po’ meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri.

Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.

Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell’orgoglio.

Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, guarda attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!

(Anonimo)

A Dio

Sempre ti chiamo 
quando tocco il fondo, 
so il numero a memoria 
e ti disturbo come un maniaco 
abbarbicato al telefono; 
lascio un messaggio se sei fuori. 
So che a volte cancelli 
a qualche fortunato 
il debito che tutti con te abbiamo. 
La bolletta falla pagare a me, 
ma dimmi almeno 
che non farai tagliare la mia linea. 
Ti prego, quando echeggerà 
quell’ultimo e dolorante squillo, 
Dio-per-Dio! 
non staccare: rispondimi!

(V. Gassman)

Benedizione

Il Dio buono e misericordioso ti benedica, 
ti avvolga della sua presenza d’Amore e di guarigione. 
Ti sia vicino quando esci e quando entri, 
ti sia vicino quando lavori. Faccia riuscire il tuo lavoro. 
Ti sia vicino in ogni incontro e ti apra gli occhi 
per il mistero che risplende in te in ogni volto umano. 
Ti custodisca in tutti i tuoi passi. 
Ti sorregga quando sei debole. 
Ti consoli quando ti senti solo. 
Ti rialzi quando sei caduto. 
Ti ricolmi del suo Amore, della sua bontà e dolcezza 
e ti doni libertà interiore. 
Te lo conceda il buon Dio, 
il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. 
Amen.

(A. Grun)

A lezione di relazione con Marta e Maria

Marte e Maria 2013 (colored)

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
(dal Vangelo di Luca 10,38-42)

Maria e Marta conoscono bene Gesù, perché è l’amico di casa di entrambe e del loro fratello Lazzaro. Non è la prima volta che lo incontrano e che lo ascoltano. Forse è per questo che Marta dimostra una certa confidenza nel rivolgersi direttamente e un po’ “bruscamente” a Gesù (“non ti importa nulla che mia sorella mi ha lasciata sola…”).
Altre volte nel Vangelo si parla di questi tre fratelli e della loro relazione di amicizia e frequentazione con Gesù, che sembra esser venuto altre volte nella loro casa.
L’ospitalità per i popoli orientali è tutto, e questo ce lo ricorda anche la prima lettura di questa domenica quando ci racconta della visita dei tre angeli presso la tenda di Abramo e Sara alle Querce ci Mamre. Un ospite va accolto nella maniera più bella e senza risparmio, ed è questo quello che sembra fare da sola Marta, alla quale sotto sotto diamo un po’ di ragione.
Maria cosa fa? Apparentemente nulla. Si siede ai piedi di Gesù e lo ascolta.
Ed è questa la differenza che colpisce Gesù. In quella casa sembra che sia rimasta solo Maria a stupirsi e meravigliarsi ancora della sua parola. Per Maria, l’arrivo di Gesù è come la prima volta, e lei è pronta a lasciare tutto pur di ascoltarlo e di lasciarsi accogliere da lui.
Marta, come sottolinea giustamente Gesù (che sa leggere nel cuore delle persone…) è invece “distolta” dalle tante cose da fare che la portano ad affannarsi e agitarsi al punto di dimenticare chi è l’ospite. Gesù è venuto da amico,ma lei sembra trattarlo come un semplice padrone da servire, come fosse un cliente qualsiasi che entra in una locanda.
La parte migliore che Maria si prende è proprio la confidenza e l’amicizia per la quale tutto si ferma e diventa secondario. Il servizio verrà dopo, le cose concrete da fare rimangono, ma non sono mai prioritarie rispetto all’accoglienza della persona.
Questo racconto non può non interrogarmi sul mio stile di relazione con le persone, sia quelle amiche che conosco da tempo che gli estranei. Sono chiamato a mettermi sempre al servizio come Marta, ma senza dimenticare che prima di tutto viene l’atteggiamento di Maria, che difronte all’altro si mette in ascolto e disponibilità di cuore.
E questo vale anche quando penso al mio rapporto con Dio. Dio vuole prima di tutto la mia amicizia, la mia disponibilità all’ascolto della sua parola e dello suo Spirito che mi parla al cuore. E se tante volte rischiamo di vedere Dio solo come un padrone da servire a da tener lontano dal cuore, facciamo nostro il rimprovero ricevuto da Marta: “ti agiti e ti affanni per molte cose, ma di una cosa c’è bisogno…”. E questa è l’incontro profondo del cuore, il fermarsi e mettersi in ascolto. Questo vale con Dio e anche con chiunque incontriamo.

Giovanni don

Allenaci all’impossibile

Allenaci, o Signore, 
a lanciarci nell’impossibile 
perché dentro l’impossibile 
ci sono la tua grazia e la tua presenza: 
non possiamo cadere nel vuoto. 
Il futuro è un enigma, 
il nostro cammino si inoltra nella nebbia, 
ma vogliamo continuare a donarci, 
perché tu stai aspettando nella notte, 
con mille occhi umani 
traboccanti di lacrime.

(Luis Espinal)

Dolcezza e gentilezza

Quando scopriamo di non essere dolci e gentili nelle nostre relazioni significa che abbiamo smarrito la strada e ci siamo allontanati dalla nostra sorgente.

Lo stato naturale dei nostri cuori è caratterizzato da dolcezza e gentilezza, quindi quando ci rendiamo conto di essere aggressivi, severi, inclementi, insensibili e irritabili con gli altri, stiamo avendo paura e ascoltando la voce dell’io e non quella dell’Amore.

Ricordiamo, in ogni pensiero che nutriamo e in ogni cosa che facciamo, che la dolcezza e la gentilezza vanno di pari passo, in quanto espressioni della purezza dell’Amore divino che abitano sempre in noi.

Ricordiamo che quando dolcezza e gentilezza camminano mano nella mano, stiamo percorrendo una scorciatoia verso Dio.

(G. Jampolsky)