Siamo sale, siamo luce

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
(dal Vangelo di Matteo 5,13-16)

Siete sale della terra! Siete luce del mondo!
Queste espressioni che Gesù pronuncia ai suoi discepoli sulla montagna, hanno una forte carica positiva, e si traducono immediatamente per i discepoli in un impegno ad essere quello che sono (sale e luce), senza nasconderlo o perderlo.
Essere sale della terra, significa, nel linguaggio evangelico, essere segno di fedeltà a Dio, una fedeltà che non si deve perdere…
Essere luce, significa diventare punto di riferimento per tutti coloro che cercano Dio nel buio della loro vita e delle vicende tristi del mondo. Gerusalemme e il Tempio costruito in essa, nella tradizione biblica, avevano questa vocazione, cioè essere punto di attrazione e luce per tutti i popoli. Ora sono i discepoli, e non più una città o un luogo specifico, a diventare con le loro opere d’amore punti luminosi nella storia, in ogni luogo o tempo in cui si trovano, quindi anche oggi.
L’altra sera abbiamo letto e meditato questo brano del Vangelo con i componenti del nostro gruppo missionario parrocchiale, e ci siamo chiesti se questa pagina è ancora vera oggi. Ci siamo chiesti se anche oggi Gesù direbbe ai suoi discepoli del XXI secolo “voi siete sale della terra e luce del mondo”. Tutti hanno raccontato la propria esperienza di incontro con quei missionari, che in varie parti del mondo spendono la loro vita nella testimonianza della fede, e nel racconto, tutti concordavano del dire che i missionari conosciuti mostravano una serenità grande e una incredibile luce negli occhi…
Era presente all’incontro anche un padre comboniano, originario della nostra parrocchia, padre Raffaello Savoia, che da tantissimi anni si occupa della missione in America Latina, e in particolare della condizione degli afro-americani. All’inizio della condivisione è rimasto in silenzio e in ascolto, specialmente quando quelli del gruppo missionario raccontavano la loro idea di missionario, come persona sempre serena e forte e con una “luce particolare” negli occhi, proprio come dice il Vangelo. Quando gli ho chiesto se era d’accordo su tutto quello che era emerso, si è messo a raccontare della situazione della zona dove si trova ultimamente ad operare, cioè quella parte della Colombia che confina con il Venezuela.

Tutta la luce che sembrava brillare sulla missione e i missionari è sembrata improvvisamente spegnersi. Infatti il racconto delle terribili condizioni della popolazione e dei missionari di quel luogo, costretti a convivere e a sopravvivere alla violenza della guerriglia e dei signori del narcotraffico, ha messo in tutti una certa angoscia. La cattiveria umana quando si scatena è davvero una terribile cappa di buio che oscura i cuori, la speranza e il futuro dei singoli e di un intero popolo. Ad un certo punto del racconto di padre Raffaello ho pensato che forse noi uomini oggi nel mondo siamo più oscurità che luce e siamo più veleno che sale. Con quel racconto, il quadretto del missionario sempre felice e pieno di entusiasmo sembrava rompersi definitivamente. Ma è stato proprio padre Raffaello, che conosco da anni come persona carica di entusiasmo, fede e voglia di vivere, a sottolineare che proprio in quelle condizioni così terribili di quella zona di missione, i missionari, invitati più volte a lasciare tutto e mettersi in zone più sicure, sono invece rimasti e fermamente convinti a continuare la loro presenza. Essere sale della terra, cioè segno di fedeltà a Dio, ed essere luce del mondo, cioè punto di riferimento per chi cerca Dio, è a volte assai difficile e richiede un grosso atto di coraggio in Colui che rimane sale e luce per gli uomini, cioè Gesù. Lui è la luce del mondo ed è colui che sulla croce è rimasto fedele al patto d’amore tra Dio e l’uomo, anche quando il buio scendeva su tutta la terra…
Gesù quando dice “voi siete sale, voi siete luce” lo dice consapevole che il mondo è pieno di buio e violenza, ma proprio per questo crede negli uomini che si è scelto come discepoli, anche se loro stessi sono segnati dal limite umano.
Le tante zone oscure del mondo, dentro e fuori dell’uomo, hanno bisogno della nostra luce e del nostro sale, che sono la luce e il sale di Gesù in noi.
Se perdiamo la fiducia in Dio e pensiamo che il suo Vangelo non cambierà nulla, sarà davvero come gettare via il sale insipido e come nascondere una luce potente che invece andrebbe messa in alto.
Ascoltiamo dunque queste parole dette ai discepoli come rivolte a noi, a ciascuno di noi personalmente e come comunità. Sentiamole come un enorme atto di fiducia di Gesù che ancora oggi crede in noi e con noi illumina le tenebre del mondo.

Giovanni don