T’ho trovato

T’ho trovato in tanti luoghi, Signore! 
T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, 
nella penombra del tabernacolo 
di una cattedrale vuota, 
nel respiro unanime d’una folla 
che ti ama e riempie 
le arcate della tua chiesa di canti e d’amore. 
T’ho trovato nella gioia, 
ti ho parlato al di là del firmamento stellato, 
mentre a sera, in silenzio, 
tornando dal lavoro a casa. 
Ti cerco e spesso ti trovo. 
Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. 
Un dolore un qualsiasi dolore 
è come il suono della campanella 
che chiama la sposa di Dio alla preghiera. 
Quando l’ombra della croce appare, 
l’anima si raccoglie 
nel tabernacolo del suo intimo 
e scordando il tintinnio della campana 
ti «vede» e ti parla. 
Sei Tu che mi vieni a visitare. 
Sono io che ti rispondo: 
«Eccomi Signore, Te voglio, Te ho voluto». 
E in quest’incontro l’anima non sente il dolore, 
ma è come inebriata del tuo amore: 
soffusa di Te, impegnata di Tu: io in Te, Tu in me, 
affinché siamo uno. 
E poi riapro gli occhi alla vita, 
alla vita meno vera, 
divinamente agguerrita, 
per condurre la tua guerra.

(C. Lubich)

Il timore di Dio

Il timore è un modo di essere in rapporto con il mistero di tutta la realtà. 
Il timore che percepiamo o dovremmo percepire quando ci troviamo alla presenza di un essere umano è un momento di intuizione della somiglianza di Dio che si cela nella sua essenza. Non soltanto l’uomo, ma anche gli oggetti inanimati hanno relazione con il Creatore. Segreto di ogni creatura è l’attenzione e la sollecitudine di cui sono investite da parte di Dio. Qualcosa di sacro è in gioco in ogni avvenimento. 
Il timore è l’intuizione della dignità di creature comune a tutte le cose e del grande valore che esse hanno per Dio; è il riconoscere che le cose non sono soltanto quello che sono ma implicano anche, se pure alla lontana, qualcosa di assoluto. Il timore è percezione della trascendenza, percezione del fatto che tutto in ogni luogo si riferisce a colui che è al di là delle cose. Un’intuizione che si manifesta meglio negli atteggiamenti che nelle parole. Tanto più siamo desiderosi di esprimerlo, tanto meno vi riusciamo. 
Il significato del timore è di rendersi conto che la vita si svolge sotto orizzonti vasti, che si estendono oltre il breve lasso di tempo di una vita individuale o perfino della vita di una nazione, di una generazione o di un’epoca. 
Il timore ci permette di percepire nel mondo le allusioni al divino, di sentire nelle piccole cose il principio di un significato infinito, di sentire ciò che è essenziale nel comune e nel semplice; di avvertire nel fluire del transitorio il silenzio dell’eternità.

(A. Hesche)

La grazia di rispettare i fratelli

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.
Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.
Dacci di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio.
Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l’uno con l’altro, come avremmo fatto con te.
Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre.
Così sia.

(I. Larranaga)

La luce

Sì, lo so, non è nient’altro che il tuo amore 
questa luce dorata che danza sulle foglie, 
queste pigre nubi che veleggiano nel cielo, 
questa brezza che passa lasciando 
la sua freschezza sulla mia fronte. 

La luce del mattino m’ha inondato gli occhi: 
è questo il tuo messaggio al mio cuore. 
Chini il viso, i tuoi occhi fissano i miei occhi, 
e il mio cuore ha toccato i tuoi piedi. 

(R. Tagore)

Gesù l’eletto senza elezioni

trasfigurazione elettorale (colored)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
(dal Vangelo di Luca 9,28-36)

A volte dentro le coincidenze della vita si nascondono dei messaggi…
E’ davvero una strana coincidenza che il giorno scelto per le elezioni in Italia cada in questa seconda domenica di Quaresima. Non credo infatti che chi ha scelto di mandarci tutti a scegliere i nuovi eletti al Parlamento avesse pensato che proprio oggi nel vangelo di Luca risuona forte al voce di Dio “Questi è il Figlio mio, l’ELETTO; ascoltatelo!”. Nei giorni in cui molti gareggiano per essere eletti, noi cristiani siamo invitati a guardare e ad ascoltare all’unico eletto, che è Gesù. La prima differenza, non piccola, tra i politici e Gesù, è che quest’ultimo è scelto da Dio, mentre loro sono scelti da noi…
E’ una coincidenza, certo, ma mi fa pensare. Penso al mio atteggiamento di cristiano e cittadino, chiamato ad essere l’uno e l’altro insieme, senza separazioni. Penso che la mia fede, che coltivo nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nella partecipazione alla preghiera comunitaria, non posso separarla dalla mia vita sociale, dalle mie scelte quotidiane al di fuori dagli ambienti strettamente ed esplicitamente religiosi.
Pietro, Giacomo e Giovanni, sono portati da Gesù sul monte. Da come l’evangelista descrive la scena, questo monte non va ricercato in un luogo geograficamente definito (ancora oggi tra gli studiosi e teologi in Palestina si dibatte molto sulla reale collocazione di questo monte…). Questo alto monte sul quale per un po’ i tre discepoli si ritrovano con il maestro, è un luogo simbolico che richiama la presenza di Dio. E’ il luogo dello Spirito dove per un attimo tutto appare chiaro e luminoso.
Gesù in questo luogo separato dal mondo manifesta la sua reale dimensione di Figlio inviato da Dio Padre, realizzazione di tutte le promesse e profezie prima di lui. Mosè ed Elia infatti sono li come testimoni di questa realtà profonda di Gesù.
Gesù ha portato i discepoli in questa dimensione divina perché fanno fatica a comprendere e seguire fino in fondo il loro maestro. Infatti l’evangelista colloca questo episodio otto giorni dopo il momento nel quale Gesù ha parlato apertamente della sua passione, del fatto che verrà rifiutato e ucciso. Ha parlato anche di resurrezione , ma questa è solo un accenno, e ai discepoli è davvero impossibile sopportare questo annuncio di Gesù del suo fallimento umano.
I discepoli però anche qui dormono, oppressi dal sonno. Sembra proprio che nei momenti decisivi della vita di Gesù non siano capaci di stare svegli e di rispondere prontamente alla guida del loro Maestro. Anche quando Gesù porterà i suoi amici nel Getsemani a pregare, a poche ore dal suo arresto, non riusciranno a stare svegli.
L’evangelista davvero calca la mano contro i tre discepoli. Li descrive incapaci di stare svegli, e poi anche incapaci di capire e di dire le cose giuste. Pietro infatti vorrebbe costruire 3 capanne per Mosè, Elia e Gesù, proprio mentre i due personaggi dell’Antico Testamento se ne vanno. Se il messaggio dell’apparizione è che solo Gesù deve rimanere, Pietro invece vorrebbe fissare e fermare la situazione. Non comprende che solo Gesù deve rimanere al centro della loro fede. L’evangelista infatti commenta “Egli non sapeva quello che diceva”…

E alla fine scendendo dal monte rimangono zitti e non sono capaci di annunciare la loro esperienza di rivelazione. Non è un mutismo segno di rispetto, ma è proprio incapacità di portare l’annuncio nella vita reale quotidiana.
Addormentati, incapaci di capire e muti… Sono davvero descritti impietosamente questi discepoli, mentre Gesù appare invece luminoso e pronto a dare la vita per loro e per cambiare il mondo.
Questo turno di elezioni in Italia sfornerà i nuovi eletti alla guida del nostro paese. Noi cristiani, che abbiamo davanti il vero e unico eletto che è Gesù, non possiamo rimanere addormentati e silenziosi né durante né dopo le elezioni. La fede che siamo chiamati a svegliare non può rimanere solo una esperienza elevata da vivere in alcuni momenti “sul monte”, ma va tenuta sveglia e operante sempre. Mi piace pensare che la luce divina prima e la voce dal cielo poi, che ha svegliato e scosso i tre poveri e limitati discepoli, hanno continuato poi a scuoterli e a tenerli progressivamente sempre più svegli e attivi.
La stessa luce della trasfigurazione, che mi presenta la vera natura di Gesù e la sua centralità, e la voce di Dio, che mi invita ad ascoltarlo, sono anche per me una occasione per stare sveglio, pronto e capace di dire in ogni momento chi sono come cristiano. E se spesso sono tentato di pensare che il futuro della società è solamente in mano di quelli che sono eletti nelle elezioni (e che si presentano talvolta davvero come se fossero eletti da Dio), la Parola di Dio mi sveglia e mi dice che il futuro del mondo è anche in mano mia, sempre. Nelle mie scelte illuminate da Cristo, posso cambiare il mondo senza delegare tutto a chi sta comodamente seduto in Parlamento.

Giovanni don

Al termine della strada

Al termine della strada, 
non c’è la strada 
ma il traguardo. 

Al termine della scalata, 
non c’è la scalata 
ma la sommità. 

Al termine della notte, 
non c’è la notte 
ma l’aurora. 

Al termine dell’inverno, 
non c’è l’inverno 
ma la primavera. 

Al termine della disperazione, 
non c’è la disperazione 
ma la speranza. 

Al termine della morte, 
non c’è la morte 
ma la vita. 

Al termine dell’umanità, 
non c’è l’uomo 
ma l’Uomo-Dio.

(J. Folliet)

Lunga è la notte

Signore, lunga è la notte del combattimento 
Signore, dona agli amati la Tua grande benedizione di pace 
Il tuo bacio di profonda allegrezza 
Kyrie, Tu conosci ogni cosa 
Tu conosci la sincerità della mia preghiera 
Tu conosci la nudità della mia terra 
E Tu conosci Signore il segno del mio numero 
Ma fa’ di me una buona guida per gli amati, Signore 
Fa’ che io sia dolcezza e luce sulla loro strada 
Lunga è la notte del combattimento 
E il mio verbo vacilla di inquità 
Ma tu conosci ogni cosa 
E Tu puoi ogni cosa 
Fa’ di me una buona guida 
Insegna agli amati il Tuo amore attraverso le mie pene 
Kyrie, Kyrie, Kyrie.

(Theodossios Maria della Croce)

Aspettando l’amore

Nubi su nubi si addensano 
e si fa buio. 
Amore mio, perché mi lasci tutto solo 
sulla porta ad aspettarti? 

Nei momenti più intensi del lavoro 
durante il giorno 
sto tra la gente 
ma in questo momento 
così buio e desolato 
solo in te posso sperare. 
Se non mi mostri il tuo volto 
se mi lasci qui in disparte 
non so come riuscirò a sopportare 
queste lunghe ore di pioggia. 

Osservo in lontananza 
l’oscurità del cielo 
e il mio cuore gemendo 
vaga col vento inquieto.

(R. Tagore)

Ti auguro del tempo

Io ti auguro non tutti i possibili regali. 
Io ti auguro solo quello che la maggior parte della gente non ha: 
Io ti auguro del tempo per gioire e per ridere, 
e quando lo usi puoi cambiare qualcosa là fuori. 

Io ti auguro del tempo per il tuo fare, per il tuo pensare, 
non solo per te stesso, ma anche per regalarlo. 
Io ti auguro del tempo per non avere fretta e per correre, 
ma il tempo per poter essere soddisfatto. 

Io ti auguro del tempo non solo così per poterlo sprecare. 
Io ti auguro che ti possa restare del tempo per stupirti, 
e del tempo per avere fiducia, 
invece che guardare come passa il tempo nell’orologio. 

Io ti auguro del tempo per poter afferrare le stelle 
e tempo per crescere, cioè per maturare. 
Io ti auguro del tempo per sperare di nuovo e per amare, 
non ha senso rinviare questo tempo. 

Io ti auguro del tempo per trovare te stesso, 
ogni giorno, ogni ora per trovare la felicità. 
Io ti auguro del tempo anche per perdonare gli altri. 
Io ti auguro di avere tempo per vivere.. 

(Elli Michler)

Perchè o Signore?

Perché, o Signore, 
mi risulta tanto difficile 
tenere il mio cuore rivolto a te? 
Perché la mia mente 
se ne va raminga in mille direzioni, 
e perché il mio cuore 
desidera cose che mi portano fuori strada? 
Fammi sentire la tua presenza 
in mezzo alle mie mille agitazioni. 
Il mio corpo stanco, 
la mia mente confusa 
e la mia anima inquieta, 
prendili tra le tue braccia 
e dammi un po’ di riposo, 
un semplice quieto riposo.

(H. Nouwen)