La pace

Basta che tu ami la pace,
ed essa immediatamente è con te.
La pace è un bene del cuore.
Se volete attirare gli altri alla pace,
abbiatela voi per primi;
siate voi anzitutto saldi nella pace.

(S. Agostino)

La bontà

Non permettere mai 
che qualcuno venga a te e vada via 
senza essere migliore e più contento. 
Sii l’espressione della bontà di Dio. 
Bontà sul tuo volto 
e nei tuoi occhi, 
bontà nel tuo sorriso 
e nel tuo saluto. 
Ai bambini, ai poveri 
e a tutti coloro che soffrono 
nella carne e nello spirito 
offri sempre un sorriso gioioso. 
Da’ loro non solo le tue cure 
ma anche il tuo cuore.

(Madre Teresa di Calcutta)

Decalogo della quotidianità

1. Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta

2. Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto, vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non pretenderò di migliorare o disciplinare alcuno, tranne me stesso.

3. Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.

4. Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.

5. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che, come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima.

6. Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno

7. Solo per oggi mi farò un programma che forse non riuscirà a puntino, ma lo farò e mi guarderò dai due malanni: la fretta e l’indecisione.

8. Solo per oggi crederò fermamente nonostante le apparenze che la Provvidenza di Dio si occupa di me come se nessun altro esistesse al mondo.

9. Solo per oggi farò almeno una cosa che non desidero fare, e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti farò in modo che nessuno se ne accorga.

10. Solo per oggi non avrò timori, in modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.

Posso ben fare per dodici ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.

Basta a ciascun giorno il suo affanno.

(Papa Giovanni XXIII)

il fuoco

Sei persone, colte dal caso nel buio di una gelida nottata, su un’isola deserta, si ritrovarono ciascuna con un pezzo di legno in mano. Non c’era altra legna nell’isola persa nelle brume del mare del Nord.
Al centro un piccolo fuoco moriva lentamente per mancanza di combustibile. Il freddo si faceva sempre più insopportabile.
La prima persona era una donna, ma un guizzo della fiamma illuminò il volto di un immigrato dalla pelle scura. La donna se ne accorse. Strinse il pugno intorno al suo pezzo di legno. Perché consumare il suo legno per scaldare uno scansafatiche venuto a rubare pane e lavoro?
L’uomo che stava al suo fianco vide uno che non era del suo partito. Mai e poi mai avrebbe sprecato il suo bel pezzo di legno per un avversario politico.
La terza persona era vestita malamente e si avvolse ancora di più nel giaccone bisunto, nascondendo il suo pezzo di legno. Il suo vicino era certamente ricco. Perché doveva usare il suo ramo per un ozioso riccone?
Il ricco sedeva pensando ai suoi beni, alle due ville, alle quattro automobili e al sostanzioso conto in banca. Le batterie del suo telefonino erano scariche, doveva conservare il suo pezzo di legno a tutti i costi e non consumarlo per quei pigri e inetti.
Il volto scuro dell’immigrato era una smorfia di vendetta nella fievole luce del fuoco ormai spento. Stringeva forte il pugno intorno al suo pezzo di legno. Sapeva bene che tutti quei bianchi lo disprezzavano. Non avrebbe mai messo il suo pezzo di legno nelle braci del fuoco. Era arrivato il momento della vendetta.
L’ultimo membro di quel mesto gruppetto era un tipo gretto e diffidente. Non faceva nulla se non per profitto. Dare soltanto a chi dà, era il suo motto preferito. Me lo devono pagare caro questo pezzo di legno, pensava.
Li trovarono così, con i pezzi di legno stretti nei pugni, immobili nella morte per assideramento.
Non erano morti per il freddo di fuori, erano morti per il freddo di dentro.

Forse anche nella tua famiglia, nella tua comunità, davanti a te c’è un fuoco che sta morendo. Di certo stringi un pezzo di legno nelle tue mani. Che ne farai?

(Bruno Ferrero)

Dio, la luna


Dio, la luna! 

Dio, che luna: 
fra cipresso e cipresso 
dalla punta di Montalbano. 
E io a vederla dalla finestra 
del mio monastero 
di mille anni! 

Una luna mia vista! 
Monaci si affacciano al poggiolo: 
monaci di mille anni, guardate! 

Dio mai si ripete 
le cose sono sempre nuove: 
nuova è la luce, nuova 
la notte, il giorno 
questo giorno 
mai vissuto sulla terra! 

Questa non è una luna, 
è un globo di luce 
portato da invisibili 
mani di angeli 
in un cielo 
da riempire di grida e di canti. 

Che l’uomo non sbarchi 
mai più sulla luna! 

Almeno fin quando 
sulla luna possono 
sbarcare vampiri.

(David M. Turoldo)

La stellina nascosta

Le stelle erano riunite in assemblea e ciascuna di esse meditava in luce, come solo le stelle sanno mettere in luce, i propri meriti nella vita dell’uomo, re del creato. La stella polare spiegava come aiutava uomini e donne sulla terra a fissare il Nord sulle loro carte e nei loro itinerari; il sole descriveva il calore, la luce, la vita che generava per tutti gli uomini e le donne sulla terra; una stella poco conosciuta rivelò di essere stata lei a confermare la teoria di Einstein quand’era passata al momento giusto dietro il sole durante un eclissi, e con ciò aveva reso un notevole servizio alla scienza; altre ancora menzionarono quelli che avevano resi famosi e le scoperte che avevano consentito. Ciascuna aveva qualcosa da dire, e tutte rivaleggiavano per fama e splendore.

Solo una piccola stella, nascosta e lontana, rimaneva in silenzio nell’assemblea celeste. Non aveva nulla da dire. Quando venne il suo turno e dovette dire qualcosa confessò di non avere fatto niente, né per il cosmo né per la razza umana, e che uomini e donne sulla Terra non la conoscevano neppure, perché non l’avevano ancora scoperta. Le altre stelle risero di questo e la schernirono come inutile, pigra e indegna di occupare un posto nel cielo. Le stelle sono là per illuminare il firmamento, e allora a che serve una stella, della quale non si conosce neppure l’esistenza?

La stellina ascoltava in silenzio tutti i rimproveri che le compagne le muovevano; poi, mentre le altre parlavano, le venne in mente una cosa… e alla fine la disse. “Chissà”, disse luccicando dolcemente, “magari anch’io sto contribuendo a modo mio al progresso e al benessere di uomini e donne su quella Terra così distante. E’ vero che non mi conoscono, ma non sono sciocchi e i loro calcoli dicono che, per spiegare la traiettoria di altre stelle e corpi celesti che conoscono, dev’esserci ancora qualche altra stella che con la sua attrazione gravitazionale determina le deviazioni osservate nella loro orbita. Ciò fa sì che continuino a studiare, osservare e cercare ed è così che la loro scienza progredisce e il loro interesse si mantiene vivo”.

A poco a poco le altre stelle ammutolirono mentre la stellina parlava, così si fece coraggio e alla fine disse qualcosa che diede da pensare a tutte le altre stelle: “Non voglio mettermi avanti in alcun modo né sottovalutare il lavoro di chiunque altro; anzi sono la prima a riconoscere e proclamare tutte le cose buone che avete fatto per gli uomini e le donne sulla Terra; ma penso anche di stare rendendo loro un servizio importante: faccio capire loro che c’è ancora qualcosa da scoprire”.

(Carlos G. Valles)

Il Dovere Di Ascoltare Le Domande

articolo 18 (colored)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
(dal Vangelo di Giovanni 12,20-33)

“… vogliamo vedere Gesù”
La domanda è fondamentale.
Senza domanda non può esserci risposta vera, e soprattutto non c’è recezione della risposta.
A volte ho la sensazione che come Chiesa ci preoccupiamo più di dare risposte che di ascoltare le domande, quelle vere.
Un giovane mi ha raccontato che nella sua Diocesi il vescovo ha deciso una sera di andare in un pub frequentato da giovani della città per parlare con loro. Questo vescovo voleva dare un segno concreto di vicinanza ai giovani, cercando così di abbattere la barriera di separazione tra realtà giovanile e rappresentanti della Chiesa…
Bellissima iniziativa! Il problema è che il pub si è riempito di molti preti e adulti, accorsi dalle varie parrocchie (nelle quali era stato pubblicizzato l’evento), mentre tanti giovani sono rimasti fuori, tutto sommato indifferenti o contrari a questa strana visita. Il giovane che mi ha raccontato questa vicenda, mi ha manifestato la sua delusione per l’occasione sprecata da parte di molti giovani della città, di incontrare finalmente sul loro terreno un così alto rappresentante della Chiesa, quella Chiesa che spesso criticano e rifiutano subito…
A parte questo, mi ha raccontato che durante la serata, sono emerse molte domande da parte dei pochi giovani presenti e degli adulti, spesso su temi scottanti e difficili. Il vescovo ha cercato di rispondere a tutti. L’impressione di questo mio giovane amico è che le risposte fossero molto condizionate dal ruolo di colui che rispondeva; sembravano infatti dire in fondo le stesse cose che si possono trovare in qualsiasi catechismo e documento ufficiale.
E’ importante però la questione delle domande. Si è voluta creare una occasione per poter far emergere le domande su Dio, sulla fede, sulla Chiesa, sul senso della vita e gli insegnamenti religiosi…
Penso ora a questi greci venuti dai discepoli di Gesù con una domanda semplice ma che contiene molte altre domande: “vogliamo vedere Gesù”. Non è una semplice curiosità visiva, ma dentro ci sta il desiderio di incontrare e capire questo personaggio nuovo che si sta affermando con i suoi genti e parole, Gesù.
E’ da notare come la loro domanda i greci la fanno ad un discepolo, Filippo, che a sua volta la gira ad un altro, Andrea. E insieme vanno da Gesù. E il Maestro darà loro la risposta che, presumibilmente, verrà portata a chi ha fatto la domanda, questi greci saliti a Gerusalemme per il culto.
In questa dinamica di passaggio di domande e risposte, c’è una stupenda immagine di Chiesa. La comunità dei credenti ha come primo compito quello di ascoltare le domande e cercare di interpretarle. La Chiesa ha certamente il compito di ascoltare Dio ma allo stesso tempo anche di ascoltare l’uomo. Senza ascolto dell’uomo è difficile anche ascoltare veramente quel che Gesù ha da dire all’umanità.
E la risposta di Gesù riafferma il senso della sua storia: per “vedere Gesù” bisogna guardare la dove c’è la dinamica di morte e vita, di dono della vita, di capacità di perdere qualcosa per ritrovare quello che è più importante.
Gesù lo di vede dove è innalzato l’amore totale, e non sui piedistalli della gloria umana e del potere. Gesù infatti ci attira a se dall’alto di una croce e non dall’alto di un trono.
Questa è la risposta che i cristiani possono dare a chi cerca Gesù. Ed è una risposta da dare con il linguaggio della vita e con la testimonianza.

A chi mi chiede “dove è Gesù”, posso rispondere con la testimonianza dei miei gesti e con lo stile di vita. Se riesco a vivere con la logica del seme, che è pronto a morire per dare vita alla pianta, allora chi cerca in questo mondo Gesù riesce a vederlo così come è raccontato nel Vangelo.
Forse la risposta più bella di questo vescovo ai tanti giovani che cercano Gesù e non riescono più a vederlo nella Chiesa che rifiutano, l’ha data ancor prima di aprire bocca con gli insegnamenti del catechismo, ma proprio scendendo e sedendosi ai tavoli dove i giovani di solito stanno la sera e la notte.
La risposta più bella è stata rendendosi disponibile ad ascoltare le domande… in piena umiltà e amicizia.

Giovanni don

Ci impegniamo

Ci impegniamo noi e non gli altri, 
unicamente noi e non gli altri, 
né chi sta in alto, né chi sta in basso, 
né chi crede, né chi non crede. 

Ci impegniamo 
senza pretendere che altri s’impegnino, 
con noi o per suo conto, 
come noi o in altro modo. 

Ci impegniamo 
senza giudicare chi non s’impegna, 
senza accusare chi non s’impegna, 
senza condannare chi non s’impegna, 
senza disimpegnarci perché altri non s’impegna. 

Ci impegniamo 
perché non potremmo non impegnarci. 
C’è qualcuno o qualche cosa in noi, 
un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia, 
più forte di noi stessi. 

Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, 
a questa vita, alla nostra vita, 
una ragione che non sia una delle tante ragioni 
che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore. 
Si vive una volta sola 
e non vogliamo essere “giocati” 
in nome di nessun piccolo interesse. 

Non ci interessa la carriera, 
non ci interessa il denaro, 
non ci interessa la donna o l’uomo 
se presentati come sesso soltanto, 
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee, 
non ci interessa passare alla storia. 

Ci interessa perderci 
per qualche cosa o per qualcuno 
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati 
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. 

Ci impegniamo 
a portare un destino eterno nel tempo, 
a sentirci responsabili di tutto e di tutti, 
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare, 
verso l’amore. 

Ci impegniamo 
non per riordinare il mondo, 
non per rifarlo su misura, ma per amarlo; 
per amare 
anche quello che non possiamo accettare, 
anche quello che non è amabile, 
anche quello che pare rifiutarsi all’amore, 
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore 
c’è insieme a una grande sete d’amore, 
il volto e il cuore dell’amore. 

Ci impegniamo 
perché noi crediamo all’amore, 
la sola certezza che non teme confronti, 
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

(Don Primo Mazzolari)

Ti voglio per amico

Ti voglio per amico
ed è importante per me che tu lo sappia.
Però, anche se tu non lo sapessi e non ti interessasse saperlo,
ti vorrei bene lo stesso!
Non ti voglio bene per me, ti voglio bene per te!
Non sei una persona che voglio possedere,
sei una persona che voglio vedere sbocciare ogni giorno di più.
Se avrai tempo per me, sarò felice di stare insieme a te.
Se sarai occupato e non mi vorrai accanto, cercherò di capire.
Se cercherai il mio tempo, farò in modo di sbrigarmi,
perché immagino che non mi cercheresti senza una ragione:
per me la tua ragione sarà sempre importante.
Se vuoi piangere, ti offro le mie spalle.
Se vuoi urlare contro il mondo ti offro la mia voce,
se vuoi sorridere, ci sarò anch’io a sorridere con te.
Se vuoi pace e silenzio, cercherò di parlare, ma non troppo.
Se per caso cercherai di vedere in me l’unico amico che hai,
cercherò di farti trovare altri amici,
perché non potrei mai darti tutto ciò di cui hai bisogno.
Non voglio essere il tuo unico amico,
sembra bello, però non ti fa bene.
Hai bisogno di altri, come io ne ho bisogno.
Se si spegnerà la tua luce, prendi la mia.
Se la tua pace se ne va, ci sarà ancora la mia, prendila pure.
Se la tua fede si farà confusa, credi con me: in due si crede meglio.
Se avrai paura, uniamo le nostre paure,
forse troveremo il coraggio di vivere.
Allora non ti prometto di non deluderti mai!
Sai che sono umano e perciò posso sbagliare.
Non ti prometto di amarti come vuoi essere amato!
Non ti prometto niente di più che cercare di essere vicino a te e camminare insieme.
Voglio essere il tuo compagno, il tuo amico, il tuo fratello,
senza la presunzione di essere la tua unica forza.
Guardami negli occhi e cerca di immaginarmi come un ponte:
non devi restare in me, devi passare attraverso di me,
perché io sono tuo amico, perché sono tua strada verso l’Infinito,
perché sono il ponte che ti porta all’al di là,
e se non riuscissi a portarti più vicino a Dio,
non sarei stato un vero amico.
Ti voglio per amico.
Pensa a me come a un ponte nel tempo,
dopo di me troverai il vero amico: Dio.
Mi vuoi?

(Padre Zezhino)

Diversi

No, non è vero che la diversità
viene accettata spontaneamente.

Ci sono momenti in cui essa
mette a dura prova i nostri nervi,
ci sono frangenti in cui vorremmo
annullarla, come d’incanto,
per trovare tutti d’accordo con noi,
con gli stessi gusti e gli stessi desideri.

Tu ci hai fatti diversi:
lo vogliamo o no, questa è la realtà.

Una realtà scomoda,
per chi ama troppo l’ordine,
e la compattezza.

Una realtà colma di ricchezza,
per chi sa apprezzare le risorse
in qualunque persona.

Una realtà imbarazzante
per chi la avverte come un attentato
alle sue opinioni,
alla sua personalità.

Una realtà benefica,
per chi ama la propria e l’altrui libertà.

Grazie, Signore, per tutte le differenze
di pelle, di cultura, di tradizioni.

Grazie per averci salvati
dall’omologazione e dall’appiattimento,
dalla clonazione e dalla massificazione.

Grazie per tutti quelli che ci obbligano
a prendere atto del loro pensiero,
del loro temperamento, delle loro abitudini
così diversi dai nostri.

Roberto Laurita