Ritrovare la mia anima

Signore,
So bene che Tu sei in me,
Ma io non mi sento più abitato da Te.

Sono diventato così sterile,
Non irradio più la Tua luce,
Non produco più niente,
Sono come uno scoglio isolato
che nessuna onda sfiora ancora.

Quando allora
mi lascerò di nuovo
commuovere da Te,
impressionare da Te,
invadere da Te?

Quando ritornerò al Tuo porto?
Quando ritroverò la pace
della Tua presenza?
Quando tornerò ad essere
un vivente
animato dal meglio di Te?

Oh, Signore
Vieni,
che io ritrovi la mia anima.

Louis Evely

Parole Vietate

santo padre (colored)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.

Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

(dal vangelo di Matteo 23,1-12)

Talvolta mi capita che qualcuno che non mi conosce personalmente e non è della parrocchia, intuendo che sono prete (non porto talare o colletto), mi chiede: “lei è un padre?”

La mia indole ironica mi porterebbe spesso a rispondere “che io sappia… non credo. Ha visto qualche bambino che mi assomiglia?”

Ho iniziato con questa battuta perché questo passo del Vangelo in realtà non mi fa affatto sorridere… ma mi mette con le spalle al muro!

Sono diverse domeniche che Gesù si scontra con i rappresentanti religiosi del suo tempo, e in questa contrapposizione che pian piano svela l’ipocrisia degli interlocutori del Maestro, mi sento tirato in causa e continuamente punzecchiato, come cristiano e come prete.

Gesù in modo aperto e senza peli sulla lingua, dice come ci si deve rapportare a queste guide religiose: “osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere”.

In altre parole, Gesù le considera niente più che dei fredde portavoce di regole, ma assolutamente fuorvianti con la loro vita. Questi scribi e farisei, che hanno la pretesa di essere dalla parte di Dio, in realtà hanno se stesse come unico punto di riferimento. Dio è ridotto a piedistallo del loro ego e il prossimo è solo pubblico per la loro vanità. Non c’è relazione vera tra loro e Dio e nemmeno tra loro e gli altri.

Siamo all’estremo opposto delle parole del Vangelo ascoltato domenica scorsa, quando Gesù diceva di amare Dio con tutto se stessi e il prossimo come se stessi…

Ed entrano qui in gioco le “parole vietate”: “padre”, “maestro” e “guida”. Gesù in questa parte sembra essere assai chiaro e preciso, e la memoria che l’evangelista fa di questo discorso è altrettanto chiara e netta.

Chiamare uno con un nome, non è mai solo un accessorio, ma è attribuirgli un significato profondo che è più ampio delle semplici lettere che compongono la parola. Se chiamo uno amico, questa parola a me richiama una relazione profonda e di reciproca confidenza, che altre parole non esprimono. Se uno è amico non lo chiamerò, “collega” o “conoscente”. E mi sentirei offeso se un amico mi presentasse ad un altro come “ …è un mio conoscente”…

Una sera, un adolescente mi stava facendo vedere il suo cellulare, ad un certo punto è apparso un sms da parte di “amoremio”. Non servivano tante spiegazioni per capire da chi venisse…

Gesù dice di non chiamare nessuno “maestro”, “padre” e “guida”. E la motivazione è duplice, una in direzione di Dio e una in direzione del prossimo. Solo Dio è Padre, solo Gesù è Guida e solo lo Spirito Santo è Maestro (mi piace vedere una sorta di espressione trinitaria in questa affermazione di Gesù)… Noi siamo tutti fratelli tra di noi. Siamo discepoli tutti allo stesso modo, perché tutti abbiamo sempre da imparare. Tutti abbiamo bisogno di essere guidati e nessuno può dirsi arrivato…

Gesù, vietando alcune parole, non lo fa per metterci in difficoltà tra di noi, ma per aiutarci a rimanere sulla giusta strada nei confronti di Dio e tra di noi. Infatti non siamo di una pasta tanto diversa di quella dei farisei e scribi, e non siamo esenti dalla tentazione di metterci sul piedistallo della religione ed esaltarci a discapito del prossimo. La tentazione è sempre all’angolo.



    C’è una bella immagine di questi giorni che mi aiuta a concretizzare questa pagina del Vangelo. E’ quella del papa (…e non uso l’espressione “santo padre” che non mi piace) che prega con i rappresentanti di tutte le religioni del mondo ad Assisi.

    Assisi è il luogo dove Francesco, novecento anni fa, ha iniziato il cammino di vita radicalmente piantata sul vangelo con compagni che lui chiamava semplicemente “frati-fratelli”.

    Ad Assisi 25 anni fa, un altro grande papa, Giovanni Paolo II, ha iniziato questo cammino di preghiera interreligiosa per la pace. Questo evento che ha messo uno accanto all’altro esseri umani, ha fatto sperimentare loro e a tutti, il senso della fratellanza universale, vera via alla pace. E’ questo secondo me un segnale stupendo del Regno di Dio che Gesù, Maestro e Signore, ha iniziato…

Giovanni don

LA PREGHIERA

Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della preghiera. 
Ed egli rispose, dicendo: 
Voi pregate nelle angustie e nel bisogno;
ma io vorrei che voi pregaste anche nella gioia piena
e nei giorni dell'abbondanza. 
Poiché che altro è la preghiera se non
l'espansione di voi stessi nell'etere vivente? 
Ed è a voi di conforto versare nello spazio la vostra oscurità,
ed è anche per voi di diletto versare nell'esterno
la gioia mattinale del vostro cuore. 
E se non potete fare a meno di piangere quando l'anima
vi spinge alla preghiera, essa dovrebbe spingervi, comunque,
fino al punto che attraverso le lacrime spunti il sorriso. 
Quando pregate voi vi innalzate a incontrare nell'aria
tutti coloro che in quel medesimo istante sono in preghiera,
che mai, se non nella preghiera, potreste incontrare. 
Perciò non sia questa vostra visita a
quell'invisibile tempio che estasi e dolce comunione. 
Poiché se intendeste entrare nel tempio non
per altro che per chiedere, non ricevereste nulla: 
E se entrate per umiliarvi, non sareste innalzati: 
E se anche voleste entrare per intercedere
per il bene di qualcun'altra non sarete esauditi. 
Basta già che voi entriate nell'invisibile tempio. 
Io non posso insegnarvi parole di preghiere. 
Dio non ascolta le vostre parole, a meno che
non le pronunci attraverso le vostre labbra. 
Ed io non posso insegnarvi la preghiera
dei mari, delle foreste, delle montagne. 
Ma voi, nati dai monti, dalle foreste e dal mare
potete ritrovare nei vostri cuori la loro preghiera. 
E se solo state in ascolto nella quiete delle notti udrete mormorare: 
"Dio nostro, che sei la nostra ala, è la tua volontà che vuole in noi, 
è il tuo desiderio che desidera in noi, 
è il tuo impulso in noi che può trasformare le nostre notti,
che sono anche le tue notti, in giorni che siano anche i tuoi giorni. 
Nulla possiamo noi chiederti, poiché tu conosci le nostre
necessità prima ancora che nascano in noi: 
Sei tu la nostra necessità; e nel darci
più di te stesso, tu ci dai tutto".

(K. Gibran)

dono

LA PACE DIPENDE ANCHE DA ME

Non costruisco la pace quando non apprezzo lo sforzo,
la virtù degli altri; quando pretendo l'impossibile,
quando sono indifferente al bene e al male degli altri; 
non costruisco la pace quando lavoro per due
per poter comprare e mantenere il superfluo,
mentre c'è chi non trova lavoro e non ha il necessario,
l'indispensabile per vivere; 
non costruisco la pace quando non perdono,
quando non chiedo scusa,
quando non faccio il primo passo per riconciliarmi,
anche se mi sento offesa o credo di aver ragione; 
non costruisco la pace quando lascio solo chi soffre
e mi scuso dicendo: «Non so cosa dire, cosa fare, non lo conosco»; 
non costruisco la pace quando chiudo la porta del cuore,
quando chiudo le mani, la bocca
e non faccio niente per unire, conciliare, scusare; 
non costruisco la pace quando penso solo ai fatti miei,
al mio interesse e tornaconto, al mio benessere e ai miei beni; 
non costruisco la pace quando rispondo: «non ho tempo»
e tratto il prossimo come uno scocciatore, un rompiscatole; 
non costruisco la pace quando mi metto volentieri
e di preferenza dalla parte di chi ha potere, ricchezza,
sapienza, furbizia, anziché dalla parte del debole, dell'indifeso,
del dimenticato, dalla parte di colui il cui nome
non è scritto sull'agenda di nessuno; 
non costruisco la pace quando non aiuto il colpevole a redimersi; 
non costruisco la pace quando taccio di fronte alla menzogna,
all'ingiustizia, alla maldicenza,
alla disonestà, perché non voglio noie; 
non costruisco la pace quando non compio il mio dovere
sia nel luogo di lavoro che verso i miei familiari; 
non costruisco la pace quando sfrutto il mio prossimo
in stato di dipendenza, inferiorità, indigenza, malattia; 
non costruisco la pace quando rifiuto la croce, la fatica; 
non costruisco la pace quando dico no alla vita; 
non costruisco la pace quando non mi metto
in ginocchio per invocarla, per ottenerla, per viverla; 

Allora quand'è che costruisco la pace? 
Quando al posto del «no» metto un «sì» 
quando al posto del rancore, metto il perdono 
quando al posto della morte, metto la vita, 
quando al posto dell'io, metto Dio. 

«La pace è un tuo dono, Signore. 
Per ottenerla occorre pregare, amare, soffrire. 
Occorre pagare di persona. Scomparire. 
Eccomi o Signore. 
Fammi seminatrice di pace. 
Signore, donaci la tua pace».

(Carla Zichetti)

Se vuoi la pace

Signore, sei la vita

O Signore, ti scopro ovunque;
la tua presenza brilla

come la trasparenza di un mattino di primavera.
Ha la forza e l'evidenza di una
roccia che si slancia verso il cielo.

Il mondo, segno della tua presenza,
è sicuro perchè Tu lo sostieni con la tua forza, da sempre.
Però, o Signore, vedo attorno a me anche il male…
il mio male che mi travolge, mi impaurisce, mi scoraggia.

Quello degli altri, che cancella e
copre ogni traccia della tua bontà,
e così sono incapace di riconoscerti negli uomini.
Ho scoperto anche un male grande come il dolore del mondo
che non finisce mai di far sentire la sua voce,
e così sono incapace di riconoscerti nel mondo.

Ma ho scoperto anche che
il male non ce la fa a coprire la tua voce,
a raggiungerti e a distruggere la tua presenza.
Rimane sempre qualcosa di Te in me, negli uomini,
nel mondo pronto a rinascere.
Sei la Vita!
Amen!

Padre Giuseppe Ceriani

LA VERA PREGHIERA

La preghiera non è accendere una candela 
e lasciarla bruciare davanti al Signore,
sperando che il fuoco ed il fumo commuovano il Signore. 

La vera preghiera è che io diventi una candela
che si consuma lentamente davanti
a lui sul lavoro, tra gli amici, nel silenzio.

(E. Olivero)

LA VERA PREGHIERA

 

PER INIZIARE BENE LA SETTIMANA

Inizio la settimana

con un canestro di giorni

limpidi e promettenti.

Sono tuoi e sono miei.

Sono i nostri giorni.

Sabato resterà ben poco

di tutte queste ore.

Molte le sciuperò,

altre le macchierò di egoismo.

Qualcuna la donerò.

Altre le riceverò in regalo.

Sono le tue e le mie ore.

Sono le nostre ore

Inizio la settimana

con grandi e buoni progetti.

La concluderò con un grazie

e tanti “perdonami”.

Sarà la tua e la mia settimana, Signore.

Sarà la nostra settimana. 

(Patrizio Righero)

Beatitudini per il nostro tempo

Beati quelli che sanno ridere di se stessi: 
non finiranno mai di divertirsi. 
Beati quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna: 
eviteranno tanti fastidi. 
Beati quelli che sanno ascoltare e tacere: 
impareranno molte cose nuove. 
Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri: 
saranno dispensatori di gioia. 
Beati sarete voi se saprete guardare con attenzione
le piccole cose e serenamente quelle importanti: 
andrete lontano nella vita. 
Beati voi se saprete apprezzare un
sorriso e dimenticare uno sgarbo: 
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole. 
Beati voi se saprete interpretare con benevolenza
gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze: 
sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell'amore. 
Beati quelli che pensano prima di agire e pregano prima di pensare: 
eviteranno tante stupidaggini. 
Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che incontrate: 
avete trovato la vera luce e la vera pace.

(Anonimo)

Dio è il più grande!

Gheddafi (colored)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

(dal vangelo di Matteo 22,34-40)

“Allah Akbar! Allah Akbar!… Nei terribili filmati della cattura e morte di Gheddafi di questi giorni, che pure nella caotica ripresa amatoriale sembrano riprodurre il caos di quello che raccontano, questo grido si sente ripetuto senza sosta.

“Dio è il più grande!” è la traduzione di questa invocazione che nella tradizione islamica è molto usata. Anche alcuni testimoni di attentati da parte di terroristi islamici, ricordano di aver sentito questo grido urlato più volte. E’ una invocazione che è ovviamente più usata in momenti pacifici e di preghiera da parte di milioni di mussulmani in tutto il mondo, ma è davvero terribile sentirla associata a momenti di estrema violenza.

E’ davvero questo il modo con il quale si fa lode e onore a Dio? Non devo liquidare questo discorso pensando che riguarda solo gli islamici, e non voglio certamente inoltrarmi in confronti religiosi. Ma queste grida rivolte a Dio nella violenza, davvero non mi lasciano tranquillo.

Gesù, alla domanda quale fosse il grande comandamento, cioè la sintesi di tutti gli insegnamenti e leggi, risponde con l’amore verso Dio e quello verso il prossimo. Gesù risponde ai suoi interlocutori in modo corretto e secondo le loro aspettative (lo vogliono mettere alla prova…), ma nello stesso tempo unisce in modo definitivo le due dimensioni dell’amore, che corrono parallele una accanto all’altra, come i binari del treno: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo.



Non posso amare Dio se mi dimentico del prossimo, e non posso amare il prossimo senza che questo non arrivi a Dio. Più avanti infatti Gesù dirà: “… ogni volta che lo avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Matteo 25,40).

Ho provato a girare la domanda fatta a Gesù dal dottore della legge ai ragazzi del catechismo, l’altro giorno prima dell’incontro. Ho chiesto loro di dirmi quale è il più grande comandamento…

Con la timidezza e con l’apparente superficialità tipica dei preadolescenti, non hanno saputo rispondermi subito. Mi sono davvero domandato se fosse solo questione dell’età, ma nessuno ha subito risposto con “amare Dio” e “amare il prossimo”. Molti hanno risposto con frasi che miravano forse più a fare piacere a me che sono prete, che al contrario manifestare le loro convinzioni. Hanno risposto subito: “andare a Messa”, “ fare catechismo”, “obbedire ai comandamenti”….

    Ma è davvero così difficile pensare che in fondo la cosa più importante della nostra vita religiosa è amare Dio e il prossimo insieme? E amare Dio non è così difficile, basta aprire il Vangelo e vedere la strada tracciata da Gesù, una strada che passa dall’attenzione verso il prossimo, dalla non violenza, dalla capacità di creare legami di amicizia con tutti, anche i più lontani. Per amare Dio basta che metta in atto tutte le strategie dell’amore umano.

    Per questo motivo sento quelle grida, di cui racconto sopra, come una sorta di “bestemmia” nei confronti Dio. Gli dico “sei il più grande”, ma la violenza dei gesti smentisce le mie parole.

    Gheddafi è stato un dittatore a tratti sanguinario e violento con il suo stesso popolo, ed è comprensibile che la violenza data si ritorca contro, specialmente in momenti così convulsi e confusi come questi. Ma mi auguro davvero che nessuno di noi pensi ancora (come purtroppo è già successo anche per i cristiani in passato) che la strada per amare Dio e per rendergli lode, passi dalla violenza e dal vincere annientando l’avversario. La strada per amare Dio è quella dell’amore e della piccolezza. Gesù ha reso gloria a Dio proprio nell’ora in cui si è abbassato e ha lavato i piedi ai suoi (vedi Vangelo di Giovanni al capitolo 13). Gesù ha reso gloria a Dio accettando la morte per amore… la sua, non quella di altri.



Giovanni don

Friends and their limitations

We need friends. 
Friends guide us, care for us,
confront us in love,
console us in times of pain.
Although we speak of “making friends,” friends cannot be made. 
Friends are free gifts from God.
But God gives us the friends we need
when we need them if we fully trust in God’s love.

Friends cannot replace God.
They have limitations and weaknesses like we have.
 
Their love is never faultless, never complete. 
But in their limitations they can be signposts on our journey
towards the unlimited and unconditional love of God.
Let’s enjoy the friends whom God has sent on our way.

Henry Neuwen 

(for my english friends)