Il tassista newyorkese ed il segreto per vivere felici

David era di fretta, il suo treno sarebbe partito tra meno di mezz’ora e le previsioni del traffico non presagivano nulla di buono. Senza pensarci troppo saltò sul primo taxi libero, in direzione della stazione. Il taxi giallo sfrecciava sulla corsia preferenziale, quando all’improvviso una macchina scura sbucò da un parcheggio poco più avanti: il tassista premette con tutta la sua forza il pedale del freno e le ruote iniziarono a fischiare. Dopo alcuni secondi, che erano sembrati interminabili, il taxi finalmente si fermò, a pochi centimetri dalla macchina scura. David aveva il cuore in gola, ma le sorprese non era ancora finite. Il guidatore disattento, non solo non si scusò, ma iniziò ad inveire contro il tassista, per poi andarsene con un bel dito medio che sporgeva dal finestrino. David non poteva crederci: quel tizio stava per causare un’incidente potenzialmente mortale ed invece di scusarsi si era comportato da perfetto stronzo. Ma a sorprenderlo davvero fu la reazione del tassista… Il tassista non solo non si scompose più di tanto: sorrise e salutò amichevolmente il guidatore disattento. David era incredulo: “Come hai potuto lasciarlo andare così? Stava per ucciderci!”. Fu allora che David venne a conoscenza della “Legge del Camion della Spazzatura”. Continuando a sorridere il tassista guardò David nello specchietto e disse: “Un sacco di persone sono come camion della spazzatura. Vanno in giro pieni di ‘rifiuti’: frustrazioni, rabbia, malcontento. Più questi ‘rifiuti’ si accumulano e più loro sentono l’urgenza di cercare un posto dove scaricarli. E se glielo permetti, te li scaricheranno addosso. Quindi amico, quando qualcuno cercherà di scaricare la sua rabbia e la sua frustrazione su di te, non prenderla sul personale. Sorridi, augura loro ogni bene e vai avanti. Credimi: sarai più felice.”

Sorgente: L’angolo dei Ritagli – QUMRAN NET – Materiale pastorale online

La sfida del buio

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In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
(dal Vangelo di Marco 10,46-52)

Quando si entra in un luogo molto buio per doverlo attraversare venendo da un luogo al contrario molto luminoso, a tutti capita quella sensazione sgradevole di non vedere nulla e di sentirsi incapaci di andare avanti. L’esperienza insegna che basta solo attendere un po’ che gli occhi si abituino, e basta pochissima luce per riuscire ad orientarsi senza problemi nell’oscurità. In quelle occasioni ci vien subito da dire “non ci vedo!”, ma il problema non sta nell’incapacità assoluta di non vedere, ma solo del tempo necessario all’occhio di adattarsi alla poca luce. Ci vuole solo un po’ di pazienza e fiducia.
Mi sono immedesimato in questo cieco raccontato nel Vangelo lungo la strada verso Gerico. Nel cieco mendicante che urla a Gesù, rivedo la mia incapacità di vedere, non tanto dal punto di vista fisico, ma soprattutto dentro la mia vita e attorno a me la vita delle altre persone. Vedo anche la mia poca capacità di “vedere” Dio nella mia vita, al punto da sentirmi spesso smarrito e nel buio spirituale.
In questo cieco sono rappresentati gli stessi discepoli di Gesù che più volte dimostrano di vederci spiritualmente assai poco, abbagliati dal desiderio di gloria e potere, e che non riescono a vedere il vero volto di Gesù (come nell’episodio di Giacomo e Giovanni che chiedono a Gesù di sedere alla destra e sinistra). E Gesù nella guarigione del cieco Bartimeo vuole guarire i discepoli e in fondo anche me e chiunque nella fede come nella vita si sente nel buio e perso.
E’ singolare nel racconto il modo di agire di Gesù, che non si avvicina al povero malato, ma lo fa chiamare, rendendolo protagonista della sua stessa guarigione. Gli propone una sorta di cammino di liberazione dalla cecità spirituale, che lo porti ad abbandonare la sua posizione sul margine della strada insieme alle sue sicurezze (il mantello) per accettare una nuova visione del mondo e di Gesù.
Ci vuole coraggio per cambiare e iniziare a vedere se stessi, gli altri e Dio in modo diverso. Ci vuole il coraggio di ascoltare una chiamata che ci rimette in moto interiormente.
In questi giorni la Chiesa con il Sinodo sulla famiglia sta cercando questo coraggio. Accettare il Vangelo come punto di riferimento significa non rimanere comodi e sicuri, ma mettersi alla sequela di Gesù che è in cammino sulla strada della storia. La Chiesa rischia di sembrare cieca (e anche sorda) se non apre gli occhi al mondo con lo sguardo di Gesù. E come chi entra in una stanza buia e con pazienza cerca di vedere oltre il primo impatto di totale oscurità, così anche noi come cristiani dobbiamo armarci di coraggio e andare, anche se all’inizio a tentoni, verso il mondo che ha bisogno di noi e nel messaggio di luce che abbiamo ricevuto in consegna.

Giovanni don

S. Luca Evangelista

Glorioso S. Luca che, per estendere a tutto il mondo sino alla fine dei secoli, a scienza divina della salute, registraste in apposito libro  non solo gli insegnamenti e le gesta del nostro Signore Gesù Cristo, ma ancora i fatti più meravigliosi dei suoi Apostoli per la fondazione della Chiesa; ottenete a noi tutti la grazia di conformar sempre la nostra vita a quei santissimi documenti che per impulso particolare dello Spirito Santo, e sotto la sua dettatura, avete dato a tutti ì popoli nei vostri libri divini.

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