Il Sorriso

Il sorriso è il modo con cui l’anima esprime la propria armonia, espandendo così la luce interiore di una persona e riflettendola in ciò che la circonda.

(S. Ducci)

Pace con Dio, festa con i fratelli

Tutti i giorni al mattino intorno alle otto andavo ad insegnare alla scuola vicina; incontravo per strada Roberto ed Enrico: Roberto, il papà, ed Enrico, un bambino di due anni e mezzo. Li salutavo sempre cordialmente: “ciao, ciao, buongiorno” e, agitando la mano, salutavo il bambino che, a sua volta, sorrideva ed agitava la manina.
Così tutte le mattine. Un mattino saluto come il solito il papà che risponde al mio saluto. Poi mi rivolgo al piccolo con il solito “ciao,ciao!”, agitando la mano; ma il bambino non mi guarda, anzi si gira dall’altra parte, immusonito. Lo saluto, ma per risposta ho lo stesso gesto, la stessa reazione.

Allora domando al papà cos’è successo; il papà mi risponde:” quando il mio bambino bisticcia con il fratellino non ha coraggio di avvicinarsi al papà, e quando è inquieto con il papà, è inquieto con il mondo intero. Quando è in armonia con il papà fa festa con tutti”.

Gli odi e i rancori tra gli uomini nascono perchè non c’è unione con Dio, non c’è pace con Dio e, per converso, è la mancanza di unione con i fratelli che causa allontanamento con Dio.

Quando si è pace con Dio si è festosi con i fratelli.

(A. Panont)

Sogni

La cosa più importante della nostra vita è il sogno. Ciò che più vogliamo è che i nostri sogni diventino la vita vera, e che ci portino via la realtà opprimente che abbiamo intorno. Per questo l’uomo che non ha sogni per i quali esistere è un uomo che non può vivere.

Gianni Marcantoni

Pannieta

Pannieta: ricorda
Pannieta: ricorda

L’erba non bastava
L’amore non bastava
La disperazione non bastava

Pannieta: ricorda

Gli alberi sono solo memoria
e loro narrano con foglie d’argento e semi d’oro

Pannieta: ricorda

Il cuore non bastava
Il grido non bastava
Il Sole non bastava ad infrangere la cenere dal
dolciastro sapore

Pannieta: ricorda

Il dolore raggiungerà la sua pienezza
ogni vita ritroverà la via del ritorno
la cenere lascerà la
terra e la terra
avrà
riposo.

Pannieta: ricorda…

Auschwitz-Birkenau

Pannieta è una parola polacca
che significa “ricorda”: in una terra
così segnata dal sangue ci è chiesto di ricordare

(Vanio Garbujo)

La gioia di scrivere

Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi ad un’acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.

Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami generati dalla parola “bosco”.

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta
di cacciatori con l’occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d’occhio durerà quanto dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.

Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C’è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere
Il potere di perpetuare.
La vendetta d’una mano mortale.

Wislawa Szymborska

Il marketing del Vangelo

regno dei cieli vicino 3TOb (colored)

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
(dal Vangelo di Marco 1,14-20)

“Da domani mattina iniziano i saldi di stagione! Trenta, cinquanta, settanta per cento di sconto su tutta la merce! Un’occasione da non perdere!!”
Quando sta per partire il periodo di forti sconti sui prodotti di fine stagione, anche i telegiornali (come i giornali) dedicano ampi servizi con lo scopo di informare e di invitare la gente ad uscire di casa per non perdere buoni affari. E i servizi televisivi mostrano la gente che affolla i negozi cercando di accaparrarsi i prodotti desiderati prima che sia qualcun altro a portarseli via. La cosa più importante infatti è proprio non attendere troppo per approfittare dell’occasione unica…
E anche a me è capitato a volte di entrare in un negozio per acquistare qualcosa ma avendo atteso troppo per pigrizia, ho trovato gli scaffali vuoti proprio di quel che poteva andarmi bene al prezzo più basso.
Vorrei leggere proprio in quest’ottica di “urgenza positiva” l’annuncio di Gesù “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”, e non come minaccia inquietante, come spesso la sentiamo o ci viene spiegata.
Ovviamente l’accostamento dell’annuncio dei “saldi di fine stagione” con l’annuncio del “regno di Dio vicino” è provocatorio, ma mi spinge a ripensare alla predicazione di Gesù come ad una offerta di vita e di fede estremamente vantaggiosa, che risponde a quello che davvero desidero.
Gesù annuncia che il regno di Dio non è fuori dalla storia, ma è ora, adesso, e non c’è da perdere questa occasione. Se guardiamo al telegiornale e sugli altri media, sembra davvero che sia più presente il regno del male che il regno del bene: terrorismo, guerre, cattiverie, distruzione dell’ambiente…
Ma anche attorno a noi, nello spazio della nostra vita personale, sembra insinuarsi maggiormente un mondo negativo fatto di solitudine, tradimento di affetti, divisioni improvvise, e allora siamo davvero tentati di non credere più nel bene, diventando irrimediabilmente pessimisti e chiusi.
L’annuncio di Gesù vuole scuoterci e ci dice “il tempo è adesso, per te ora, per chi ti è vicino e per il mondo! Il regno di Dio, regno di pace, solidarietà, amore, unità, è vicino, alla portata di mano! Convertiti, cioè punta su questo e non lasciare che il cuore sia abitato da pessimismo e egoismo! Credici davvero in Dio, nella sua Parola, negli insegnamenti del Vangelo”
E’ dunque un invito a non perdere tempo e uscire non solo di casa, ma soprattutto dai rifugi sicuri che ci siamo fatti nel nostro angoletto di vita, dove pensiamo solo a noi stessi e ai pochi cari che abbiamo intorno.
Gesù stesso nel racconto del Vangelo non perde tempo e chiama subito una piccola comunità attorno a se per questa missione di annuncio positivo. E sorprende l’immediatezza con la quale i primi discepoli, poveri pescatori, lasciano tutto per andar dietro a Gesù. Lasciano tutto perché sanno che avranno molto di più da questo maestro che ha per loro parole positive e rinnovatrici.
Quello che dobbiamo chiedere a Dio è crederci a questo suo annuncio, anche oggi e nel nostro mondo, e che non ci chiudiamo in un inutile pessimismo che non cambia la realtà.
Se i saldi di fine stagione durano pochi giorni e alla fine ci rallegrano nel portafoglio, l’annuncio del regno di Dio è sempre presente e non finisce mai. Sta a noi mettere entusiasmo, orientare la nostra vita al messaggio del Vangelo e credere che abbiamo solo da guadagnare alla sequela di Gesù.

Giovanni don

L’amplificatore

Sergio aveva una voce debolissima, era quasi afono; viveva però tra persone che avevano il compito di parlare in pubblico. Tutti, tranne lui, avevano una voce potente. A stento a lui era concesso di parlare o di cantare in pubblico: la sua voce era troppo debole.

Ma un giorno avvenne che gli ascoltatori si lamentassero perché non riuscivano a comprendere le parole e il canto di coloro che, come tromboni, avevano la voce rimbombante, mentre cominciarono a congratularsi con Sergio perché quando parlava o cantava si faceva sentire forte e chiaro. Come mai? Perché gli altri tromboni, fidandosi della loro voce potente, non si curavano del microfono, mentre Sergio metteva sua poca voce nel microfono che l’amplificava benissimo.

Allo stesso modo tanta gente per pregare usa il breviario, il canto gregoriano, la polifonia, la liturgia, pronuncia correttamente le parole, eccetera, ma Dio non li sente perché sono senza microfono, senza amplificatore; mentre Dio sente e ascolta la preghiera dell’utile che mette la sua debolezza nelle mani di Gesù, presente tra i fratelli che si amano. La voce che arriva a Dio è quella amplificata dal coro dei fratelli che si amano: chi prega da solo non si fa sentire.

Ecco perché prima di andare in chiesa, bisogna riconciliarsi con il fratello: l’amore fraterno è il megafono che udire la nostra preghiera a Dio.

(P. A. Panont)

 

 

 

 

 

 

 

M

Correre…

Correre spensierato su prati verdi, fare capriole e alla fine quando arriva la stanchezza planare sulla verdissima e morbida erba. Ora stanco guardo il bellissimo azzurro del cielo, la cui immensità espande ogni qualvolta lo si ammira. Guardando il cielo scorgo un bellissimo esemplare d’aquila, imponente la sua apertura alare, si muove con movimenti aggraziati. Controllo l’orologio e purtroppo è già ora di rientrare. Giornate così rendono il cuore felice e la mente fresca, si torna ad essere bambini spensierati.

L’importanza della domanda

tu sei pietro (colored)2toB

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse:«Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
(dal Vangelo di Giovanni 1,35-42)

Che ci stiamo a fare qui? Perché vado a messa questa domenica?
Vorrei iniziare con questo interrogativo la celebrazione di domenica prossima.
È un interrogativo che ovviamente pongo anche a me stesso e la cui risposta non è affatto scontata.
Che cosa cerco dal momento che inizio a mettermi in moto mentalmente e poi fisicamente per andare in chiesa a messa?
La domanda è fondamentale e alla fin fine non sono io a porla alla comunità, ma viene posta dal Vangelo stesso.
Nel racconto del suo vangelo, come prima frase pronunciata da Gesù, Giovanni mette sulla bocca del maestro una domanda: “che cosa cercate?”. Si sta rivolgendo ai due discepoli del Battista che su invito-guida di quest’ultimo si muovono verso questo nuovo maestro. Gesù ai due che si mettono a seguirlo si rivolge in maniera personale invitandoli a prendere coscienza delle motivazioni profonde del loro essere li. Vuole conoscerle lui ma è importante che ne siano coscienti anche loro, forse perché dovranno crescere e maturare anche in queste motivazioni che li spingono a seguire Gesù.
“Cosa cercate?” chiede Gesù. E loro rispondono con un’altra domanda: “…dove dimori?”.
Questa è una domanda che manifesta una ricerca di relazione e non è una semplice richiesta di risposte chiuse da catechismo o una superficiale richiesta materiale di avere un miracolo…
I due discepoli vogliono “stare” con Gesù dove lui “sta”, non tanto in una casa o ambiente chiuso e circoscritto, ma nel luogo o luoghi dove lui condurrà la sua vita e la sua azione. In questo vedo proprio il desiderio di una fede vera e significa mettersi in gioco veramente e non solo a tempo determinato o in qualche rara occasione.
E’ anche questo il nostro desiderio? Abbiamo voglia di metterci in gioco come discepoli veri di Gesù e scoprire con lui dove abita e opera? Oppure in fondo troviamo più facile pensare che Gesù abbia dimora solo in un qualche luogo “sacro” circoscritto sia nello spazio (una chiesa, un santuario, una immagine sacra…) che nel tempo (quella messa, quel momento di preghiera, quell’occasione di visita al santuario…)?
Tutto il Vangelo di Giovanni (e tutta la Scrittura del Nuovo Testamento) ci indicano dove dimora Gesù e dove possiamo trovarlo: l’umanità e la storia.
Gesù ci invita a stare con lui e a coltivare la relazione con lui attraverso lo stare con l’umanità intera, luogo prediletto della sua casa: “il Verbo di fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”
Se veniamo a messa è proprio per imparare questo, cioè a cominciare a sentire la comunità stessa che si raduna, nella preghiera e con lo stile della carità, come luogo scelto da Gesù come propria casa.
Veniamo a messa perché proprio nell’ascolto della Parola impariamo a riconoscere il volto di Gesù nella vita di tutto i giorni, nelle persone che incontriamo e nello stile di vita che costruiamo. La Parola di Dio, letta e pregata insieme, è capace davvero di rispondere alle nostre domande più profonde di senso e di vita, e ci indica l’autore di ogni risposta, che è Gesù maestro.
Veniamo a messa, perché nella comunione con il pane e vino, diventiamo davvero tutt’uno tra noi e Gesù e sperimentiamo con un segno forte, che davvero Lui abita in noi e noi siamo parte di Lui.
Ma la domanda (“che cosa cercate?”) non va posta a noi stessi solo una volta, ma in continuazione, perché uno dei “virus” più devastanti dell’esperienza di fede e della comunità cristiana è quello del “dare per scontate le motivazioni” del cammino di fede e della pratica religiosa.
Gesù non dà mai per scontato quel che abita nella nostra testa e nel profondo del cuore e ci invita a fermarci e a porci sempre questa domanda: che cosa cercate?
Quale è la mia e nostra risposta oggi?

Giovanni don