Siediti

Siediti ai bordi dell’aurora…
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte…
per te scintilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente…
per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio…
Dio ti parlerà.

Vahira

Eccomi fuori combattimento

Signore, questa volta non ne posso più. 
Da mesi mi sono intestardito 
a compiere tutto il mio dovere professionale, 
ad accontentare diligentemente 
tutti coloro che mi chiedevano 
piccoli e grandi favori. 
Mi ci sono ostinato. 
E’ così desolante 
lasciare incompleto un lavoro 
che in realtà non sarà mai completato. 
È normale che uno si ostini 
a tener duro, spossandosi. 
Eccomi dunque, Signore, 
per un certo tempo o per sempre, 
non so, fuori combattimento. 
Sia fatta la tua volontà. 
So che siamo sempre dei servi inutili, 
l’essenziale è amarti 
e continuare ad amare 
intensamente i propri fratelli 
quando pare impossibile 
poter essere utili per loro. 
Tu solo sai ciò che è meglio 
e io mi affido a te, Signore.

Luois Joseph Lebret

Guarda ogni cosa come se fosse la prima volta

Monaci Zen, quando desiderano meditare, siedono davanti ad una roccia e dicono: “Ora aspetterò che questa roccia cresca un po’”. Dice il maestro: “Ogni cosa intorno a noi è in continuo cambiamento. Ogni giorno, il sole splende su un nuovo mondo. Ciò che chiamiamo routine è piena di nuovi propositi e opportunità. Ma noi non percepiamo che ogni giorno è differente dagli altri. Oggi, da qualche parte, un tesoro ti aspetta. Può essere un breve sorriso, può essere una grande vittoria – non importa. Niente è noioso, perché tutto cambia costantemente. Il tedio non fa parte del mondo. Il poeta T. S. Eliot, scrisse: ‘Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come se fosse la prima voltà”.

(P. Coelho)

Anche noi nel deserto con Gesù

tentazioni 2012 (colored)

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
(dal Vangelo di Marco 1,12-15)

Questa è una di quelle occasioni nelle quali andare a leggersi il testo completo del Vangelo aiuta a capire meglio il senso del messaggio.
Andando al versetto 12 del primo capitolo del Vangelo di Marco troviamo così: “Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto…”.
Subito dopo cosa?
E’ chiaro che l’evangelista, nello stendere il suo racconto, lega questa esperienza del deserto con quella che immediatamente la precede, cioè il battesimo di Gesù nel fiume Giordano. L’espressione “In quel tempo…” è messa qui nel brano da coloro che hanno redatto il libro delle letture per la messa, ma non è questo il vero inizio scritto da Marco.
Facciamo allora un doveroso passo indietro nel racconto, e vediamo Gesù che inizia la sua missione con un evento rivelatore della sua identità e della sua vocazione. Subito dopo che Gesù è uscito dall’acqua del Giordano, Dio si rivela nella sua pienezza con lo Spirito che scende e la voce del Padre che conferma questo Figlio: “Tu sei il Figlio mio, il prediletto, in te ho posto il mio amore”.
E’ questo quello che Gesù sente con i suoi orecchi umani; con questa forza inizia il suo cammino che lo porterà apparentemente alla rovina sulla croce, ma che nella Resurrezione avrà l’ultima parola. Gesù è l’Amato; Gesù ha depositato dentro, in tutto quel che è, in quel che dirà e farà, l’amore di Dio. Dio ama attraverso l’umanità di Gesù, e l’umanità di Gesù parla di Dio!
E’ così che Gesù intende la sua missione, e noi possiamo leggerla in ogni singola pagina del Vangelo che ci parla di Lui.

“E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto…”
La vocazione è legata alla tentazione, la missione è messa alla prova dalla vita. Gesù conosce subito il prezzo di quello che sta per fare. E la cosa da sottolineare è che è proprio lo stesso Dio che porta Gesù in mezzo alle prove. Detto in altri termini, l’esperienza di fede è anche esperienza di prova, di dubbio, di paura, di vacillamento… Proprio perché si sta in alto, si avvertono le vertigini della vocazione ricevuta.
Gesù esce vittorioso da questa prova, che caratterizzerà tutta la sua esperienza. Infatti questi 40 giorni nel deserto sono la sintesi di tutta la sua vita, fatta di grandi gesti e grandi parole, e fatta anche di prove, tradimenti, fame, sete e dolore fisico.

      In questa storia di Gesù possiamo benissimo vedere anche la nostra. Anche noi abbiamo grandi obiettivi nella vita, grandi progetti nel campo delle relazioni e del lavoro. Dio stesso ha in mente per noi grandi obiettivi, e ci ama come ama il Figlio in terra.

 

      Ma anche per noi c’è il deserto, dove siamo tentati di lasciar perdere e di cedere alle paure più profonde e paralizzanti.

 

      Un amico in questi giorni mi ha scritto che la sua prova più grande è la “…tremenda paura interiore di essere debole e non amato…”

 

      Gli ho scritto che questa paura è anche la mia e penso di ogni essere umano. Siamo tentati continuamente di pensare che non saremo mai più forti delle nostre debolezze e che non siamo amati realmente dal prossimo e da Dio (che avvertiamo tanto distante in certi momenti… quelli più difficili).

 

      Gesù nel deserto è subito tentato di pensare che quel che ha sentito durante il battesimo nel Giordano (“Tu sei il Figlio mio, il prediletto, in te ho posto il mio amore”) non è vero. E ritroverà questa tentazione ogniqualvolta vedrà fermarsi la sua azione e predicazione. Anche sulla croce questa paura tentatrice lo assalirà.

 

      E’ così anche per noi.

 

      Ma anche noi possiamo mettere le belve feroci delle nostre paure ai nostri piedi (come è descritto nel Vangelo) e sentire la confortante assistenza interiore di Dio (gli angeli che servono Gesù).

 

    I 40 giorni della quaresima sono quindi preziosi per imparare ad accettare la tentazione come inevitabile della nostra esperienza, e anche per sperimentare almeno un po’ di quel conforto interiore che lo Spirito è capace di accendere nel nostro cuore.

Don Giovanni

Fermati

Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano.
E salvaci.

( prevert )

Il digiuno che piace al Signore

Digiuna dal giudicare gli altri:
scopri Cristo che vive in loro.
Digiuna dal dire parole che feriscono:
riempiti di frasi che risanano.
Digiuna dall’essere scontento:
riempiti di gratitudine.
Digiuna dalle arrabbiature:
riempiti di pazienza.
Digiuna dal pessimismo:
riempiti di speranza cristiana.
Digiuna dalle preoccupazioni inutili:
riempiti di fiducia in Dio.
Digiuna dal lamentarti:
riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita.
Digiuna dalle pressioni e insistenze:
riempiti di una preghiera incessante.
Digiuna dall’amarezza:
riempiti di perdono.
Digiuna dal dare importanza a te stesso:
riempiti di compassione per gli altri.
Digiuna dall’ansia per le tue cose:
compromettiti nella diffusione del Regno.
Digiuna dallo scoraggiamento:
riempiti di entusiasmo nella fede.
Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù:
riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina.
Spirito Santo, che hai condotto Gesù nel deserto,
dove Egli ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti,
per l’intercessione di Maria SS.,
Madre di Gesù e Madre mia,
aiutaci a digiunare così come tu vuoi.

(anonimo)

Con i miei migliori auguri di una Santa Quaresima!!!

Positività totale

Fa’ o Dio 
che una positività totale 
guidi il mio animo 
in qualsiasi condizione mi trovi, 
qualunque ingiustizia 
senta pesare su di me, 
qualunque oscurità mi circondi, 
qualunque inimicizia, 
qualunque morte mi assalga, 
perché Tu 
che hai fatto tutti gli esseri 
sei per il bene. 
Tu sei l’ipotesi positiva 
su tutto ciò che io vivo.

(L. Giussani)

Parafrasi del Padre nostro (2008)

Padre nostro, 
mio e di ogni uomo, 
non ti vediamo 
ma ti sentiamo presente 
accanto a noi. 
Fa’ che la nostra vita 
manifesti la tua bontà. 

Venga il tuo regno in mezzo a noi 
nella libertà e nell’amore, 
nella fraternità e nel diritto, 
nella giustizia e nella verità. 

Aiutaci a compiere la tua volontà 
come il Figlio tuo Gesù, 
l’ha realizzata. 

Dacci ogni giorno il pane 
di cui abbiamo vero bisogno. 

Perdona i nostri lamenti 
e i peccati che nel mondo 
offendono la tua bontà. 
Dacci la forza di perdonare. 

Non lasciarci soli nella prova, 
ma liberaci dal male 
che minaccia la vita 
soprattutto dei piccoli, 
dei poveri, 
e che sale dal profondo 
di noi stessi.

(Anonimo)

Tutti capaci di miracoli con il perdono

ici sul cenacolo (colored)

DOMENICA 19 febbraio 2012

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»
(Dal Vangelo di Marco 2,1-12)

Gesù non è un grande guaritore…
Se pensiamo a Gesù principalmente come uno dai grandi poteri terapeutici, capace di guarire e addirittura risuscitare corpi morti, andiamo davvero fuori strada.
Lo stesso Gesù più di una volta nel Vangelo, quando è cercato solo come guaritore, fugge. E capita che a qualcuno, che ha appena guarito o liberato da demoni, ordini di non dire nulla a nessuno.
Gesù non è certo indifferente alle sofferenze fisiche delle persone. Al contrario è spesso mosso a compassione nel vedere chi soffre per una malattia o per la fame.
Ma il suo compito è ben più radicale e profondo di quello di sanare il corpo dell’uomo. E in questa missione, ovviamente, ogni singolo cristiano e la Chiesa intera sono coinvolti.
Il brano di questa domenica ci mostra la vera missione di Gesù (e di riflesso la nostra di cristiani).
L’evangelista Marco, nella cornice dell’episodio dice “… ed egli annunciava la Parola”. L’uso del verbo imperfetto indica una azione continua e abituale. E’ dunque questo quello che fa Gesù: parla di Dio, apre la mente di chi lo ascolta alla comprensione di Dio, abbattendo i muri di mistero che ostacolano l’incontro tra cielo e terra, tra Dio e l’uomo. Gesù vuole far comprendere che Dio non è inconoscibile, non è irraggiungibile. Con la fede possiamo finalmente risolvere la paura della nostra piccolezza e fragilità; conoscendo Dio possiamo affrontare anche i nostri errori e sbagli senza pensare che ci chiudano la strada della vita.
Penso che anche a noi insieme ai presenti nella casa di Cafarnao, leggendo lo svolgersi dei fatti, rimaniamo sorpresi dal fatto che Gesù come prima cosa, quando gli viene messo davanti il paralitico, non opera una guarigione fisica, ma perdona il malato.
Ma come?! Questi suoi 4 amici fanno di tutto per mettergli davanti questo poveretto che è immobilizzato a letto, e Gesù pronuncia solo parole di perdono. E chi lo vede il perdono? A cosa gli serve? E che cosa avrà mai da farsi perdonare questo, già segnato da tanta sofferenza fisica?
Se fossimo onesti fino in fondo e meno distratti nel leggere questo episodio, sicuramente ci verrebbe da protestare verso Gesù.
Gli scribi presenti nella scena protestano vigorosamente quando sentono Gesù che pronuncia la parola del perdono, e lo fanno dicendo una cosa assolutamente vera: solo Dio può perdonare.
Ed è proprio questo il punto.
Gesù vuole che il paralitico, ancor prima di rialzarsi fisicamente, si rialzi nel cuore e nella fede.
Gesù sa bene che al suo tempo la malattia era vista come segno di maledizione e di colpe personali. Ed è per questo motivo che annuncia la Parola di perdono, una parola che annuncia la bontà nel cuore dell’uomo e la sua possibilità di essere felice e amato in ogni situazione di vita, anche la più difficile.
Gesù ha visto la grande fiducia il lui da parte dei 4 amici del paralitico. Gesù ha apprezzato il loro gesto di fede concreta, e da questa fede concreta fa partire il suo perdono.

Si può proprio dire che il vero perdono e l’amore sincero rimettono in piedi ogni vita, anche la più paralizzata dal peccato e dagli errori della vita.
Gli scribi sono scandalizzati perché vedono un uomo che dona il perdono, cosa che solo Dio può fare.
Gesù operando successivamente la guarigione fisica, vuole dimostrare che giustamente solo da Dio viene il perdono, ma questa capacità miracolosa di guarire il cuore umano, è data anche all’uomo stesso. Tutti siamo capaci di perdonare, e questa capacità è data soprattutto a coloro che di Cristo portano il nome, noi cristiani.
Se la Chiesa perde la capacità di perdonare, e si chiude in sterili e paralizzanti giudizi, alla fine non annuncia più Gesù Cristo, e si allontana da Lui, lasciando il mondo sempre più paralitico e bloccato.
Non abbiamo tutti la capacità di fare miracoli fisici, ma certamente abbiamo tutti la capacità di operare miracoli con il perdono offerto al prossimo, specialmente a coloro che sono malati e abbattuti dal senso di colpa e dai propri errori. Perdonando e amando, anche la vita più ripiegata su se stessa e più disperata acquista nuova forza e si rimette a camminare…

Giovanni don

Chi è un amico?

È colui che entra
in punta di piedi,
senza invadere
lo spazio sacro dell’altro,
senza condizionare
l’unicità,
l’originalità,
l’individualità dell’amico,
senza imposizioni
o richieste faziose
e interessate.

È colui che sta
vicino con la vocazione
di comunicare
fiducia,
stima,
ottimismo,
incoraggiamento
ad andare avanti,
a cavalcare il successo,
a raggiungere traguardi
sempre più alti,
senza invidia
e timore
di essere superato.

È colui che fa
tutto per l’altro,
senza risparmiarsi,
senza rendiconti,
con l’unico desiderio
di condividere
il proprio “tutto”
all’amico,
per ricordarsi reciprocamente
di avere un Amico
che ha lasciato
una lezione unica
sull’amicizia.