Ci impegniamo

Ci impegniamo noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto, né chi sta in basso,
né chi crede, né chi non crede.

Ci impegniamo
senza pretendere che altri s’impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.

Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s’impegna.

Ci impegniamo
perché non potremmo non impegnarci.
C’è qualcuno o qualche cosa in noi,
un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia,
più forte di noi stessi.

Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare
anche quello che non possiamo accettare,
anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all’amore,
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore
c’è insieme a una grande sete d’amore,
il volto e il cuore dell’amore.

Ci impegniamo
perché noi crediamo all’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

(Don Primo Mazzolari)

In ricordo di Ernesto Cardenal

“Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?
Sono una caricatura d’uomo, disprezzato dal popolo.
Si burlano di me tutti i giornali.
Mi circondano i mezzi blindati,
le mitragliatrici sono puntate su di me,
ho intorno filo spinato elettrico.
Tutto il giorno mi chiamano all’appello,
mi hanno tatuato un numero,
mi hanno fotografato tra il filo spinato
e, come in una radiografia,
si possono contare tutte le mie ossa.
Mi hanno strappato la mia identità,
mi hanno condotto nudo nella camera a gas
e si sono divise le mie vesti e le mie scarpe.
Grido chiedendo morfina e nessuno mi ascolta,
grido con la camicia di forza, grido tutta la notte
nell’ospedale dei malati mentali
nel reparto dei malati incurabili
nell’ala dei malati contagiosi
nel ricovero degli anziani,
agonizzo bagnato di sudore nella clinica dello psichiatra,
soffoco nella camera d’ossigeno,
piango nel posto di polizia
nel cortile della prigione
nella camera di tortura nell’orfanatrofio,
sono contaminato dalla radioattività
e nessuno mi si avvicina per timore di contagio.
Ma io potrò parlare di te ai miei fratelli,
ti esalterò nella riunione del nostro popolo.
Risuoneranno i miei inni in mezzo a una gran folla,
i poveri prepareranno un banchetto,
il nostro popolo celebrerà una gran festa,
il popolo nuovo che sta per nascere.”

(E. Cardenal)

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