Costringimi alla bellezza, Signore!

Signore, 
ti ringrazio, 
perché adesso sento dentro di me 
che tu ci sei 
e che è bello stare con te. 
Fa’ che non ti lasci mai. 
Fa’ che mi ricordi di questo momento bello 
anche quando sarò immerso 
nelle cose brutte di tutti i giorni. 
Tu, Signore, sei l’immenso che mi abita 
la luce che mi illumina, 
la bellezza che mi rasserena. 
Resta con me, 
resta con noi, Signore! 
Resta con la tua bellezza 
e rendimi capace 
di lasciare nella mia vita 
impronte di bontà e di armonia, 
di dono e di sorriso. 
Rendimi capace di scoprire la bellezza 
che si svela nel saper perdonare 
chi mi ha fatto soffrire. 
A te, Signore, 
che sei lo splendido, 
il bellissimo in assoluto 
chiedo solo che tu mi costringa alla bellezza, 
che tu mi costringa a tirare fuori 
tutto il bello e lo splendido che c’è in me. 
Io ti lascerò fare, Signore. 
E ti riscoprirò vivo. 
E ti ritroverò risorto. 
Amen.

(D. A. Saporiti)

Grazie perchè ci sei

Tu ci sei non perché ti vedo.
Tu ci sei non perché ti sento.
Tu ci sei non perché ti tocco.
Tu ci sei perché tu ami.
Ci sono anch’io
perché ti amo.

(P. Andrea Panont)

 

Donaci intelligenza

Vieni, Signore Gesù, 
donaci l’intelligenza per vagliare ogni cosa 
e la forza per scegliere ciò che è buono. 
Donaci la voce per gridare di prepararti la strada, 
e coraggio per essere i primi a prepararla. 

Donaci la capacità di essere sempre lieti 
anche quando la tua parola, 
che innalza i piccoli e abbassa i forti, 
ci pone contro la logica umana. 

Donaci di consolare chi sta peggio di noi, 
di confortare chi soffre più di noi, 
di rallegrare chi ha meno gioia di noi, 
di farci vicini a chi ha bisogno di noi. 
Amen!

(T. Lasconi)

Quanto pesa un bicchiere d’acqua?

Siamo all’Università di Berkley, in California. Un professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì. Il corso è uno dei più gremiti e decine di studenti parlano del più e del meno prima dell’inizio della lezione. Il professore arriva con il classico quarto d’ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. ha in mano un bicchiere d’acqua.

Nessuno nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere d’acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell’aula. In silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi. Sembrano dirsi: “Eccoci qua: oggi la lezione riguarderà sicuramente l’ottimismo. Il prof. ci chiederà se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcuni diranno che è mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd diranno che è completamente pieno: per metà d’acqua e per l’altra metà d’aria! Tutto così scontato!”.

Il professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: “Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d’acqua?”. Gli studenti sembrano un po’ spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono: il bicchiere ha certamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi. Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone il suo punto di vista: “Il peso assoluto del bicchiere d’acqua è irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato”. Felice di aver catturato l’attenzione dei suoi studenti, il professore continua: “Sollevatelo per un minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per un’ora e vi ritroverete un braccio dolorante. Sollevatelo per un’intera giornata e vi ritroverete un braccio paralizzato”.

Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psicologia: “In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato. Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante. Lo stress e le preoccupazioni sono come questo bicchiere d’acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostra mente si paralizza.” Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e decide di concludere il suo ragionamento: “Per ritrovare la serenità dovete imparare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete e non su ciò che non volete. Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d’acqua”.

(anonimo)

I quattro figli e il giudizio frettoloso

Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l’ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.

Il primo figlio disse che l’albero era brutto, torto e piegato.

Il secondo figlio disse invece che l’albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.

Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.

L’ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l’albero era carico di frutta, vita e promesse.

L’uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell’albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l’allegria e l’amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.

Se rinunci all’inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell’estate, la bellezza dell’Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti!

Vivi ogni tua stagione con gioia.

(Anonimo)

Evviva chi ci ha preceduto!

Oggi grande festa per la Chiesa, per i credenti, per quanti davvero vogliono seguire il Signore. È la festa dell’Assunzione di Maria al Cielo. Una festa, questa, che mette nuovamente a dura prova la nostra fede, soprattutto quella fede che lega l’Assunzione di Maria a tradizioni non proprio cristiane. Difatti questa festa cade nel giorno del Ferragosto, e cioè di una festa di matrice pagana…che vedeva in questa giornata di “ferie augustee” anche una dedicazione alla dea Diana.

Ebbene, i primi credenti, che sono passati dal paganesimo al cristianesimo, avevano ben capito che dovevano credere al Signore Gesù Cristo e quindi hanno visto bene applicare a parecchie feste pagane delle feste cristiane. Una di queste è proprio l’Assunzione della Beata Vergine Maria, festa che dice l’amore e l’attaccamento dei cristiani alla Madre di Gesù.

In lei i primi credenti hanno visto quella madre affidata da Gesù (vedi vangelo di Giovanni in cui Gesù dalla croce dice: “Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua Madre”.)

Una Madre di cui non si narra la morte ma l’Assunzione: Maria, sulla scia del profeta Elia, è stata “rapita al cielo”. Lei, quindi a ragione, è la Prima persona risorta. La promessa di Gesù si è realizzata.

Lei, che nel canto bellissimo della magnificenza di Dio, dice: Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente….tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Un giorno, mentre ero ad un concerto di matrice protestante, alcuni amici protestanti, sapendo che sono un prete cattolico, mi hanno stuzzicato sulle apparizioni della Madonna addicendo argomentazioni a favore dell’illusionismo e quant’altro pur di confutarne la veridicità.

Io, sinceramente, non avendo argomenti e sapendo la loro propensione “biblica” per cui è vero solo tutto ciò che è scritto, ho detto: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Evidentemente c’è ancora da realizzare che Tutte le generazioni la chiamino beata. Voi, forse siete ancora fuori da questa profezia…perché non la chiamate beata.

Scioccati (io pure scioccato per quella intuizione), non hanno risposto se non dicendo: beh, forse è così, noi ancora non la chiamiamo beata….

E io, rintuzzando: anche credere nella sola scrittura….ci vuole tanta fede. Aprite gli occhi, e prima o poi ci ritroveremo insieme a pregarla.

Davvero questa profezia del magnificat deve realizzarsi.

Ma, vogliamo crescere nella fede in Gesù Cristo? Chiediamolo a Maria. Lei, davvero già risorta (e prova ne sono le innumerevoli apparizioni ancora in corso) ci invita ad un cammino di conversione verso Gesù Cristo.

W Maria, W Gesù.

W Gesù, W Maria.

Amen. Auguri: che Maria Santissima Assunta sia sempre nelle vostre preghiere!

(d. Nazareno Galullo)

Maria-Assunta

 

BUONA FESTA DELL’ASSUNTA!

Con la tua anima

Con la tua anima la mia s’è mescolata, 
come l’acqua col vino. 
E chi può separare il vino dall’acqua? 
chi te e me dalla nostra unione? 
Tu sei divenuto il mio io più grande: 
giammai il piccolo io voglio tornare. 
Tu hai accettato la mia essenza: 
non dovrei io accettare la Tua? 
Mi hai approvato per l’eternità, 
sì che io non possa per l’eternità negarti. 
Mi ha penetrato il Tuo aroma d’amore, 
e più non lascia il mio midollo. 
Come flauto io giaccio tra le tue labbra, 
e come liuto sul tuo grembo. 
Soffia! Ed io emetterò sospiri, 
che io sembro al mondo esultare. 
Tocca! Ed io vibrerò di pianti. 
Sì dolci i miei pianti e sospiri, 
che io sembro al mondo esultare. 
E tu giaci nel fondo dell’anima mia 
con il riverbero del tuo cielo.

(J. Al-din Rumi)

Gollum o Gesù?

paradisi fiscali (colored)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
(dal Vangelo di Luca 12,32-48)

Una delle figure più originali e riuscite della Trilogia filmica tratta dal romanzo epico di Tolkien “Il Signore degli anelli”, è sicuramente Gollum, un personaggio che ha un ruolo importante nello sviluppo della complessa storia.
Gollum si presenta come un essere molto strano e ambiguo, in continuo bilico tra bene e male, la cui lunghissima vita è stata segnata dal ritrovamento e dalla perdita di quello che considera il suo tesoro più grande che odia e ama allo stesso tempo: l’anello di Sauron.
Nella trilogia filmica di Peter Jackson (nei cinema tra il 2001 e il 2003) Gollum usa spesso una frase che è diventata presto un tormentone tra coloro che avevano visto il film, quando riferendosi all’anello con voce sibilante dice più volte “il mio tessssoro!!!”, mostrando un ossessione autodistruttiva nei confronti di questo oggetto che lo porta anche a tradire gli amici.
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Per Gollum l’anello è il cuore della sua vita. Per avere questo anello era arrivato ad uccidere, e pian piano diventa la sua condanna, perché avvelena la sua mente e lo porta a vivere nell’isolamento da tutto e da tutti.
La massima del Vangelo pronunciata da Gesù (“dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore “) è certamente molto antecedente ai racconti di Tolkien e ai film di Jackson, ma ne vedo un legame suggestivo e un modo per capire meglio le parole evangeliche.
Il Signore sta dando ai suoi discepoli e a tutti coloro che lo seguono una grande lezione sulla Provvidenza (capitolo 12, 21-32) . Gesù vede attorno a se persone così profondamente legate e dipendenti dal denaro e dalla ricchezza da diventarne schiave. Affidarsi alla Provvidenza non significa vivere alla giornata e non badare alle necessità materiali, ma per Gesù significa non perdere il cuore della vita che sta nella relazione viva con Dio e con il prossimo. Il Regno di Dio non è questione di cose materiali, ma di relazioni nuove e di una semplicità che rendono l’uomo davvero libero, anche se privo di tutto materialmente. L’invito ad accumulare un tesoro in cielo, è l’annuncio di uno stile nuovo di vita possibile a tutti, uno stile che ha bisogno però della disponibilità a rivoluzionare il modo di vedere se stessi, la propria vita e il mondo.
Gesù propone ai suoi la conversione dall’accumulare per se al donare e condividere con gli altri, vedendo l’elemosina non come una forma di impoverimento personale, magari vissuto in modo eroico e solo come sacrificio fine a se stesso, ma proprio come strada di arricchimento e liberazione.
Se per accumulare tesori in terra significa trattenere per se il più possibile e iniziare a preoccuparsi dei ladri che possono rubare, accumulare tesori in cielo è possibile proprio nella strada contraria, cioè condividendo con il prossimo, specialmente con chi è più povero.
Ma il nostro cuore dov’è? In cosa poniamo la nostra fiducia e felicità?
Gollum del Signore degli anelli è consumato da suo tesoro, anche quando non lo ha più materialmente in mano, perché gli è stato portato via. E’ addirittura abbruttito dal questa ossessione che oramai lo ha sfigurato anche dentro oltre che fuori.
Giro la domanda a me stesso e mi chiedo: dov’è il mio tesoro? In cielo o stretto nelle mie mani?
Chi mi incontra mi trova libero dai beni e “avido” solo di amore, oppure mi trova chiuso e preoccupato solo di me stesso e avido di quel poco o tanto che riesco ad accumulare?
Ho il volto di Gollum o il volto di Gesù?

Giovanni don

Perchè complicarsi la vita?

Ti manca una persona? Chiamala. 
Vuoi vedere una persona? Invitala. 
Vuoi che le persone ti comprendano? Spiegati. 
Hai delle domande? Falle. 
Qualcosa non ti piace? Dillo. 
Qualcosa ti piace? Affermalo. 
Vuoi qualcosa? Chiedi. 
Ami qualcuno? Diglielo. 

Nessuno saprà cosa ti passa per la mente. È meglio esprimerlo piuttosto che aspettarselo. 
Hai già dei “no”, prenditi il rischio di un “sì”. 
Noi abbiamo questa vita… Rendiamola semplice!

(Anonimo)

Come Dio creò l’amico

Dio, nella sua estrema saggezza, osservando l’uomo, notò che oltre alla moglie, ai genitori e ai figli necessitava di qualcun altro per completare la sua felicità ed allora Egli decise di creare un tipo molto speciale. E per raggiungere lo scopo si propose di unire alcune buone qualità per formare questa persona molto speciale.

Egli unì la pazienza, la comprensione, l’affetto e l’amore che sono tipici della madre.

Adattò un po’ di determinazione, di forza e di decisione estratti del padre.

E vedendo che ancora mancava qualcosa mescolò, con tutto quello, la purezza, la spontaneità, l’allegria, l’irriverenza e la sincerità dei bambini.

Per dare il tocco finale, Egli aggiunse la pazienza e la moderazione dei nonni.

Da tutto questo emerse un qualcuno molto speciale, importante e fondamentale nella vita di tutti noi.

Da tutto quel miscuglio di buone qualità, da tutto ciò che è buono, creò l’Amico.

(Anonimo)

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