L’amplificatore

Sergio aveva una voce debolissima, era quasi afono; viveva però tra persone che avevano il compito di parlare in pubblico. Tutti, tranne lui, avevano una voce potente. A stento a lui era concesso di parlare o di cantare in pubblico: la sua voce era troppo debole.

Ma un giorno avvenne che gli ascoltatori si lamentassero perché non riuscivano a comprendere le parole e il canto di coloro che, come tromboni, avevano la voce rimbombante, mentre cominciarono a congratularsi con Sergio perché quando parlava o cantava si faceva sentire forte e chiaro. Come mai? Perché gli altri tromboni, fidandosi della loro voce potente, non si curavano del microfono, mentre Sergio metteva sua poca voce nel microfono che l’amplificava benissimo.

Allo stesso modo tanta gente per pregare usa il breviario, il canto gregoriano, la polifonia, la liturgia, pronuncia correttamente le parole, eccetera, ma Dio non li sente perché sono senza microfono, senza amplificatore; mentre Dio sente e ascolta la preghiera dell’utile che mette la sua debolezza nelle mani di Gesù, presente tra i fratelli che si amano. La voce che arriva a Dio è quella amplificata dal coro dei fratelli che si amano: chi prega da solo non si fa sentire.

Ecco perché prima di andare in chiesa, bisogna riconciliarsi con il fratello: l’amore fraterno è il megafono che udire la nostra preghiera a Dio.

(P. A. Panont)

 

 

 

 

 

 

 

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