T’ho trovato

T’ho trovato in tanti luoghi, Signore! 
T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, 
nella penombra del tabernacolo 
di una cattedrale vuota, 
nel respiro unanime d’una folla 
che ti ama e riempie 
le arcate della tua chiesa di canti e d’amore. 
T’ho trovato nella gioia, 
ti ho parlato al di là del firmamento stellato, 
mentre a sera, in silenzio, 
tornando dal lavoro a casa. 
Ti cerco e spesso ti trovo. 
Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. 
Un dolore un qualsiasi dolore 
è come il suono della campanella 
che chiama la sposa di Dio alla preghiera. 
Quando l’ombra della croce appare, 
l’anima si raccoglie 
nel tabernacolo del suo intimo 
e scordando il tintinnio della campana 
ti «vede» e ti parla. 
Sei Tu che mi vieni a visitare. 
Sono io che ti rispondo: 
«Eccomi Signore, Te voglio, Te ho voluto». 
E in quest’incontro l’anima non sente il dolore, 
ma è come inebriata del tuo amore: 
soffusa di Te, impegnata di Tu: io in Te, Tu in me, 
affinché siamo uno. 
E poi riapro gli occhi alla vita, 
alla vita meno vera, 
divinamente agguerrita, 
per condurre la tua guerra.

(C. Lubich)