La preghiera è relazione

preghiera a richiesta (colored)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
(dal Vangelo di Luca 11,1-13)

Oggi è finito il mese di GREST (Gruppo ESTivo) in parrocchia.
Per tutto luglio, ogni mattina da lunedì a venerdì, gli ambienti parrocchiali si sono riempiti di bambini, ragazzi e giovani, circa 300, per passare insieme il loro tempo tra giochi e laboratori di manualità. Abbiamo fatto anche alcune gite tutti insieme, e ieri sera si è svolta, con la partecipazione di tutte le famiglie, la festa conclusiva.
E’ stato un mese molto intenso non solo per me, ma per tutti i ragazzi e specialmente per gli animatori.
La cosa che ho trovato più difficile e impegnativa per me è stata, lo ammetto, proprio la preghiera con i ragazzi. Ogni mattina, dopo i saluti e balli di benvenuto, c’era sempre un quarto d’ora di preghiera guidata dal sottoscritto.
Non è facile far pregare i ragazzi, perché non è questione di fare dire delle preghiere insieme, ma si tratta di far fare loro un esperienza spirituale comunitaria che tocchi il cuore e la vita.

Nel Vangelo gli apostoli chiedono a Gesù “insegnaci a pregare”. Gli fanno questa domanda dopo che lui è stato in preghiera. Mi immagino che la domanda è nata in loro dopo aver visto con quale intimità e profondità Gesù pregava. Volevano entrare in quello stile di relazione profonda con Dio che aveva Gesù, loro maestro. Non chiedono che siano insegnate loro delle preghiere. Di preghiere, riti e formule ne hanno più a sufficienza nella loro tradizione religiosa ebraica. Il problema non sono le cose da dire ma lo stile e “l’anima” della preghiera.
La risposta di Gesù è la preghiera del “Padre nostro”, nella versione che ci riporta l’evangelista Luca, che ha non poche differenze da quella che conosciamo bene e che si trova nel vangelo di Matteo.
Ma queste differenze lessicali tra i racconti evangelici, sono li a ricordarci che Gesù non ha insegnato una formula, bensì un modo di entrare in relazione con Dio. Ai discepoli che chiedono come pregare, lui risponde usando prima di tutto l’immagine di un Padre e più avanti quella dell’amico che va dall’altro amico. Dio come Padre, Dio come amico. E’ questo il primo insegnamento da cogliere e imparare bene.
E chi siamo noi quando preghiamo? Siamo come figli di un padre del quale conosciamo la bontà, sicuri che non ci darà mai qualcosa di cattivo, anche quando sembra non esaudire subito le nostre richieste. Noi siamo come quell’amico che va sicuro dal proprio amico del cuore che non delude mai le aspettative e sul quale può contare sempre.
Ripensando al GREST e ai momenti di preghiera di queste quattro settimane, non posso dire che sono stati momenti spirituali particolarmente esaltanti e ben riusciti. I ragazzi, specialmente quelli più grandi, fanno fatica a lasciarsi andare e a pregare con i loro coetanei. Ma sono sicuro che proprio l’esperienza di forte amicizia e di servizio reciproco sperimentata in queste settimane, ha lasciato il segno giusto dentro di loro in modo da capire che così è Dio con loro e loro con Dio. La preghiera fatta in un contesto comunitario freddo e senza relazioni umane vere e ricche, è una preghiera che non arriva al cuore e rischia di trasformarsi in rituali e formule, ma senza relazione vera con Dio.
Chiedendo a Gesù di insegnarci a pregare, lui con il Vangelo ci risponde che la preghiera la impariamo proprio amando chi abbiamo vicino e costruendo tra noi relazioni di famiglia e di amicizia forti e appaganti. Solo così quando diciamo “Padre…” nella preghiera, quella parola scalderà davvero il cuore, e quando chiederemo qualcosa a Dio, sentiremo che ci stiamo rivolgendo non ad un padrone anonimo, ma ad un amico che sicuramente ci darà sempre cose buone.

Giovanni don