Accetto di tacere

Signore, accetto di tacere per sentire ciò che non è udibile.

Accetto di fare silenzio per ascoltare una voce che non sia la mia soltanto.

Accetto di non sapere per accogliere un messaggio misterioso della vita.

Ecco, con pazienza sto in ascolto:

vieni, Signore della vita, perché io viva la vita per intero;

vieni, Dio della felicità, perché io gusti per intero la felicità;

vieni, Dio della speranza, perché io lotti con speranza per la vita e la felicità di ogni creatura;

vieni, Dio della meraviglia e della certezza,

ma insieme poni nel cuore di ciascuno la consapevolezza che felicità è vivere alla tua presenza.

Amen.

(Centro di Pastorale Giovanile)

Il vino della gioia

Se tu bevi quel vino che Dio stesso ti offre, sei nella gioia. Non è detto che tale gioia sia sempre facile, libera dal dolore e dalle lacrime, ma è gioia. Ti può capitare di bere quel vino della volontà di Dio nelle contraddizioni e nelle amarezze della vita, ma senti la gioia. Dio è gioia anche se sei crocifisso. Dio è gioia sempre. Dio è gioia perché sa trasformare l’acqua della nostra povertà nel vino della Risurrezione. E la gioia è la nostra riconoscente risposta. Sì, il discepolo di Gesù deve vivere nella gioia, deve diffondere la gioia, deve “ubriacarsi” di gioia. E questo sarà sempre il suo vero apostolato.

(C. Carretto)

Pane bianco, pane nero

Attorno a te il pane non manca. Non si tratta solo del pane di farina.

Tu stesso hai bisogno di altro pane per vivere una vita veramente umana:il pane bianco dell’amicizia, dell’accoglienza, del rispetto, dell’aiuto reciproco, dell’amore fraterno, della giustizia e della libertà, quello dei diritti e delle responsabilità, quello della salute e della cultura.

Tutto questo condividilo: sarai fratello con tutti gli uomini.

Ma c’è anche il pane nero: quello della povertà, della sofferenza, della solitudine, della disperazione, della malattia, dell’ignoranza.Se non saprai condividere anche questo, non sei discepolo del Signore.Supera ogni barriera: di nazionalità, di razza, di colore e di classe, e allarga la tua comunione a livello universale:solo così sarai testimone del Risorto.

Se non condividerai il pane, quello bianco e quello nero, resterai nella situazione dei due discepoli di Emmaus: erano vicinissimi al Cristo camminavano accanto a Lui, ma non potevano riconoscerlo.

Lo riconobbero solo allo spezzare del pane.

(Cardinale Kim)

La gioia e il dolore

Allora una donna chiese: Parlaci della Gioia e del dolore.
Ed egli rispose: La vostra gioia è il dolore stesso senza maschera. E la fonte stessa dalla quale scaturisce il vostro riso, è stata spesso piena di lacrime. E come potrebbe essere diversamente? Quanto più a fondo scava il dolore nel vostro essere, tanta più gioia potrete contenere. Quando siete felici, guardate in fondo al vostro cuore e scoprirete che è solo quello che vi ha procurato dolore a darvi gioia. Quando siete tristi, guardate ancora dentro di voi e scoprirete di piangere per quella che è stata la vostra gioia. Alcuni dicono: “La gioia è più grande del dolore”, altri dicono: “No, è più grande il dolore”. Ma io vi dico che sono inseparabili. In verità siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia. Soltanto quando siete vuoti, state fermi in equilibrio.

(K. Gibran)

La pace tornerà

La pace tornerà se credi che il sorriso è più di un’arma, che quanto unisce è più di quanto divide, che la diversità è un arricchimento.

La pace tornerà se preferisci la speranza al sospetto, se fai tu il primo passo verso l’altro, se ti rallegri per la gioia del vicino.

La pace tornerà se stai dalla parte del povero e dell’oppresso, se l’ingiustizia che colpisce questi ti ferisce quanto quella che subisci tu.

La pace tornerà se sai donare con amore un po’ del tuo tempo, accettare il servizio che l’altro ti offre, condividere con cuore il tuo pane.

La pace tornerà se rifiuti di battere la tua colpa sul petto degli altri, se accetti la critica e ne trai profitto; se valorizzi l’opinione diversa dalla tua.

La pace tornerà se ritieni la collera una debolezza e non una forza; se vedi nell’altro anzitutto un fratello, se credi che la pace è possibile.

…Allora la pace tornerà.

(Anonimo)

viaL’angolo dei Ritagli – QUMRAN NET – Materiale pastorale online.

Dio regala gioia a chi produce amore

Gesù amava i banchetti, li adottava a simbolo della fraternità e a pul­pito del suo annuncio di un Dio e un mondo nuovi. Invi­tarlo però era correre un bel rischio, il rischio di gesti e pa­role capaci di mettere sottosopra la cena, di mandare in crisi padroni e invitati.

Ed ecco che, presso un capo dei farisei, diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti, no­tando come entrare nella sala era entrare in un clima di competizione, osservando co­me si dissolveva in invidie e rancori il senso della cena in­sieme che è la condivisione. Vedendo la corsa ai primi po­sti, reagisce opponendo a quella ricerca di potere un ge­sto eloquente e creativo:

Quando sei invitato va a met­terti all’ultimo posto. Ma non per umiltà, non per modestia, ma per creare fraternità, per dire all’altro: prima tu e dopo io; tu sei più importante di me; vado all’ultimo posto non perché io non valgo niente, ma perché tu, fratello, sia servito per primo e meglio. L’ultimo posto non è una condanna, è il posto di Dio, venuto per ser­vire e non per essere servito. La pedagogia di Gesù è «opporre ai segni del potere il po­tere dei segni» (Tonino Bello), segni che tutti capiscono, che parlano al cuore. All’ultimo posto non per umiltà ma per rovesciare, per invertire la sca­la di valori su cui poggia la nostra convivenza e per delinea­re un altro modo di abitare la terra.

E poi, rivolto a colui che l’ave­va invitato, aggiunge: Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini. Sono i legami normali che garantiscono l’eterno equilibrio del dare e del­l’avere, la difesa dei tuoi beni e gli interessi del tuo gruppo; sono i legami che tengono in­sieme un mondo che si difen­de e si protegge, che segue la legge un po’ gretta della reci­procità e del baratto, e che non crea inclusione.

Ma c’è, alla periferia del tuo, un altro mondo, e ti riguarda: Quando offri una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi. Ac­cogli quelli che nessuno ac­coglie, crea comunione con chi è escluso dalla comunio­ne, dona senza contraccam­bio, dona in perdita a coloro che davvero hanno bisogno e non possono restituire nien­te. Gesù ha un sogno: un mon­do dove nessuno è escluso, u­na città da costruire partendo dalle periferie, dagli ultimi del­la fila, dagli uomini del pane a­maro.

«E sarai beato perché non han­no da ricambiarti». Sarai bea­to, troverai la gioia e il senso pieno del vivere nel fare le co­se non per interesse, ma per generosità. È la legge della vi­ta: per star bene l’uomo deve dare, amando per primo, in perdita, senza contraccambio. Sarai beato: perché Dio rega­la gioia a chi produce amore.

(P. Ermes Ronchi)