Ieri mi sono preso un giorno di pausa dalla cultura etrusca che ormai mi coinvolge, e sono tornato all'archeologia paleocristiana. L'occasione è stata data dalla presentazione, presso il Motor Village della FIAT di Viale Manzoni, dei lavori di restauro compiuti dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra presso l'ipogeo degli Aureli. Questo monumento, scoperto negli anni'20 in seguito alla realizzazione di un garage, costituisce uno degli esempi più interessanti della tipologia degli ipogei di diritto privato, realizzato dalla famiglia degli Aureli nei primi decenni del III secolo in una zona posta allora al di fuori dalla cinta muraria di Roma. L'eccezionalità del monumento è data dalla straordinaria decorazione pittorica che ha dato origine a molte e controverse interpretazioni, leggendo il monumento, a seconda degli studiosi, come cristiano, pagano od eretico. L'occasione di ieri è originato da un lavoro di restauro che, grazie all'uso della moderna tecnologia del laser, ha permesso di scoprire particolari precedentemente sconosciuti e di recuperare alcuni colori andati perduti. Di fronte a un pubblico particolarmente nutrito si sono succeduti gli interventi di Sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, di Melchiorre Drogo, a nome della Fiat, di Mons. Giovanni Carrù, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e del Prof. Fabrizio Bisconti, sovrintendente archeologico delle Catacombe della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. I relatori hanno ribadito, secondo diverse angolazioni l'importanza del monumento per quanto concerne l'archeologia e l'iconografia, rifacendosi sopratutto al contesto culturale dell'età severiana in cui si data realizzazione dell'ipogeo, periodo caratterizzato da un momento di tolleranza e di dialogo, termine più volte richiamato dal Card. Ravasi anche con riferimento alla situazione attuale. Mons. Carrù ha iniziato una prima presentazione dell'ipogeo ripercorrendo anche alcune ipotesi precedenti ed evidenziando la maggiore libertà compositiva rispetto alle catacombe. Il Prof Bisconti ha iniziato soffermandosi sul particolare del volto di una delle teorie di filosofi che costituiscono uno degli elementi ricorrenti nella decorazione dell'ipogeo, legato a questa famiglia, probabilmente di liberti, i cui nomi ricorrono nel grande mosaico pavimentale e in una iscrizione marmorea frammentaria. l'ipogeo presenta una struttura semiipogea con un recinto funerario e una prima serie di pitture, con filosofi in un ambiente porticato da alcuni interpretato come riproposizione reale di una villa rustica posta là vicino. Inoltre abbiamo due pitture frammentari la cui interpretazione ha variato con un significato sia cristiano che pagano: una presenta una figura maschile, la gamba di una femminile e un serpente (Adamo ed Eva, ma anche Eracle nel giardino delle Esperidi) l'altra una figura in atto di crearne un'altra (Dio che crea l'uomo oppure Prometeo): Scendendo nell'ipogeo siamo accolti dalle pitture più belle, la teoria di filosofi che corre appresso alle pareti, un personaggio rappresentato nell'atto di aprire un rotolo, molto probabilmente uno degli Aureli in veste di filosofo. Ma è sulle pareti laterali che abbiamo le scene più belle: una è quella di un cavalieri che lascia un gruppo, passa una porta (simbolo dell'altromondo) e, dopo aver incontrato un gruppo arriva in una città ideale (ancora da restaurare), mentre sull'altra parete abbiamo la scena maggiormente restaurata e grazie al restauro si è potuto identificare con certezza la scena centrale come quella dell'incontro tra Ulisse e la maga Circe con i compagni che ritornano umani, mentre in fondo è letteralmente apparsa una scena in cui abbiamo un personaggio femminile (molto probabilmente l'Aurelia Prima del mosaico) che, davanti a un piccolo edificio rende l'omaggio funebre ai corpi dei fratelli. La seconda sala, non restaurata nuovamente, presenta sulla volta i 3 personaggi in atteggiamento da filosofi e nelle pareti teorie di personaggi in vesti filosofiche.
Dopo la presentazione, c'è stato un breve rinfresco a cui hanno fatto seguito le visite guidate all'ipogeo, compiute dai dottorandi del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana che hanno collaborato al progetto.
Si tratta di un monumento di particolare bellezza per le pitture, oggi ancora più visibili, che ci danno testimonianza di un felice momento della società romana in cui culture e credenze diverse coesistevano assieme.
Interno dell'ipogeo
Volto dell'Ipogeo