VORREI ESSERE

Spesso, o Signore, ho desiderato essere altro. 
Cosa vorrei essere? 
Vorrei essere aquila per volare in alto, guardare in basso, 
e individuare chi poter salvare. 
Vorrei essere ape per posarmi sui fiori 
e produrre tanto miele di bene. 
Vorrei essere cane per rimanere fedele al mio Padrone 
e vegliare sul gregge affidatomi. 
Vorrei essere cicale per cantare le tue lodi 
e consumare la mia vita in una stagione. 
Vorrei essere radice per dare vita alla chioma 
e ospitare tutti quelli che sono stanchi della loro esistenza. 
Vorrei essere cima di monte per stare più vicino a te, Signore, 
e ascoltarti nel silenzio. 
Vorrei essere granello di polvere che, pur essendo così piccolo, 
tuttavia mi ricorda la mia fine. 
Vorrei essere giglio di campo per capire la bellezza del creato 
e rendere gloria a te, Creatore. 
Vorrei essere delfino per scoprire la profondità dell'Oceano, 
e, nel silenzio, tessere le tue lodi. 
Vorrei essere universo per scoprire la mia piccolezza 
ed apprezzare di più la tua grandezza. 
Vorrei essere… 
Aiutami, o Signore, ad essere quello che sono 
sperando di diventare migliore.

Antonio Merico

 

9 ANNI!!

9_Year_Olds_Birthday_Cake_Royalty_Free_Clipart_Picture_090131-165918-660042Oggi sono 9 anni esatti che ho
iniziato questo blog..
tantissime cose sono cambiate 
nel frattempo, ma la voglia di 
scrivere e di condividere resta
la stessa!!
Un grazie a chi mi ha visitato,
incoraggiato, apprezzato e anche criticato…

 

OGNI GIORNO E' DA VIVERE

Ogni mattina
è una giornata intera
che riceviamo dalle mani di Dio.
Dio ci dà una giornata intera
da lui stesso preparata per noi.
Non vi è nulla di troppo
e nulla di "non abbastanza",
nulla di indifferente
e nulla di inutile.
È un capolavoro di giornata
che viene a chiederci di essere vissuto.
Noi la guardiamo
come una pagina di agenda,
segnata d'una cifra e d'un mese.
La trattiamo alla leggera
come un foglio di carta.
Se potessimo frugare il mondo
e vedere questo giorno elaborarsi
e nascere dal fondo dei secoli,
comprenderemmo il valore
di un solo giorno umano.

(Madeleine Delbrel)

 

Il tempo

C’è il tempo da riempire
e il tempo da vivere. 

Il tempo dell’efficienza tecnologica
e il tempo della laboriosità e delle responsabilità.

Il tempo dei molti incontri fuggevoli
e il tempo dell’ascolto e della condivisione.

Il tempo “libero” ma serrato e vincolato
e il tempo della fedeltà e della creatività.

Il tempo del consumo
e il tempo del dono e della gratuità

Il tempo dell’assordamento
e il tempo del silenzio.

Il tempo dell’utilità immediata
e il tempo del gustare e dell’assaporare.

Il tempo del “tutto subito”
e il tempo dell’attesa.

Il tempo dell’avere
e il tempo dell’essere.

Il tempo dei compromessi
e il tempo della scelta.

(anonimo)

PRENDETE IL TEMPO

L’olio Del Tempo Da Non Perdere

 

vergini moderne (colored)

DOMENICA 6 novembre 2011

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.

Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

(dal Vangelo di Matteo 25,1-13)

Un amico prete, con il quale ogni settimana mi trovo per riflettere sulle letture della domenica, mi ha fatto notare una piccola ma decisiva incongruenza nel racconto. Lui dice spesso che proprio dietro queste incongruenze apparenti dei racconti evangelici ci nascondono gli insegnamenti più profondi. Sembrano messe li apposta per suscitare interrogativi e domande… e andare così in profondità.

La pagina del Vangelo di conclude con una sentenza che vorrebbe essere il riassunto dell’insegnamento. Gesù dice: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. La parabola parla di uno sposo che arriva nel cuore della notte e queste dieci ragazze sono li proprio per accompagnarlo con le loro lampade alla festa (come era usanza a quel tempo). Vegliare dovrebbe significare “stare svegli” in modo da accorgersi quando arriva lo sposo… Se fosse così allora tutte e dieci le ragazze non sono state capaci di “stare sveglie”, perché il racconto dice espressamente che “…poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. Non hanno dunque vegliato! Tutte e dieci hanno fatto fatica ad aspettare e la pesantezza del sonno ha prevalso. Ecco l’incongruenza del racconto: anche le sagge non hanno vegliato e sono addormentate! Perché allora Gesù dice di “vegliare”? Che cosa dunque significa “vegliare”?

L’attesa dello sposo è iniziata ben prima del momento nel quale si sono messe per strada da aspettare che passi lo sposo. L’attesa e la preparazione sono iniziate già in casa con la preparazione delle lampade. E’ in quel momento remoto del racconto che inizia la separazione tra le dieci ragazze. Cinque infatti preparano una riserva d’olio per le lampade, le altre cinque non portano via alcuna riserva. Se lungo la strada sembrano tutte prese allo stesso modo, per l’imminenza dell’arrivo dello sposo, è nella preparazione che dimostrano di essere sveglie le prime, che portano l’olio, e assai poco sveglie le seconde che non portano nulla. Dal loro atteggiamento, chiunque le conosce, vedendole uscire di casa, può già immaginare con quale atteggiamento si preparano per questo incontro con lo sposo, che si sa che avverrà…ma non con precisione! Le ragazze definite “sagge” hanno un vero atteggiamento di attesa e per loro il tempo che prepara il momento dell’incontro è tutto orientato a questo. Le ragazze definite “stolte” perdono infatti il tempo e non sembrano realmente intenzionate ad incontrare questo sposo. Si potrebbe dire che il tempo delle stolte è fuori sincrono con il tempo dello sposo, e il tempo perso a recuperare l’olio, alla fine fa loro perdere il momento dell’incontro.

    Con questa parabola Gesù ovviamente parla del tempo della venuta del Messia, un tempo che i suoi contemporanei non hanno saputo riconoscere. Parla ai suoi discepoli invitandoli a non buttare via il tempo della vita, ma ad impiegarlo per incontrare il Signore che viene.

    Il cristiano leggendo questa parabola ha come una scossa e una esortazione interriore a vivere il proprio tempo con la consapevolezza che questo incontro con il Signore (qui identificato in modo bello e gioioso con uno sposo… e non un becchino!!) avviene non solo alla fine dei tempi, ma anche nella storia di ciascuno.

    Tante volte il Signore ci passa vicino… forse siamo anche noi affaticati e addormentati nella vita che a volte è oscura come la notte. Abbiamo preparato una riserva di olio per tenere accese la speranza e la fede? In questo olio vedo la lettura e meditazione della Parola di Dio, vedo la carità di piccoli gesti, vedo la preghiera del cuore… Questo olio va preparato con cura e messo da parte, perché non ci verrà dato da nessuno se non ce lo procuriamo noi per tempo, nel tempo che abbiamo.

    In questa parabola vedo anche un bel insegnamento a vivere il tempo delle nostre relazioni umane, simile al tempo dell’incontro con il Signore. Le persone ci passano accanto e desiderano incontrarci a volte in modo improvviso e non sempre secondo i tempo da noi stabiliti. Per tempo dunque dobbiamo preparaci, con l’olio dell’amorevolezza, con l’olio dell’ascolto, con l’olio della pazienza. Se questo olio lo mettiamo per tempo nei piccoli vasi spirituali che abbiamo dentro di noi, quando verrà il mento improvviso di accedere le lampade non saremo impreparati… Nessuno infatti ci potrà dare l’olio della vita interiore quando ci sarà utile, se non l’avremo preparato e messo da parte in noi.

    Il tempo che abbiamo va vissuto in modo saggio… vegliando, sia in attesa del Signore che ci vuole incontrare, sia in attesa dei nostri fratelli, che anche loro ci vogliono incontrare…

 

Giovanni don

Missione è

Missione è
partire, camminare, lasciare tutto,
uscire da se stessi, rompere la crosta
di egoismo che ci chiude
nel nostro Io.

È smettere di girare
intorno a noi stessi
come se fossimo
il centro del mondo e della vita.

È non lasciarsi bloccare
dai problemi del piccolo mondo
al quale apparteniamo:
l'umanità è più grande.

Missione è sempre partire,
ma non è divorare chilometri.
È, soprattutto, aprirsi agli altri
come a fratelli,
è scoprirli e incontrarli.

E, se per incontrarli e amarli
è necessario attraversare i mari
e volare lassù nel cielo,
allora missione è partire
fino ai confini del mondo.

(Dom Hélder Camara)

La Gioia

O Dio, tu sei per noi padre, madre, fratello,
amico, maestro, ricchezza.

Tu sei tutto, tu il solo rifugio:
aiutaci a vivere in te, in te solo.

O amore infinito,
dona ai nostri cuori aridi un po’ del tuo amore.

O Signore, rendi pura l’anima dei tuoi servi:
non vedano le ombre di alcun essere.

O Padre pieno di amore,
trasporta i tuoi servi
fuori dei brevi limiti personali.

Il nostro io prenda il volo nell’infinito cielo
come goccia nell’immenso oceano.

O Signore, dimora in noi:
le tue parole, i tuoi pensieri,
le tue azioni siano le nostre.

Tu sei la pace immutabile,
Tu sei l’eterno, l’incomprensibile,
l’infinita gioia.

Ramdas

Quando l'amore ti chiama

Quando l'amore ti chiama
sul palco della vita
senti l'inquietudine e la debolezza
e il cuore batte più velocemente.
Non fuggire,
perché dietro le quinte ci sono tanti cuori,
piccoli e grandi,
che si prodigano per te
affinché tu sia fedele al ruolo
che la Provvidenza ti ha affidato!

(Ivan Bodrozic)

 

DUE NOVEMBRE

NOVEMBRE

Ogni tomba 
un fiore.
Ogni fiore
una preghiera.
Respiro
profumi antichi
di nostalgie,
ma, oggi,il cielo
non piange
le sue lacrime.

Sorride
alla luce,
alle pieghe
di questa preziosa
vita,
a noi,
ancora per mano,
nel breve spazio
di un vasto giorno.

Franca Martin

Ho scelta questa poesia 
nel giorno in cui ricordiamo 
i nostri fratelli che
ci aspettano in Cielo. 

FESTA DI TUTTI I SANTI

La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di spe­ranza, di fede. Una delle giornate più intelligenti, più raf­finate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l'umanità, del­l'umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giusti­zia, dell'umanità che sembrava perdente e invece è vittoriosa. E’ la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calen­dario e che veneriamo sugli alta­ri, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di pie­di, senza che nessuno si accor­gesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti no­stri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo. Ho letto di un anziano parro­co di campagna che nel giorno di Tutti i Santi, per far capire al­la sua gente che si dovevano ri­cordare tutti i cristiani santi che stanno in Paradiso toglieva le im­magini e le statue dagli altari. U­na stranezza se volete, ma che voleva anche sottolineare il fatto che di solito, una volta che ab­biamo messo i santi sugli altari, li ammiriamo, li invochiamo, ma non li imitiamo, perché pensiamo che siano troppo eroi per vivere come loro. Ma non è così. Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una mol­titudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metter­lo in pratica. Sono questi i santi che salva­no la terra. C'è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che so­no sulla terra, che noi continuia­mo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostan­te il tanto male che c'è nel mon­do. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: “una molti­tudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua”. La definizione più bella dei santi è quella che ho sentito da un bambino di una scuola materna. La maestra aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate lu­minose. A scuola di catechismo ho domandato ai bambini: Chi sono i santi? Un bambino mi ha risposto: “Sono quelli che fanno passare la luce”. Stupenda defi­nizione: i santi fanno passare la luce di Dio che continua ad illu­minare il mondo. Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere an­che noi chiamati alla santità, per­ché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo? E San Gio­vanni che ce lo ricorda:“Caris­simi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente… ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sap­piamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo si­mili a lui, perché lo vedremo co­sì come egli è”. Ma quale è la strada della san­tità? Gesù ce l'ha indicata con l' annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve con­frontarsi. È il portale d'ingresso del Discorso della Montagna, la “carta costituzionale del cristia­nesimo”. Ogni regno ha le proprie leg­gi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ul­timo segno della nostra somi­glianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna esse­re felici. 

 A cura di Gianni Sangalli della Rivista mensile “Maria Ausiliatrice” Torino. 

BUONA FESTA

DI TUTTI I SANTI!!!!