Può finire la religione ma non Dio

fine del mondo (colored)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
(dal Vangelo di Marco 13,24-32)

Dove Gesù pronuncia queste parole? Non è affatto secondario sapere il luogo di questo dialogo con i discepoli…
Siamo davanti al Tempio di Gerusalemme, il luogo che per gli ebrei è il più sacro e che domina la città. L’evangelista Marco indica esattamente da quale prospettiva Gesù sta guardando il Tempio con i suoi discepoli, è dal monte degli Ulivi. Da li si vede molto bene il maestoso terrapieno e la muraglia costruita da Erode il Grande che sorregge tutto lo spazio fatto di portici, portali, scalinate e cortili, e infine il tempio vero e proprio che sta nel mezzo della vastissima spianata. Quando sono stato con i giovani questa estate a Gerusalemme, la guida ci ha fatto fermare per osservare quel che rimane del tempio proprio dal monte degli Ulivi, al di la della valle del Cedron. Del favoloso e sacro Tempio ebraico non è rimasta che la spianata e parte dei contrafforti e mura che sorreggevano la parte superiore che è stata sostituita dalle grandi moschee islamiche. Guardando oggi viene proprio da dire che Gesù aveva ragione quando all’inizio di questo capitolo 13 del Vangelo di Marco, mentre tutti guardano al Tempio e sono affascinati dalla sua bellezza e grandezza, lui ne preannuncia la profanazione e completa distruzione.

visione di Gerusalemme dal monte degli Ulivi. in primo piano la spianata del Tempio con le due moschee al posto del Tempio distrutto


Nelle parole del Vangelo di oggi Gesù continua annunciando la fine di ogni idolatria e potenza umana. Il sole e la luna che si spengono, le stelle che cadono e le potenze del cielo sconvolte, sono un riferimento a tutte le forme religiose idolatriche del suo tempo. Per Gesù tutto è destinato a spegnersi e cadere, a cominciare proprio dal centro della religione a cui lui stesso appartiene insieme ai suoi discepoli. E la precarietà e limite coinvolgono tutte le altre forme religiose e potenze umane.
A duemila anni di distanza e conoscendo un po’ la storia, possiamo dire che Gesù aveva visto bene. Sono tanti gli sconvolgimenti religiosi e politici che hanno portato nel corso dei secoli al rovesciamento e alla fine di molte strutture e civiltà umane. E anche oggi abbiamo noi stessi la sensazione di una grande precarietà e limite della nostra stessa società e persino della nostra stessa religione.
La nostra tradizione cristiana la avvertiamo minacciata e in pericolo di estinzione: la pratica dei sacramenti diminuisce sempre più, calano le vocazioni sacerdotali e religiose, chiudono conventi e parrocchie, e i luoghi della fede che un tempo erano frequentati e pieni di vita religiosa sono ridotti a vuoti musei.
Abbiamo anche la sensazione che la nostra stessa vita di fede personale si riduca sempre più, e attorno a noi troviamo sempre meno aiuti e sostegni per evitare questo, perché anche gli altri sono in crisi come noi.
E’ la fine di tutto? Dobbiamo avere paura e perdere la speranza? Come fuggire da tutto questo degrado e fine?
Le parole che Gesù pronuncia ai suoi discepoli davanti al Tempio di Gerusalemme, non sono affatto parole di pessimismo e paura. Sono tutto l’opposto. Gesù invita alla speranza e conseguentemente a non fuggire. Gesù chiaramente annuncia che mentre tutte le cose umane sono precarie e finiscono, il “Figlio dell’uomo”, cioè Gesù, viene con potenza e gloria, e opera un grande raduno. Gesù non viene a distruggere e disperdere, ma a costruire e creare una nuova unità umana.
Non siamo abbandonati, e anche se le tradizioni e consuetudini religiose più radicate finiscono, non finisce la presenza di Dio nella storia umana. Tutto passa e finisce, potenze umane, religioni e tradizioni… ma non passano e finiscono le sue parole e la sua stessa presenza nel mondo.
In altre parole, non devo fermarmi a rimpiangere il passato e magari a una vita religiosa un tempo più forte e ricca di manifestazioni. Non devo aver paura se chiudono parrocchie e conventi e non si fanno più le processioni e le tante messe di una volta. Non devo temere se la società cambia e sembra avere sempre meno riferimenti espliciti alla fede cristiana… Tutto passa e cambia, ma non la presenza di Dio e l’azione di Gesù con la potenza dello Spirito!
Gesù mi invita alla speranza anche quando le stesse certezze di vita concreta sono precarie e in pericolo. Penso alle difficoltà economiche personali e collettive di questo periodo che evidenziano il crollo di un sistema di benessere che credevamo inarrestabile (proprio come gli ebrei credevano incrollabile il loro magnifico Tempio). Anche in questo caso, pur vivendo per molti nella sofferenza e preoccupazione immediata, Gesù invita a non avere paura e a credere nella sua presenza che rinnova il mondo.
Tra cristiani allora abbiamo il compito di aiutarci a non dimenticare le sue parole e a sostenerci nella precarietà di vita. E la nostra missione nel mondo non è quella di difenderci ma di annunciare con nostre parole e gesti la sua presenza e le sue parole.
Gesù ci invita ad aguzzare la vista spirituale e a guardare i piccoli segni che il mondo, pur nella sofferenza e limite, non è finito, ma è destinato ad una eterna primavera. I segni che Dio è presente a volte sono piccoli come le piccole gemme sui rametti degli alberi apparentemente morti con il gelo dell’inverno… Le gemme ci dicono che la primavera e l’estate sono vicini. E allora, anche se immersi nel freddo, vedendo questi piccoli segni, riprendiamo calore interiore e speranza.

Giovanni don

 

Tieni sempre presente

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. 
Però ciò che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. 
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno. 
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. 
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione. 
Fino a quando sei vivo, sentiti vivo. 
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. 
Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. 
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te. 
Fai in modo che invece di compassione, ti portino rispetto. 
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. 
Quando non potrai camminare veloce, cammina. 
Quando non potrai camminare, usa il bastone. 
Però non fermarti mai.

(M. Teresa di Calcutta)

Codice delle piccole buone azioni

Sorridi alla monotonia del dovere quotidiano. 
Taci quando ti accorgi che qualcuno ha sbagliato. 
Elogia il fratello che ha operato il bene. 
Rendi un servizio a chi ti è sottoposto. 
Partecipa al gioco dei fanciulli, i prediletti di Dio. 
Stringi cordialmente la mano al fratello che è nella tristezza. 
Parla con dolcezza agli impazienti e agli importuni. 
Guarda con affetto chi nasconde un dolore. 
Riconosci umilmente il tuo torto. 
Saluta affabilmente gli umili. 
Abbi un pentimento sincero per il male fatto.

(P. Lacordaire)

Ti auguro un oasi di pace

La strada vi venga sempre dinanzi 
e il vento vi soffi alle spalle 
e la rugiada bagni sempre l’erba 
cui cui poggiate i passi. 
E il sorriso brilli sempre 
sul vostro volto. 
E il pianto che spunta 
sui vostri occhi 
sia solo pianto di felicità. 
E qualora dovesse trattarsi 
di lacrime di amarezza e di dolore, 
ci sia sempre qualcuno 
pronto ad asciugarvele. 
Il sole entri a brillare 
prepotentemente nella vostra casa, 
a portare tanta luce, 
tanta speranza e tanto calore.

(Don Tonino Bello)

La strada da prendere

Se sei insoddisfatto di qualcosa – anche di una buona cosa che vorresti fare, ma non sei in grado di farla – smetti ora. Se le cose non stanno andando bene, ci sono solo due spiegazioni: o la tua perseveranza è messa alla prova, o hai bisogno di cambiare direzione. Per scoprire quale delle due opzioni è corretta – dal momento che sono opposte l’una all’altra – usa il silenzio e la preghiera. Poco a poco, le cose diverranno stranamente chiare, fino a che non avrai sufficiente forza per scegliere. Una volta che hai preso la tua decisione, dimentica completamente l’altra possibilità. E vai avanti, perché Dio è il Dio del Valoroso. Domingos Sabino dice: “Tutto va sempre per il meglio. Se le cose non stanno andando bene, è perché non hai ancora raggiunto la fine”

(p. Coelho)

Non conta quanto ma il modo, il cuore con cui si dona

Gesù, durante tutta la sua predicazione, ha sempre mostrato una predilezione par­ticolare per le donne sole. Ora affida al gesto nascosto di una donna, che vorrebbe so­lo scomparire dietro una delle colonne del tem­pio, il compito di trasmettere il suo messaggio. La prima scena è affollata di personaggi che hanno lo spettacolo nel sangue: passeggiano in lunghe vesti, amano i primi posti, essere riveriti per strada… Questa riduzione della vita a spet­tacolo la conosciamo anche noi, è una realtà patita da tanti con disagio, da molti inseguita con accanimento.
Il Vangelo vi contrappone la seconda scena. Se­duto davanti al tesoro del tempio Gesù osserva­va come la folla vi gettava monete. Notiamo il particolare: osservava «come», non «quanto» la gente offriva.
I ricchi gettavano molte monete, Ma, venuta u­na vedova povera, vi gettò due monetine. Gesù se n’è accorto, unico; chiama a sé i discepoli e of­fre la sua lettura spiazzante e liberante: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Gesù non bada alla quantità di denaro. Conta quanto peso di vita, quanto cuore, quanto di la­crime e di speranze è dentro quei due spiccioli. Due spiccioli, un niente ma pieno di cuore.
Il motivo vero e ultimo per cui Gesù esalta il gesto della donna è nelle parole «Tutti hanno gettato parte del superfluo, lei ha gettato tutto quello che aveva, tutto ciò che aveva per vive­re»: la totalità del dono. Anche Lui darà tutto, tutta la sua vita.
Come la vedova povera, quelli che sorreggono il mondo sono gli uomini e le donne di cui i gior­nali non si occuperanno mai, quelli dalla vita nascosta, fatta solo di fedeltà, di generosità, di onestà, di giornate a volte cariche di immensa fatica. Loro sono quelli che danno di più.
I primi posti di Dio appartengono a quelli che, in ognuna delle nostre case, danno ciò che fa vivere, regalano vita quotidianamente, con mille gesti non visti da nessuno, gesti di cura, di accudimento, di attenzione, rivolti ai geni­tori o ai figli o a chi busserà domani. La san­tità: piccoli gesti pieni di cuore. Non è mai ir­risorio, mai insignificante un gesto di bontà cavato fuori dalla nostra povertà. Questa capacità di dare, anche quando pensi di non possedere nulla, ha in sé qualcosa di divino. Tutto ciò che riusciamo a fare con tutto il cuo­re ci avvicina all’assoluto di Dio.
Quanto più Vangelo ci sarebbe se ogni discepo­lo, se l’intera Chiesa di Cristo si riconoscesse non da primi posti, prestigio e fama, ma dalla gene­rosità senza misura e senza calcolo, dalla auda­cia nel dare. Allora, in questa felice follia, il Van­gelo tornerebbe a trasmettere il suo senso di gioia, il suo respiro di liberazione.

(p. Ermes Ronchi)

10 Anni!!!!

Dieci anni fa iniziavo questo blog, non mi sarei aspettato di avere la costanza di tenerlo aperto per tutto questo tempo, nonostante cambiamenti di servizio e momenti di pausa. In questi anni ho raccontato una bella parte della mia vita condiviso gioie e dolori, messo cosa mi piaceva e cosa pensavo potesse piacere ai miei amici.
Un GRAZIE di cuore a tutti i miei lettori, che mi sono stati fedeli!

Dio entra dalla porta del cuore

Non ti dà nessun vantaggio cercare spiegazioni su Dio. Puoi sentire dei bellissimi discorsi, ma sono sostanzialmente vuoti. Proprio come puoi leggere un’intera enciclopedia sull’amore senza conoscere come amare. Nessuno proverà che Dio esiste. Certe cose nella vita devono semplicemente essere vissute – e mai spiegate. L’amore è una di queste. Dio – che è Amore – è inspiegabile. La fede è un’esperienza infantile, nel magico senso che Gesù ci ha insegnato: “I bambini sono il regno di Dio”. Dio non entrerà mai nella tua testa. La porta che Egli usa è il tuo cuore.

(P. Coelho)

Chi spera cammina

Chi spera cammina, 
non fugge! 
Si incarna nella storia! 
Costruisce il futuro, 
non lo attende soltanto! 
Ha la grinta del lottatore, 
non la rassegnazione 
di chi disarma! 
Ha la passione 
del veggente, 
non l’aria avvilita di chi 
si lascia andare. 
Cambia la storia, 
non la subisce!

(D. Tonino Bello)

Il tuo Dio non è qui

Lascia da parte inni canti e meditazioni!
Chi ti induce a fare adorazione
in questo solitario angolo
di un tempio con le porte chiuse?
Guardati bene intorno:
il tuo Dio non è qui.
Egli si trova dove il contadino sta arando la terra,
dove il lavoratore spacca le pietre sulla strada.
Lavora con essi
sotto il sole e sotto la pioggia
con la veste coperta di polvere e di fango.
Lascia le sacre vesti
e vieni con lui nella terra.
Salvezza?
Dove potrai trovare salvezza?
Dove lo stesso tuo Signore
ha assunto con gioia su di sé
i legami della creazione per legarsi con le creature.
Lascia da parte le meditazioni,
non curarti dell’incenso e dei fiori.
Che le tue vesti si logorino,
che esse si sporchino di terra;
ma tu và con lui a lavorare duro,
a grondare sudore dalla fronte.

(R. Tagore)