Guarire la memoria

Perdonare non significa dimenticare 
Quando perdoniamo una persona, la memoria di quella ferita può rimanere a lungo con noi, anche tutta la vita. 
Talvolta portiamo questa memoria nel nostro corpo come un segno visibile. Il perdono cambia però la maniera in cui ricordiamo; trasforma la maledizione in benedizione. 
Quando perdono i miei genitori per il loro divorzio, i miei figli per la loro mancanza di attenzione, i miei amici per la loro infedeltà nelle crisi, i miei medici per i loro cattivi consigli, non devo più sentirmi la vittima di eventi che non ho potuto dominare. 
Il perdono mi consente di fare appello alla mia stessa forza e di non lasciare che questi eventi mi distruggano; li fa diventare eventi che approfondiscono la saggezza del mio cuore. 
Il perdono guarisce veramente il ricordo. 

Perdonare nel nome di Dio 
Siamo tutti persone ferite. 
Chi ci ferisce? 
Molto spesso coloro che amiamo e che ci amano. Quando ci sentiamo respinti, abbandonati, maltrattati, manipolati o violati, spesso questo viene soprattutto da persone che ci sono molto vicine: i genitori, gli amici, gli sposi, gli amanti, i figli, i vicini, gli insegnanti, i pastori. 
Coloro che ci amano ci feriscono anche. 
È questa la tragedia della nostra vita, ed è questo che rende così difficile perdonare di cuore. 
È proprio il nostro cuore ad essere ferito. 
Esso grida: «Proprio tu, che credevo mi saresti stato vicino, mi hai abbandonato. 
Come potrò mai perdonarti per questo?». 
Il perdono sembra spesso impossibile, ma niente è impossibile a Dio. Il Dio che vive in noi ci darà la grazia di andare al di là del nostro io ferito per dire: «Nel nome di Dio sei perdonato». 
Preghiamo per ricevere questa grazia. 

Tornare all’amore di Dio 
Noi confondiamo spesso l’amore senza condizioni con un’approvazione senza condizioni. 
Dio ci ama senza condizioni, ma non approva ogni comportamento umano. 
Dio non approva il tradimento, la violenza, l’odio, il sospetto e tutte le altre espressioni del male, perché esse contraddicono tutte l’amore che Dio vuole stillare nel cuore umano. Il male è l’assenza dell’amore di Dio. Il male non appartiene a Dio. 
L’amore incondizionato di Dio significa che Dio continua ad amarci anche quando diciamo o pensiamo cose malvage. 
Dio continua ad aspettarci come un padre amorevole aspetta il ritorno di un figlio smarrito. È importante per noi attenerci alla verità che Dio non rinuncia mai ad amarci, anche quando è rattristato da quel che facciamo. 
Questa verità ci aiuterà a tornare all’onnipresente amore di Dio.

(H. Nouwen)

Nessuno è così piccolo da non poter essere profeta


Luca dà inizio al racconto dell’attività pubblica di Ge­sù con una pagina solenne, quasi maestosa, un lungo elenco di re e sacerdoti, che improvvisa­mente subisce uno scarto, un di­rottamento: un sassolino del de­serto cade dentro l’ingranaggio collaudato della storia e ne mu­ta il passo: la Parola di Dio ven­ne su Giovanni nel deserto. 

La Parola, fragile e immensa, vie­ne come l’estasi della storia, di u­na storia che non basta più a se stessa; le inietta un’estasi, che è come un uscire da sé, un sollevarsi sopra le logiche di potere, un dirottarsi dai soliti bi­nari, lontano dalle grandi capita­li, via dalle regge e dai cortigiani, a perdersi nel deserto. È il Dio che sceglie i piccoli, che «abbatte i po­tenti», che fa dei poveri i princi­pi del suo regno, cui basta un uo­mo solo che si lasci infiammare dalla sua Parola. 
Chi conta nella storia? Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel Bambino; Pilato perché l’ha condannato a morte. Nella storia conta davvero chi co­mincia a pensare pensieri buoni, i pensieri di Dio. La parola di Dio venne su Giovanni, nel deserto. 
Ma parola di Dio viene ancora, è sempre in volo in cerca di uomi­ni e donne dove porre il suo ni­do, di gente semplice e vera, che voglia diventare «sillaba del Ver­bo» ( Turoldo). Perché nessuno è così piccolo o così peccatore, nes­suno conta così poco da non po­ter diventare profeta del Signore. «Voce di uno che grida nel deser­to: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni burrone sarà riempito, ogni mon­te abbassato; le vie tortuose di­venteranno diritte e quelle im­pervie, spianate». 
La voce dipinge un paesaggio a­spro e difficile, che ha i tratti du­ri e violenti della storia: le mon­tagne invalicabili sono quei mu­ri che tagliano in due villaggi, case e oliveti; i burroni scoscesi sono le trincee scavate per non offrire bersaglio e per meglio uc­cidere; sono l’isolarsi per pau­ra… È anche la nostra geografia interiore, una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni pati­ti o inflitti. Il profeta però vede oltre, vede strade che corrono diritte e piane, burroni colmati, monti spianati. 
Per il viaggio mai finito dell’uomo verso l’uomo, dell’uomo verso il suo cuore. E soprattutto di Dio verso l’uomo. 
Un’opera imponente e gioiosa, e a portarla a compimento sarà Co­lui che l’ha iniziata. L’esito è cer­to, perché il profeta assicura «Ogni uomo vedrà la salvezza». O­gni uomo? Sì, esattamente que­sto: ogni uomo. Dio viene e non si fermerà davanti a burroni o montagne, e neppure davanti al mio contorto cuore. Raggiungerà ogni uomo, gli porrà la sua Paro­la nel grembo, potenza di parto di un mondo nuovo e felice, dove tutto ciò che è umano trovi eco nel cuore di Dio.

(p. Ermes Ronchi)

Per dire “si” non bastano 5 minuti

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In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
(dal Vangelo di Luca 1,26-38)

Quanto è durato questo incontro tra l’angelo e Maria? L’evangelista Luca ce lo racconta in modo breve ed essenziale, come dev’essere un racconto scritto o anche cinematografico, dove i dialoghi e gli incontri hanno durate brevi per ovvie esigenze legate al mezzo utilizzato.
Ma in realtà, mi domando, quanto tempo sarà passato tra le parole di Gabriele e il “si” di Maria pronunciato alla fine? Quello che l’angelo chiede a Maria non è per nulla facile e di immediata accoglienza. Pensare che Maria non abbia faticato a dare il suo assenso, la trasformerebbe in un essere davvero irreale e disumano. Quando l’evangelista accenna al suo turbamento iniziale e quando lei stessa mette davanti all’angelo la difficoltà di capire come si possa realizzare quello che le viene detto, in questo ci viene restituita una immagine davvero reale e umana di questa giovane donna. Anche lei davanti alla vita con i suoi imprevisti e difficoltà appare smarrita e dubbiosa, come accade ad ogni essere umano nel cammino di vita. E arrivare a dire “si” non è mai questione di 5 minuti, a volte ci vogliono anni o persino una vita intera.
Chiara Corbella ed Enrico Petrillo sono due giovani sposi ventenni. Si sono conosciuti a Medjugorje e poi sposati nel 2008. La loro vita è quella di una giovane coppia cristiana, impegnata nella vita ecclesiale e affiatata. Ma la vita mette loro davanti scelte difficili e “si” quasi impossibili. Chiara ed Enrico devono scegliere per due volte se mettere al mondo oppure no un figlio che, secondo le diagnosi prima del parto, presenta grossissime malformazioni. Dicono di si, ma entrambe le gravidanze finiscono con la morte dei nascituri. La terza gravidanza rivela invece che il bambino, Francesco, è sano. Ma purtroppo la mamma, durante questa ultima gravidanza, scopre un tumore che la attacca in modo forte e devastante. Ed ecco ancora il “si” di Chiara e anche del marito Enrico, a portare avanti la gravidanza nonostante questo comporti la non-cura del tumore fino alla nascita del bambino.
Francesco nasce, ma Chiara purtroppo dopo qualche tempo (12 giugno 2012) muore perché il tumore è troppo avanzato per una possibile cura. Il funerale di Chiara diventa la sua consacrazione finale a Dio, insieme a quella di suo marito con il quale ha preso queste decisioni così importanti e difficili.
Non è stato certo questione di 5 minuti dire “eccomi…” come Maria, davanti a così tante chiamate ad essere testimoni di fede. Penso che Chiara e Enrico hanno testimoniato che dire di “si” a Dio non è impossibile e non toglie spazio alla vita, quella vera, che va anche oltre la morte e che rende il mondo un luogo di amore.
La storia di Chiara Corbella Petrillo e di suo marito Enrico con Francesco richiama altre storie passate (pensiamo alla beata Gianna Beretta Molla) e anche attuali e vicine a noi, storie che mostrano come la storia di Maria e la sua chiamata a far vincere la vita anche quando sembra impossibile, non è solo un racconto letterario. Penso alla storia che molto ha scosso il nostro paese poco tempo fa, ed è quella di Sabina e Zeno che durante l’attesa della nascita di Riccardo scoprono un tumore che sta consumando Sabina. La scelta di rinunciare alle cure contro il tumore per far nascere il figlio non è una scelta facile e porta gravi conseguenze. Riccardo nasce bello e sano, ma sua madre lo gode per poco tempo. La morte ha vinto? Il dolore è davvero tanto e difficile da contenere, ma alla fine vince la fede nella vita che rende questa famiglia viva, nonostante la malattia e la morte di Sabina.
Maria nel racconto del Vangelo dice “si” e scopre che “nulla è impossibile a Dio”. Nella sua storia rivedo la storia di Chiara ed Enrico, di Sabina e di Zeno, e le storie di tanti che hanno percorso la strada del “si” a Dio, alla vita e all’amore. È la strada che possiamo fare anche noi, con i nostri tempi, con i nostri timori e dubbi. 

Giovanni don

per la storia di Chiara Corbella Petrillo cliccare qui

36 Anni!!!

I compleanni sono traguardi importanti, sono la somma di attimi di lacrime, di sorrisi, di emozioni, di brividi, respiri e sospiri che compongono il nostro essere qui…… ed oggi è “il tuo giorno” speciale, la somma parziale di un futuro ancora tutto da vivere. Che tu possa vivere quanti più sorrisi, brividi, sospiri possibili e aggiungendo, perché no, anche qualche lacrima di intensa gioia per rendere così magico il tuo tempo.
Buon compleanno!

torta compleanno!

Le scelte di ogni giorno

Signore,
sto comprendendo che spesso
cerco la via più semplice e meno faticosa:
faccio l’autostop
piuttosto di camminare;
invento malesseri
piuttosto di affrontare momenti impegnativi;
regalo menzogne
quando mi è chiesta la verità
preferisco nascondermi
quando mi è chiesto di collaborare;
scarico la colpa sugli altri
quando dovrei assumermi le mie responsabilità;
prendo in giro gli amici
invece di essere solidale con loro;
ho dato spazio alle lamentele e ai piagnistei
anziché vivere le giornate con gioia.
Signore,
fammi capire il senso della vita.

(anonimo)