Non lasciatevi sfuggire nulla

La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate “ai” vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate “con” loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con gli altri.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: “Guarda quel tramonto”.

(Anonimo)

Forza dei deboli

Signore Gesù, io sono povero e anche tu lo sei;
sono debole e anche tu lo sei;
sono uomo e anche tu lo sei.
Ogni mia grandezza
viene dalla tua piccolezza;
ogni mia forza viene dalla tua debolezza;
ogni mia sapienza viene dalla tua follia!
Correrò verso di te Signore,
che guarisci gli infermi,
fortifichi i deboli,
e ridoni gioia ai cuori immersi nella tristezza.
Io ti seguirò, Signore Gesù.

(A. di Rielvaux)

La speranza basta

Sì, lo so, Signore, 
la mancanza di fiducia è peccato. 
Il peccato è allontanamento da te, 
è separazione, 
è distanza, 
e la distanza è la nostra colpa, 
la mia colpa. 
Tu l’hai scavalcata 
con la tua sofferenza 
per tutti gli uomini. 
Tu hai messo dei punti fermi: 
le tue parole. 
Tu hai acceso delle luci: 
le tue opere. 
Il tuo Vangelo è verità e via: 
cosa potrei desiderare di più? 
La speranza basta.

(M. Altwegg)

Momenti di depressione

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 
Improvvisamente un’immensa pesantezza è caduta su di me, 
e non so dove fuggire. 
Non ho più voglia di vivere. 
Dove sei Signore? 
Trascinato senza vita, verso un deserto immobile, 
soltanto ombre circondano le mie frontiere. 
Come posso uscirne? 
Pietà di me, mio Dio… 
Come una città assediata, 
mi circondano, mi opprimono, 
mi soffocano l’angoscia, 
la tristezza, l’amarezza, l’agonia. 
Come si chiama tutto questo? 
Nausea? Tedio della vita? 
Non ti dimentico, Gesù, 
Figlio di Dio e servo del Padre, 
che là, nel Getsemani, il tedio e l’agonia 
ti oppressero fino a farti versare lacrime e sangue. 
Una pesante tristezza di morte inondò la tua anima, 
come un mare amaro… Ma tutto passò! 
Io so, che anche la mia notte passerà. 
So che squarcerai queste tenebre, mio Dio, 
e domani spunterà la consolazione. 
Cadranno le grosse mura e di nuovo potrò respirare. 
La mia anima sarà visitata e tornerà a vivere. 
Grazie, mio Dio, perché tutto è stato un incubo, 
soltanto l’incubo di una notte che è già passata. 
Adesso donami pazienza e speranza. 
E si compia in me, la Tua volontà, mio Dio. Amen.

(I. Larranaga)

Gesù accende la vita e la rende felice

Un Vangelo di compor­tamenti concreti, un ritorno al semplice quotidiano, dopo i voli sul ve­nire di Dio per monti e burro­ni; un ritorno alle nostre rela­zioni interpersonali come strada per il venire di Dio nel mondo. Infatti il modo con cui ci rivolgiamo agli uomini rag­giunge Dio. Ogni nostro gesto umano apre finestre sull’infi­nito.

Giovanni il Battista propone tre regole. La prima: chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Una regola d’oro, che da sola basterebbe a cambiare la faccia della ter­ra: condivisione. Un piccolis­simo verbo: «dare qualcosa», in cui si riassume il gesto sul quale saremo giudicati (cfr Matteo 25). La nuova legge di un altro mercato, che si può semplificare così: ciò che io ho, e tu non hai, lo condivido con te. Invece dell’accumulo, il do­no; invece dello spreco la sobrietà. Perché tu vali quanto me, anzi di più. C’è tanto pa­ne nel mondo che, a condivi­derlo, basterebbe per tutti. A non sprecarlo, sazierebbe la fame di tutti. La prima regola per il nostro abitare la terra: prenderci cura gli uni degli al­tri.

La seconda regola: Non esige­te nulla di più di quanto vi è stato fissato. Così semplice da sembrare scontata: il ritorno dell’onestà, l’insurrezione de­gli onesti, come salvezza del­la storia comune. Non esigete nulla di più: perché la cupidi­gia di denaro è l’idolo assolu­to, l’insaziabilità è la radice di ogni corruzione: deridere le leggi, sfruttare le persone, ven­dersi per denaro. Giovanni co­nosce la strada buona: pren­dersi cura dell’onestà, sempli­cemente; ricominciare dalla legalità, con tenacia, ma a par­tire da me e dai miei compor­tamenti più minuti: onesto perfino nelle piccole cose.

La terza regola è per i soldati, per chi ha ruoli di autorità e di forza, in tutti i campi: non maltrattate e non estorcete niente a nessuno. Non appro­fittate del ruolo per umiliare; non abusate della vostra forza per far piangere. Sempre lo stesso principio: prima le per­sone, prima il rispetto: che è guardare negli occhi l’altro, al­zarsi in piedi davanti a lui, sempre, come davanti a un principe. La bestemmia è met­tere le cose prima delle perso­ne.

Viene uno più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. È il più forte, Gesù, per­ché è l’unico che parla al cuo­re. E lo segui. È il più forte, per­ché è l’unico che «battezza nel fuoco», ha la forza del fuoco che trasforma le cose, che è la morte delle cose morte e la lo­ro resurrezione, nella luce e nel calore.

Gesù ha acceso milioni e mi­lioni di vite, le ha accese e re­se felici. Questo fa di lui il più forte. E il più amato.

(p. Ermes Ronchi)

Momenti di comunione

I momenti di comunione sono attimi di pienezza, momenti di silenzio e di riposo che possono diventare preghiera. Sono momenti di guarigione interiore che due persone si donano reciprocamente. Questo avviene anche fra amici, quando, dopo aver parlato a lungo, c’è una sorta di momento magico di comunione in cui si sente che si sta bene insieme. Sui due amici scende un silenzio che nessuno dei due ha voglia di infrangere. Questo momento di pace, di amicizia, di comunione, diventa un momento in cui si è insieme nell’umiltà e nel dono di sé. E’ un istante di eternità in un mondo in cui si intrecciano l’azione, il rumore, l’aggressività, il bisogno individuale di affermarsi e la ricerca dell’efficacia. Due cuori battono all’unisono, dando libertà l’uno all’altro. Due persone sono presenti l’uno all’altra. E come se il tempo si fermasse. Tuttavia, l’uno non può bastare all’altro. L’altro non è Dio; non può colmare totalmente il cuore umano. Ma può essere uno strumento di Dio, può rivelare la sua presenza.

(J. Vanier)

Cominciare da se stessi

Bisogna che l’uomo si renda conto innanzitutto lui stesso che le situazioni conflittuali che l’oppongono agli altri sono solo conseguenze di situazioni conflittuali presenti nella sua anima, e che quindi deve sforzarsi di superare il proprio conflitto interiore per potersi così rivolgere ai suoi simili da uomo trasformato, pacificato, e allacciare con loro relazioni nuove, trasformate.

Indubbiamente, per sua natura, l’uomo cerca di eludere questa svolta decisiva che ferisce in profondità il suo rapporto abituale con il mondo: allora ribatte all’autore di questa ingiunzione – o alla propria anima, se è lei a intimargliela – che ogni conflitto implica due attori e che perciò, se si chiede a lui di risalire al proprio conflitto interiore, si deve pretendere altrettanto dal suo avversario. Ma proprio in questo modo di vedere – in base al quale l’essere umano si considera solo come un individuo di fronte al quale stanno altri individui, e non come una persona autentica la cui trasformazione contribuisce alla trasformazione del mondo – proprio qui risiede l’errore fondamentale […].

Cominciare da se stessi: ecco l’unica cosa che conta. In questo preciso istante non mi devo occupare di altro al mondo che non sia questo inizio. Ogni altra presa di posizione mi distoglie da questo mio inizio, intacca la mia risolutezza nel metterlo in opera e finisce per far fallire completamente questa audace e vasta impresa. Il punto di Archimede a partire dal quale posso da parte mia sollevare il mondo è la trasformazione di me stesso. Se invece pongo due punti di appoggio, uno qui nella mia anima e l’altro là, nell’anima del mio simile in conflitto con me, quell’unico punto sul quale mi si era aperta una prospettiva, mi sfugge immediatamente.

[…] “Cerca la pace nel tuo luogo”. Non si può cercare la pace in altro luogo che in se stessi finché qui non la si è trovata. E’ detto nel salmo: “Non c’è pace nelle mie ossa a causa del mio peccato”. Quando l’uomo ha trovato la pace in se stesso, può mettersi a cercarla nel mondo intero.

(M. Buber)

Cronache milanesi – 1

Dopo molto, forse troppo tempo, ritorno a scrivere qualcosa di me, sperando che i miei 15 lettori giornalieri rispondano all’appello. In particolare voglio ricordare e condividere la bella esperienza vissuta ormai un paio di settimane fa, quando mi sono diretto al Nord per passare alcuni giorni di vacanza e di riposo, almeno dal punto di vista spirituale.
Come punto di riferimento ho avuto l’abbazia benedettina di Seregno, dove ho partecipato a parte della vita religiosa dei monaci, dedicando il resto del tempo a una serie di visite culturali.
Il primo giorno mi sono recato a Bergamo, dove assieme all’amico Giovanni, ho visitato gli scavi sotto la cattedrale, recentemente aperti al pubblico e particolarmente interessanti per quanto concerne la storia della città antica e delle origini del Cristianesimo in questa città, dedicando poi una visita veloce alla vicina area archeologica sotto il palazzo del . Dopo un pranzo in una trattoria tipica (con le pancette appese in mezzo alla sala…) sono andato a trovare Fra Mauro, un amico frate che svolge il suo apostolato presso il locale ospedale, per poi concludere la giornata presso il museo diocesano, interessante e piacevole da visitare. Dopo, con un po di corse, ho preso il treno e sono tornato a casa, in tempo per la cena e poi a letto.
Il secondo giorno sono andato per la prima volta a  Milano e ho deciso di cominciare le visite culturali, andando a vedere la mostra di Picasso, ospitata al Palazzo Reale; si tratta di una serie di opere provenienti dal Museo Picasso di Parigi, chiuso per restauro. Per me era la prima volta che vedevo così tante opere del pittore spagnolo, tra cui alcuni capolavori di straordinaria bellezza e l’impressione ricevuta è stata ottima, grazie anche all’ottima audioguida, completa e dotata di due differenti percorsi, uno per adulti e uno per bambini.
Dopo un pranzo veloce, ho deciso di andare  in un museo un po particolare che è stato aperto da poco tempo a Milano, il museo dedicato al fumetto, dove era visitabile una mostra su Topolino e sui suoi 80 anni ed è stato per certi versi fare un salto indietro nella mia infanzia rivedendo alcune copertine che ho avuto tra le mani e riassaporando alcune storie famose. Dopo aver visitato il museo del fumetto mi sono accordo che era ormai tardi ed era tempo di riprendere il treno per tornare a Seregno. (continua….)

 scavi a bergamo alta

Avvento

Avvento, tempo dell’attesa e della speranza:
è la tua venuta, o Cristo, che vogliamo rivivere,
preparandoci più profondamente
nella fede e nell’amore.

Avvento, tempo della Chiesa affamata del Salvatore:
essa vuole ripeterti, volgendosi a te
con più insistenza, con un lungo sguardo,
che tu sei tutto per lei.

Avvento, tempo dei desideri più nobili dell’uomo
che più coscientemente convergono verso di te,
e che devono cercare in te, nel tuo mistero,
il loro compimento.

Avvento, tempo di silenzio e di raccoglimento,
in cui ci sforziamo d’ascoltare la Parola
che vuol venire a noi,
e di sentire i passi che si avvicinano.

Avvento, tempo dell’accoglienza
in cui tutto cerca di aprirsi,
in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti,
al fine di ricevere la grandezza infinita
del Dio che viene a noi.

(J. Galot)

Abbiamo bisogno di te

Abbiamo bisogno di Te, di Te solo. 
Tu solo conosci il bisogno che c’è di Te, 
in questo mondo, in quest’ora del mondo. 

Gesù, tutti hanno bisogno di te 
anche quelli che non lo sanno. 
E quelli che non lo sanno 
assai più di quelli che sanno. 

L’affamato si immagina 
di cercare il pane 
e ha fame di te. 
L’assetato crede di volere l’acqua 
e ha sete di te. 
Il malato s’illude di cercare la salute 
e il suo male è l’assenza di te. 

Tu sai quanto sia grande 
per me e per tutti noi 
il bisogno del tuo sguardo 
e della tua parola. 

Tu che fosti tormentato 
per amore nostro 
ed ora ci tormenti con tutta la potenza 
del tuo implacabile amore.

(G. Papini)