Impegnarsi

Il mondo si muove se noi ci muoviamo, muta se noi mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.

La primavera incomincia con il primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua l’amore col primo pegno.

Ci impegniamo perché noi crediamo nell’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta a impegnarci perpetuamente.

(P. Mazzolari)

Credere

Se credere è difficile, non credere è morte certa.

Se sperare contro ogni speranza è eroico, il non sperare è angoscia mortale.

Se amare ti costa il sangue, non amare è inferno.

(C. Carretto)

Per fortuna siamo servi

europa-lampedusa (colored)

 

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
(dal Vangelo di Luca 17,5-10)

Questa mattina, mentre io e gli altri due preti della parrocchia eravamo insieme a meditare e a confrontarci sul Vangelo di questa domenica, si è affacciato in sagrestia dove ci trovavamo don Cesare Bissoli, famoso biblista originario del nostro paese che ricopre da anni incarichi importanti nella Chiesa Italiana proprio per la sua profonda competenza biblica.
E’ stata davvero una sorpresa, quasi provvidenziale, perché eravamo davanti ad un passo del Vangelo di Luca davvero difficile e dalle parole non facili da comprendere.
Il passaggio che soprattutto a me dava molto “fastidio” è quando Gesù dice: “quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Servi inutili… Una parola, “inutile”, che davvero non può non creare fastidio all’orecchio e al cuore. Significa che siamo persone inutili? Gesù vuole dirci che non valiamo nulla?

don Cesare Bissoli

don Cesare Bissoli


In casi come questo, è davvero necessario andare in cerca di quale strumento che aiuti a capire dove voleva parare Gesù. Il Vangelo è stato scritto in greco, e allora è dalla corretta traduzione che posso cogliere il significato.
“Inutile” in questo passo sembra avere più il significato di “povero”, “privo di valore”, “nient’altro che…”. E’ un richiamo alla povertà radicale che rende davvero tutti gli uomini uguali, nonostante i soldi, titoli e poteri che possono avere tra le mani. Siamo tutti “inutili” allo stesso modo, siamo tutti radicalmente poveri, e nessuno vale più di qualcun altro. Forse la traduzione più corretta è questa: siamo nient’altro che servi, siamo poveri servi…
Don Cesare, subito coinvolto nella nostra discussione, ci ha richiamato ad un metodo che aiuta molto a capire passi difficili come questo. Gesù sta parlando prima di tutto di se stesso. Ogni passo del Vangelo ha come chiave interpretativa l’identità di Gesù e successivamente quella dei suoi discepoli, cioè noi.
Tutto il Vangelo ci racconta infatti del Figlio di Dio, che dall’onnipotenza divina e dalla assoluta superiorità sull’umanità, si è fatto servo fino in fondo. Il primo “servo inutile” è proprio Gesù stesso, che si è fatto povero, e sulla croce è messo accanto a due malfattori, e da li non è sceso, proprio per dirci che il suo valore non è dato dal titolo di “Dio”, ma dal fatto che ci ha amato. E’ questo servizio di amore che lo rende grande e infinito.
L’uomo trova nella sua capacità fondamentale di servire con amore il proprio valore e la propria identità. Noi siamo quello che amiamo! Noi siamo il nostro servizio, e non i nostri titoli e averi…
Siamo solo servi, e amare non è solo una cosa accessoria e passeggera, ma fa parte della nostra identità profonda. Quando non ci mettiamo al servizio per amore non siamo nulla. Ed è stato proprio don Cesare a ricordarci quante volte ci capita di sentire da qualcuno che ci ha fatto qualche gesto di servizio e si è preso cura di noi: “l’ho fatto perché è un mio dovere, sono fatto così…”. Se penso ai miei genitori, penso a loro che sono stati al mio servizio con amore proprio perché hanno sentito in questo la loro identità.

Giovanni don

Figlio mio, il Padre Nostro detto da Dio

Figlio mio, che stai nella terra e ti senti preoccupato, confuso, disorientato, solo, triste e angosciato.

Io conosco perfettamente il tuo nome e lo pronuncio benedicendolo, perché ti amo, e ti accetto così come sei.

Insieme costruiremo il mio Regno, del quale tu sei mio erede e in esso non sarai solo perché Io sono in te, come tu sei in me.

Desidero che tu faccia sempre la mia volontà, perché la mia volonta è che tu sia umanamente felice.

Avrai il pane quotidiano. Non ti preoccupare. Però ricorda, non è solo tuo, ti chiedo di dividerlo sempre con il tuo prossimo, ecco perché lo do a te, perché so che sai che è per te e per tutti i tutti i tuoi fratelli.

Perdono sempre le tue offese, anzi ti assolvo prima che le commetta, so che le commetterai, però so anche che a volte è l’unico modo che hai per imparare, crescere e avvicinarti a me, alla tua vocazione. Ti chiedo solo, che in egual modo, perdoni te stesso e perdoni coloro che ti feriscono.

So che avrai tentazioni e sono certo che le supererai.

Stringimi la mano, aggrappati sempre a me, ed io ti darò il discernimento e la forza perché ti liberi dal male.

Non dimenticare mai che ti amo da prima che tu nascessi, e che ti amerò oltre la fine dei tuoi giorni, perché sono in te, come tu sei in me. Che la mia benedizione scenda e rimanga su di te sempre e che la mia pace e l’amore eterno ti accompagnino sempre.

Solo da me potrai ottenerli e solo io posso darteli perché Io sono l’Amore e la Pace.

(Anonimo)

Buona festa di S. Francesco

Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: “Frate Leone, scrivi”. Questi rispose: “Eccomi, sono pronto”.
“Scrivi disse – quale è la vera letizia”. “Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati dOltrAlpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d’lnghilterra; scrivi: non è vera letizia.
E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia”. “Ma quale è la vera letizia?”. “Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alIestremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli dacqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: “Chi è?”. Io rispondo: “Frate Francesco”. E quegli dice: “Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai”.
E poiché io insisto ancora, l’altro risponde: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”. E io sempre resto davanti alla porta e dico: “Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte”. E quegli risponde: “Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là”. Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.

 

BUONA FESTA DI S. FRANCESCO A TUTTI!!!!