La panchina

Dopo una lunga passeggiata, mano nella mano, un momento di riposo, su quella panchina i nostri sogni si sono tramutati in realtà, abbiamo contemplato lo spettacolo delle onde del mare, osservato l’ultimo raggio di sole nascondersi dietro l’orizzonte, forti emozioni hanno stravolto il presente e lasciato alle spalle il passato, su quella panchina i nostri progetti hanno fatto il giro del mondo insieme. Ammirare la natura seduti ha un sapore di antico, profonda quiete, immensi silenzi, malinconia e nostalgia si amalgamano tra di loro, ho capito che la vita va vissuta inseguendo le proprie passioni, senza smettere di sognare un mondo migliore. Su quella panchina la gente parla, scrive, osserva la natura, senza essere vista. Il tempo passa, rimangono i ricordi più belli a tenerci compagnia, quelli di quando seduti sulla verde panchina terminavamo i nostri discorsi con un bacio.

(E. Hasson)


da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/racconti/mini-racconti/racconto-228623-1>

Una spiga di grano vale più dell’intera zizzania

Conquistare anche noi lo sguardo di Dio, che non si posa mai per prima cosa sul male o sul peccato di una persona, ma privilegia il bene. Quel campo seminato di buon seme e assediato dalle erbacce è il nostro cuore. I servi dicono: Andiamo e sradichiamo la zizzania. Il padrone del campo li blocca: No, rischiate di strapparmi anche il buon grano! L’uomo violento che è in noi dice: strappa subito da te tutto ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo. Invece il Signore dice: abbi pazienza, non agire con violenza, perché il tuo spirito è capace di grandi cose solo se ha grandi valori.

Quanti difetti sono riuscito a sradicare in tutti questi anni? Neppure uno. La via è un’altra: mettersi sulla strada di come agisce Dio. Per vincere la notte accende il mattino, per far fiorire la steppa sterile semina milioni di semi, per sollevare la pasta immobile immette un pizzico di lievito. Questa è l’attività solare, positiva, vitale da esercitare verso noi stessi: non preoccupiamoci prima di tutto della zizzania, delle debolezze, dei difetti, nessuno è senza zizzania nel cuore; ma preoccupiamoci di coltivare una venerazione profonda per tutte le forze che Dio ci consegna, forze di bontà, di generosità, di bellezza, di libertà. Facciamo che queste erompano in tutta la loro forza, in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza, e vedremo le tenebre scomparire.

Noi dobbiamo conquistare lo sguardo di Dio: una spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania del campo, il bene conta più del male; la luce è sempre più forte del buio. Addirittura la spiga futura, il bene possibile domani è più importante del peccato di ieri. Il male di una vita non revoca il bene compiuto, non lo annulla, è invece il bene che revoca il male. La nostra strategia è coprire il male di bene, soffocarlo di bontà, di generosità, di coraggio, di canto, di luce. Ed è il bene, quel pezzetto di Dio in noi, che dice la verità di una persona. Il peccato non è rivelatore, mai: nessun uomo, nessuna donna coincidono con il loro sbaglio o con la zizzania che hanno in cuore. Tu non sei le tue debolezze, ma le tue maturazioni. Tu non sei creato a immagine del nemico e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. Allora il nostro vero lavoro religioso è portare a maturazione il buon seme, i talenti, i germi divini che Dio immette in noi con la fiducia del buon seminatore. E far maturare dolcemente e tenacemente, come il grano che matura nel sole, coloro che Dio ci ha affidato. Tu pensa al buon grano, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio, sii indulgente con tutte le creature, e anche con te. E tutto il tuo essere fiorirà nella luce.

(E. Ronchi)

Il sapore della felicità

Tutti voglio sapere la felicità, che sapore abbia! Credo che la felicità abbia il sapore, l’odore, la consistenza della cosa che amiamo di più al mondo… la cosa che ci fa sentire bene. Ci completa. La felicità può essere un sogno, un figlio, un marito, un amante, un amico. Qualunque sia la cosa che ci sa rendere la vita serena, gioiosa e ci fa acquistare il sorriso prende il nome di felicità. E Qualunque essa sia la via, la verità per arrivarci, se ci conduce dove la nostra esistenza s’illumina sarà sempre la speranza della nostra conquista futura

(R. Frese)

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/felicita/frase-228377?f=t:36>

Il valore dell’amicizia

 

 La parola amicizia ha un enorme significato, non si è amici vedendosi ogni giorno, tempestandosi di telefonate, si è amici quando lo sentiamo nel cuore, quando non servono parole per capire lo stato d’animo di chi riteniamo amico, si è amici anche non sentendosi mai ma sapendo che ci siamo lo stesso, si è amici quando doniamo una spalla senza pretendere un “grazie”, si è amici se abbiamo capito che amicizia non è solo una parola ma è un grande sentimento.
(I. Pasqualetti)

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/amicizia/frase-224919?f=t:19>

Festa della Madonna del Carmelo

Maria è assolutamente vuota: di superbia, di invidia, di gelosia, di asprezza, di malizia, di vendetta e di altre miserie del genere. Per questo può essere piena di Dio. Quando noi cerchiamo questo tipo di vuoto, pratichiamo la vera devozione a Maria. “Ecco io sono la serva del Signore”: umile, nascosta, totalmente vuota di sé. Così è piena di Gesù, così lo può portare agli altri. E’ stata la prima a ricevere Gesù, a donarlo e a servirlo.
(Madre Teresa di Calcutta)

 

 

 

 

 

 

Chi ha bisogno di me?

Chi ha bisogno di me?
La montagna non ha bisogno dell‘alpinista che la conquisti.
Le stelle non hanno bisogno dell‘astronomo che le studi e le classifichi.
Una goccia di rugiada non ha bisogno del poeta che la canti.
Io ho bisogno del cibo. Ma il cibo non ha bisogno di me.
Io ho bisogno del vestito. Ma il vestito può fare a meno di me.
Dunque non sono gli oggetti che hanno bisogno di me.
Ci sono invece i valori che hanno bisogno di me.
Non esiste la generosità in astratto. La generosità per esistere ha
bisogno di una persona che la pratichi.
Non esiste la bellezza in astratto. Esiste una creatura bella.
Non esiste la sincerità in astratto. Esiste una persona sincera.
Ecco chi ha bisogno di me. La bontà, la lealtà, l‘umiltà, la dignità, la
pace, la giustizia, hanno bisogno di me per venire al mondo.
(Alessandro Pronzato)

Consigli sul lavoro

Sbriga un lavoro noioso oggi invece di domani. Ti risparmi di stare per 24 ore con il fastidioso pensiero di doverlo fare mentre ti godi per 24 ore la soddisfazione di esserti liberato da una noia.
Se da principio non riesci, sei nella media.
È meglio avere una persona che lavora con te, che non tre persone che lavorano per te.
Se ci mettiamo decisamente all’opera, ci accorgiamo che anche una montagna di lavoro cala di giorno in giorno.
Se noi lavoriamo, Dio riesce.
Il frutto maturo cade da solo, ma non cade nella nostra bocca.
Anche tra le pentole c’è il Signore.

(anonimo)

Il potente seme della Parola di Dio

perchè le parabole -15TOa (colored)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
(dal Vangelo di Matteo 13,1-23)

Penso davvero che la celebrazione della Messa domenicale è lo specchio della vita reale dell’intera comunità cristiana e del singolo cristiano. Da come una comunità cristiana vive l’appuntamento domenicale si può capire come vive la vita cristiana ogni giorno, tutti quanti, prete compreso.
Dalla mia posizione alta sull’altare osservo quel che accade giù dai gradini, e mi piace osservare l’atteggiamento della comunità nel suo complesso e anche i singoli. Il mio non è uno sguardo intento a giudicare, ma solo un punto di osservazione per meglio conoscere e comprendere chi ho davanti e domandarmi, come prete che presiede il rito, cosa fare perché la Messa sia più possibile vissuta bene e con frutto. Ovviamente osservo anche me stesso e mi accorgo che non ho davvero nessun diritto di giudicare nessuno, perché anche io sono alla fin fine sotto lo sguardo di Dio Padre che vede e ama tutti allo stesso modo.
Uno dei momenti più importanti della Messa è proprio quello dell’ascolto della Parola di Dio, nella prima parte della celebrazione. Mi domando spesso in che modo questa Parola viene ascoltata e come io la ascolto. Non è una semplice lettura di testi antichi, ma in quel momento, proprio perché dentro un momento di preghiera, è l’ascolto di Dio che parla e vuole seminare nel nostro cuore la sua Parola di vita.
E’ proprio come la semina di cui parla Gesù nel Vangelo, e Matteo l’evangelista, ricorda questo paragone che il maestro ha usato per parlare di se e dei suoi insegnamenti donati ai singoli apostoli e al popolo intero.
La Parola di Dio è un seme potente, potentissimo e ricco di vitalità. Se un seme di grano al tempo di Gesù poteva al massimo produrre altri trenta chicchi, quello che Dio semina nel nostro cuore, e che passa necessariamente dall’orecchio di chi ascolta o dall’occhio di chi legge, è capace di produrre fino a cento volte tanto e il trenta è il minimo!
Questa è la Parola che ogni domenica, attraverso la voce dei lettori e del prete, viene seminata nell’assemblea radunata.
La domanda che mi pongo osservando l’assemblea è proprio questa: siamo tutti consapevoli di questa potenza? Crediamo realmente che quelle parole antiche che emergono dalla Bibbia letta a brani diversi ogni domenica, hanno la capacità di cambiare il mondo e di portare un frutto straordinario di vita?
Spesso osservo che molti, arrivando in costante ritardo, si perdono parte della semina domenicale della Parola, oppure sedendosi distratti nel banco innescano lo “stand-by” delle orecchie e della mente, e la Parola rimbalza via dalla testa. E’ anche vero che spesso la Parola viene letta in modo non adeguato e questo non aiuta l’ascolto, e tutto ciò non aiuta la semina domenicale da parte di Dio che vuole comunicare con noi. Anch’io a volte mi accorgo di essere distratto e con il pensiero altrove, e oltre a non dare un buon esempio di ascolto, mi perdo pure quello speciale momento di incontro con Dio che non è meno importante e intenso della Consacrazione del pane e vino sull’altare.
Come premesso, non sono qui a giudicare, ma a richiamare prima di tutto me stesso a questa favolosa e insostituibile potenza della Parola di Dio, che Gesù getta in continuazione anche quando non è ascoltato e rifiutato. Come comunità cristiana, siamo chiamati pure noi a non smettere di seminare la Parola nella Chiesa e attorno a noi, con le parole e con la vita.
Infatti seminare la Parola non significa solo leggere e divulgare il testo scritto della Bibbia, ma far sì che la nostra vita, con i nostri gesti e parole, racconti quella Parola che Dio ha prima di tutto seminato in noi.
La Parola di Dio ogni domenica è seminata nella comunità, in noi, anche quando siamo terreno arido, anche quando siamo soffocati da preoccupazioni o poco profondi. La Parola di Dio viene seminata perché in tutti, anche il più distratto, esiste almeno un po’ di terreno buono, e li, prima o poi, quella Parola potente produrrà molto frutto!

Giovanni don

Parlami di Dio

C’era una volta un uomo che voleva conoscere più cose possibili su Dio.
Un mattino, dunque, partì per chiedere a tutti gli uomini e a tutte le cose di parlargli di Dio.

Disse al soldato: “Parlami di Dio!” E il soldato lasciò cadere le armi.
Disse al povero: “Parlami di Dio!’ E il povero gli offrì il suo mantello.
Disse al ciliegio: “Parlami di Dio!”. E il ciliegio fiorì.
Disse alla casa: “Parlami di Dio!”. E la casa aprì la sua porta.
Disse all’albero: “Parlami di Dio!”. E l’albero allargò i suoi rami per proteggerlo dai raggi di sole.
Disse al bambino: “Parlami di Dio!”. E il bambino si mise a sorridere.
Disse alla neve: “Parlami di Dio!”. E la neve continuò a fioccare lieve, lieve.
Disse al pesce: “Parlami di Dio!”. E il pesce guizzò via come una freccia.
Disse all’ippopotamo: “Parlami di Dio!”. E l’ippopotamo si mise a ciondolare.
Disse al cielo: “Parlami di Dio!”. E il cielo indicò la terra e il creato.

Arrivata la sera, l’uomo se ne tornò a casa, tutto contento: non aveva mai imparato tante cose su Dio come in quel giorno! Allora, per non dimenticare nulla, ripassò a memoria tutti gli incontri, e gli venne spontaneo ringraziare.

Grazie soldato: da te ho imparato che Dio è Pace.
Grazie, povero: da te ho imparato che Dio è generosità.
Grazie, ciliegio: da te ho imparato che Dio è bellezza.
Grazie casa: da te ho imparato che Dio accoglie tutti.
Grazie, albero: da te ho imparato che Dio è benigno.
Grazie, bambino: da te ho imparato che Dio è un sorriso.
Grazie, neve: da te ho imparato che Dio è silenzio.
Grazie, pesce: da te ho imparato che Dio è sempre giovane.
Grazie, ippopotamo: da te ho imparato che Dio è umorista.
Grazie, cielo: da te ho imparato che Dio è il grande Creatore di tutto!

(anonimo)