Eccomi


mir zainen do (Noi siamo qui): è un canto yiddish dei partigiani del ghetto di Vilna, in Lituania. Noi siamo qui: ci sono momenti in cui le fibre sfilacciate di un popolo si rianimano e nasce nella resistenza all’oppressione una nuova consistenza. Essa comincia sempre con una specie di “eccoci”. Abramo pronuncia il suo, quando Dio lo chiama per mandarlo a sacrificare suo figlio sul monte Morià. A Dio che lo chiama, risponde: hinnèni, eccomi. Ridice ancora la sua ardita parola al figlio che gli rivolge la terribile domanda: ” Dov’è l’agnello per l’olocausto?”. L’ultimo degli eccomi lo dirà a fiato corto quando l’angelo per due volte chiamerà il suo nome, per fermargli la mano armata sulla gola del figlio. Non avevo mai detto questa parola prima della prova di obbedienza richiesta da Dioe non la dirà più.
E buono a sapersi che anche Iod/Dio può dire il suo hinnèni alla creatura che lo chiama. Ce lo annuncia Isaia (58,9):”Allora chiamerai e Iod risponderà.Strillerai e dirà:Eccomi”, Eccomi è voce dei momenti di verità, quando si è chimati a rispondere di sè. E’ il passo avanti, lo scatto che fa uscire dai ranghi e porta a uno sbaraglio. E’ la più bella parola che si possa pronunciare in quei momenti, un dichiararsi pronti , anche se non lo si è affatto. prima di usarla bisognerebbe abituarsi a pensarla  più spesso. Buona fortuna a chi dovrà pronunciare il suo difficile “eccomi”.       


(Erri de Luca, Alzaia)


 


 

2 Risposte a “”

  1. il sacrificio di isacco è il rol di dicembre e, se posso, prendo anche spunto da qs parole ciaoooo

  2. Luke, vedi che da me ho creato una community, e si entra a commentare solo invitati..scusa se mi ero dimenticata di te..ora provvedo!

I commenti sono chiusi.