Il giorno che aspetta domani

«Là posero Gesù».

Il giorno peggiore è quello dopo la sepoltura.

Perché non c’è più nulla da fare.

– Riposati.

– Stai tranquillo.

– Non ti preoccupare.

Non ci sono incombenze.

Non ci sono mani da stringere.

Volti da riconoscere.

Parole da dire.

Formalità da espletare.

Il giorno dopo la sepoltura non c’è più nulla e nessuno.

Nessuno tranne lui.

Che vedi ovunque.

Ti volti per dirgli che…

Lo cerchi con lo sguardo dove di solito…

Se squilla il telefono, ti aspetti la sua voce.

Ogni altra voce fa male.

Perché ti ricorda quell’assenza.

E le sue cose… che ci sono senza lui.

Quindi non sono.

Quell’assenza ti svuota.

E anche tu non sei più tu.

Non sei più un suo amico.

Non sei più suo figlio.

Non sei più suo fratello.

Non sei più suo padre.

E quel barlume di voce che si agita in fondo al dolore ti violenta ancora più.

Infierisce con la lama di una indefinibile speranza.

E se non fosse finita davvero?

E se domani…

Il giorno peggiore è quello dopo la sepoltura.

Domani sarà già diverso.

Peggio.

O un po’ meglio.

O tutt’altra cosa.

Sorprendente novità a sfidare l’ovvio?

Domani non sarà più questo sabato di niente.

Domani sarà qualcosa di diverso.

 

Il sabato santo è il giorno che aspetta domani.

(P.  Righero)