IMPARARE LA TRISTEZZA DEL NATALE

Tre righe in tutto. Per raccontarci l’avvenimento più straordinario della storia del mondo, Luca impiega tre righe. Un Dio che viene a "piantare la propria tenda in mezzo a noi". E l’evangelista ce lo riferisce in tre righe. Probabilmente la sua penna deve aver lottato parecchio per resistere alla tentazione di dire di più.
Tre righe in cima alla pagina. Quindi tutto un foglio bianco. E noi ci precipitiamo a imbrattarlo con le nostre parole.
Può sembrare un’idea bizzarra quella di aprire la serie dei "Vangeli scomodi" con il racconto della natività, con una pagina che pare autorizzare esclusivamente la tenerezza, la dolcezza e i pensieri più consolanti.
Eppure proprio queste tre righe di Luca, se riusciamo a spazzare via le nebbie di un equivoco sentimentalismo, risultano terribilmente scomode. Infatti costituiscono una spietata condanna per il nostro Natale gonfio di retorica, per il nostro Natale zeppo di cattiva poesia, per il nostro Natale ricco di cianfrusaglie multicolori e commozione a buon mercato.
Tre righe. E noi, invece, abbiamo imbastito un copione mastodontico e interminabile, imbottito di pacchianerie.
Gli abbiamo rovesciato sopra tonnellate di sentimentalismi.
Il silenzio è l’elemento naturale per la discesa della Parola sulla terra.
E noi abbiamo pensato di rompere quel silenzio che ci impacciava con gli scoppi di milioni di tappi champagne.

Alessandro pronzato, Vangeli Scomodi

Una risposta a “IMPARARE LA TRISTEZZA DEL NATALE”

  1. Anche nel mio ultimo post ho cercato di dire più o meno la stessa cosa. A Natale si pensa a tutto fuorché alla preghiera. Sarebbe bello se si potesse ad esempio a mezzanotte del 31 Gennaio riunirsi in Chiesa e ringraziare Dio per l’anno appena trascorso invece di ascoltare oroscopi e frastornanti fuochi d’artificio…

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