Quel venerdì, alle tre del pomeriggio
il Cristo sospeso al legno tra cielo e terra
si fa sacramento di tutte le croci del mondo.
“ Perché mi hai abbandonato!”
gridano appesi al palo i poveri del mondo,
schiacciati e crocefissi dai pesanti chiodi del nostro egoismo.
“ Ho sete!” supplica chi ha per acqua i nostri veleni
e lambisce le gocce che trasudano dai nostri calici di cristallo,
con il corpo screpolato come le aride terre che calpestano.
“ Tutto è compiuto…” tutto è finito è la flebile voce di chi non ha voce.
È il pianto di bimbi calpestati, sfruttati e vilmente violentati,
a cui è stato rubato il sorriso dell’innocenza e hanno perso la corsa.
“ Nelle tue mani” prega chi è rimasto con le mani vuote per la guerra:
in un baleno han visto sparire case e affetti e son rimasti soli:
non resta loro che lacrime da versare e un Dio da sperare.
“ E chinato il capo” come colui che è sconfitto dalla droga,
chi è schiavo degli idoli, ha perso il gusto di amare e non sa perdonare.
Non può trovar la forza di alzar la testa per continuare a camminare.
“ Ma quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!”
Sì, perché la croce è la base di lancio verso la vita,
è il trampolino per poter volare e varcare l’ assoluto;
è la certezza che Cristo è la speranza che ci proietta all’Eternità,
è la Pasqua, Vita della vita che trionfa: acqua e pane per la nostra fame.
P. Gianni Fanzolato Loreto, città di Maria