Vivere di Te

Chiamato ad annunciare la tua Parola,
aiutami, Signore, a vivere di Te,
e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi
che la comunità mi ha affidato
trovino in me un testimone credibile del Vangelo.

Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come Te,
ad amare la gente come Te
a giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione,
e inondami di tristezza ogni volta che,
isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto
di veder crescere i miei ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di Te,
Uomo libero e irresistibile amante della vita.

Infondi in me una grande passione per la Verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome
se prima non ti ho consultato con lo studio
e non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,
dall’arroganza di chi non ammette dubbi;
dalla durezza di chi non tollera ritardi;
dal rigore di chi non perdona debolezze;
dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione,
alla pianura dell’impegno quotidiano.
E se l’azione inaridirà la mia vita,
riconducimi sulla montagna del silenzio.
Dalle alture scoprirò ì segreti della «contemplatività»,
e il mio sguardo missionario
arriverà più facilmente agli estremi confini della terra.

Affidami a tua Madre.
Dammi la gioia di custodire i miei ragazzi
come Lei custodì Giovanni.
E quando, come Lei, anch’io sarò provato dal martirio,
fa’ che ogni tanto possa trovare riposo
reclinando il capo sulla sua spalla. Amen.

(Don Tonino Bello)

Ho alzato lo sguardo!

La mia intelligenza 
come luce di un lampione 
illuminava nella notte 
un tratto di strada. 
Ero fiero e sicuro, 
credevo di capire 
ogni cosa. 
Ma poi alzando 
lo sguardo, 
solo allora, con tristezza, 
ho scoperto 
che quella luce 
mi impediva 
di contemplare 
le stelle.

(Enrico Ozzella)

Per i ragazzi

Signore, ti prego per i ragazzi: 
per quelli pieni di vita 
che guardano il mondo con ottimismo, 
per quelli sfiduciati che vedono solo buio 
per i ragazzi che amano la discoteca, 
le macchine veloci, lo sport, 
per i ragazzi innamorati e felici, 
per quelli che non trovano la propria 
strada nella vita. 
Per i ragazzi prigionieri 
dell’alcool e della droga. 
Per i ragazzi che amano 
e vivono la libertà dei figli di Dio. 
Per i ragazzi che studiano, 
per quelli che lavorano, 
per quelli che cercano un lavoro. 
Per i ragazzi allegri e per quelli tristi, 
per i ragazzi sani 
e per quelli handicappati. 
Accompagna il cammino di tutti 
perché in ogni ragazzo si compia 
il sogno più bello di ogni madre.

(Il vangelo secondo Jonathan)

Vangelo o Chiesa?

piccolo seme (colored)

In quel tempo, Gesù diceva : «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
(dal Vangelo di Marco 4,26-34)

Una delle tante critiche che si fa al cristianesimo è questa: Gesù ha predicato il Regno di Dio, gli apostoli però hanno fatto nascere la Chiesa. Detta in altre parole, Gesù voleva parlare di Dio e del mondo rinnovato con la sua presenza e invece i primi cristiani hanno messo in piedi una organizzazione religiosa che nel corso della storia ha sempre più “tradito” le intenzioni di Gesù, che non aveva in mente alcuna nuova religione.
E’ una critica molto forte e dura, che non va snobbata troppo velocemente, ma al contrario va ascoltata e discussa.
Nel racconto del Vangelo è indubbio che Gesù ha uno stile spesso “dissacrante” nei confronti delle tante regole e rigidismi rituali della religione ebraica alla quale appartiene lui e i suoi discepoli. Gesù ha a cuore il recupero dello spirito originario delle Scritture antiche, mentre critica più volte i responsabili religiosi del suo tempo perché con la loro pratica e insegnamento hanno “ucciso” la fede e il legame con Dio.
Ma non ci si può però dimenticare che noi abbiamo le parole e la vita stessa di Gesù proprio attraverso la memoria e la testimonianza della primissima comunità cristiana. Senza la prima Chiesa noi non avremmo nessuna memoria di Gesù. L’evangelista Marco infatti (come gli altri) scrive da cristiano, inserito in una comunità che ricorda e celebra il Signore Risorto.
E’ dunque ingiusto dire che la prima Chiesa tradisce la libertà che Gesù ha introdotto con le sue parole e con la sua testimonianza.
Ecco che le parole del Vangelo di questa domenica, ci testimoniano che la volontà della Chiesa fin dal suo inizio, è quella di vivere nelle parole e soprattutto nello stile di Gesù.
Gesù appare qui profondamente ottimista nei confronti della vita e della forza della sua parola.
Gesù usa l’immagine di un piccolo seme per dire quale forza di vita ha, anche se è piccolo e anche se non si sa bene come cresca e come passi da piccolo seme a grande albero. Gesù sa che le sue parole, pronunciate a volte ad un piccolo gruppo di discepoli nemmeno tanto istruiti e certamente non ricchi e potenti, avranno un futuro e non saranno disperse. E infatti queste sue parole arrivano fino a noi oggi e nel corso dei secoli hanno illuminato intere generazioni di cristiani, e attraverso loro hanno cambiato il mondo.
Le domande da farci come Chiesa sono: “abbiamo anche noi la stessa fiducia di Gesù?” “Crediamo anche noi nella potenza del Vangelo per cambiare il mondo?”
Forse nel corso della storia la Chiesa non sempre ha brillato di testimonianza evangelica, testimoniando più di credere della potenza del denaro e a volte persino delle armi. Ma nonostante questo, la comunità dei cristiani rimane ancora il veicolo principale (non l’unico certamente… ) perché il Vangelo di Gesù entri nella storia umana. E la Chiesa siamo noi, ogni battezzato che ha il compito nel piccolo terreno della propria vita di gettare il piccolo seme di Gesù. E’ così che il Regno di Dio (cioè la presenza di Dio nella storia) cresce e si allarga.
Il Regno di Dio ha bisogno della nostra fiducia e del nostro ottimismo, come lo aveva Gesù e anche i primi cristiani, che erano consapevoli all’inizio di essere pochi e non sempre amati, ma che hanno lo stesso creduto e testimoniato Gesù. Grazie al loro ottimismo e fiducia noi oggi possiamo conoscere, amare e vivere il Vangelo, e con esso possiamo fare del mondo un posto migliore.

Giovanni don

Se non diventerete come bambini

Signore, 
in quanto a noi, piccoli, 
conservaci un cuore fanciullo 
che non si permetta di giudicare, 
non si senta migliore degli altri, 
non si chiuda nei propri bisogni. 
Conservaci un cuore 
pieno di sogni 
e fa’ che i nostri sogni 
realizzino già, 
su questa terra, 
il Regno che ci appartiene.

(Il vangelo secondo Jonathan)

Io e l’altro

Se qualcuno ti chiede
di andare con lui per un miglio,
va’ insieme per due miglia.

Quando uno
sarà tentato di stanchezza,
l’altro l’aiuterà a non fermarsi,
e quando uno
smarrirà per un istante il cammino,
l’altro sarà pronto
a dare la vita per lui.

Cammina con qualunque tempo:
il grano matura
con il sole e con la pioggia.

(Anonimo)

Il sentiero che porta a Dio

Non lasciare 
che passi un solo giorno 
senza che si sia levato 
un raggio di felicità 
su un cuore triste. 

Chi, nel cammino della vita, 
ha acceso anche soltanto una fiaccola 
nell’ora buia di qualcuno, 
non è vissuto invano. 

In ogni avvenimento 
passa un sentiero che porta a Dio.

(Anonimo)

Non scommettere su una pace che non…

Non scommettere sulla pace che non venga dall’alto: è inquinata.
Non scommettere sulla pace non connotata da scelte storiche concrete: è un bluff.
Non scommettere sulla pace che prenda le distanze dalla giustizia: è peggio della guerra.
Non scommettere sulla pace che si proclami estranea al problema della salvaguardia del creato: è amputata.
Non scommettere sulla pace che sorrida sulla radicalità della nonviolenza: è infida.
Non scommettere sulla pace che non provochi sofferenza: è sterile.
Non scommettere sulla pace come “prodotto finito”: scoraggia.

(Don Tonino Bello)

 

Pregare è dire a Dio

Sorgente aspetto da te l’acqua viva,
tra le mie rive di tutti i giorni,
senza Te, io sarei acqua stagnante, che imputridisce e muore.
Sole, aspetto da te la luce, di giorno per la mia strada,
senza Te, non sarei che una barca dimenticata,
che dal porto non lascia mai il molo.
Brezza, aspetto da te il soffio, per prendere il volo,
senza te, non sarei che un uccello sporco, che si trascina nel fango.
…e da Te, l’artista, attendo che Tu faccia sprizzare dal mio legno
e dalle mie corde una vita misteriosa,
poiché senza Te, non sarei che uno strumento inutile,
addormentato, immobile e muto, nello scrigno dei miei giorni.
…Ma io vengo davanti a Te, eccomi o artista ineffabile,
e come violino ranicchiato, nelle tue braccia amorose,
raccolto e libero, sotto le tue dita che mi cercano,
io mi offro per sposarti in una stretta d’amore,
e il nostro fanciullo sarà musica, perché canti il mondo.

(Michel Quoist)

Un Dio bambino che si fa riempire di baci

La Vergine è pallida e guarda il bambino. Bisognerebbe dipingere sul suo viso, quella meraviglia ansiosa che non è apparsa che una sola volta su un volto umano. Perché il Cristo è il suo figlio, la carne della sua carne e frutto del suo ventre. Lo ha portato nove mesi in se stessa e gli darà il seno e il suo latte diverrà il sangue di Dio. In alcuni momenti la tentazione è così forte che dimentica che è il figlio di Dio.
Lo stringe nelle sue braccia e gli sussurra “Piccolo mio”. Ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: Dio è là, e viene presa da uno sgomento religioso per questo Dio muto, per questo bambino che in un certo senso mette paura.
Tutte le madri sono un po’ frastornate, per un attimo, davanti a questo frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino, e si sentono esiliate davanti a questa nuova vita fatta della loro vita, abitata da pensieri estranei. Ma nessun bambino è stato strappato più crudelmente e rapidamente da sua madre, perché è Dio e supera in tutto, ciò che lei potrebbe immaginare. Ma penso che ci siano anche altri momenti, rapidi e sfuggenti, in cui lei sente che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio.
Lo guarda e pensa “Questo Dio è il mio bambino. Questa carne è la mia carne, è fatto di me, ha i miei occhi e la forma della sua bocca, è simile alla mia, mi assomiglia, è Dio e mi assomiglia”.
Nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per sé sola, un Dio piccolissimo da stringere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e che respira, un Dio che si può toccare e che ride.
Ed è in quei momenti che dipingerei Maria se fossi un pittore.

(Jean- Paul Sartre)