I figli

Dedico questa poesia di Gibran a tutti i miei amici con dei figli:

E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei figli.
Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell’ardore che la vita ha per se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e benché vivano con noi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dar ricetto ai loro corpi ma non alle loro anime,
Poiché le loro anime dimorano nella casa del domani, che neppure in sogno vi è concesso di visitare.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di rendere loro simili a voi.
Poiché la vita non va indietro né indugia con l’ieri.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce vadano veloci e lontane.
Fate che sia gioioso e lieto questo esser piegati dalla mano dell’Arciere:
Poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama anche l’arco che è saldo.

Per servire

Che io sia come Te, 
perché, se sono come Te, 
non posso fare che della mia vita un dono. 
Che il dono della mia vita sia il Tuo. 
Che il mio servizio sia il Tuo. 
Che il mio essere servo degli altri 
sia il Tuo essere servo degli altri, 
come il Figlio dell’Uomo 
che non è venuto per essere servito, 
ma per servire.

(G. Moioli)

Resta con noi

Resta con noi, Signore, la sera, 
quando le ombre si mettono in via 
e scenderà sulle case la tenebra 
e sarà solo terrore e silenzio. 
Ognuno è solo davanti alla notte, 
solo di fronte alla sua solitudine, 
solo col suo passato e futuro: 
il cuore spoglio del tempo vissuto. 
Resta con noi, Signore, la sera, 
entra e cena con questi perduti 
fa’ comunione con noi, Signore, 
senza di te ogni cuore è un deserto. 
Ora crediamo, tu sei il Vivente, 
sei il compagno del nostro cammino, 
ti conosciamo nel frangere il pane, 
tu dai il senso ad ogni esistenza. 
Ora corriamo di nuovo al cenacolo, 
gridando a tutti: “Abbiam visto il Signore!”. 
Nuova facciamo insieme la chiesa 
di uomini liberi da ogni paura. 
A te, Gesù, o Risorto, ogni gloria: 
ora risorgi in ognuno di noi, 
perché chi vede te veda il Padre, 
l’eguale Spirito in tutta la terra.

(D. M. Turoldo)

Io insieme a te. Con Lui di mezzo

Come spie di Dio. Esposti all’avventura per liberare il mondo dalla disperazione. Forse avrebbero preferito dormire nella barca per avere più frescura quella sera: il porpora del tramonto si stava trasformando in un rosso paonazzo quasi irreale, simile ad un foglio di carta gettato sul fuoco. Invece niente barca stanotte, bastano i mantelli in mezzo all’uliveto: li scalderà le Sue parole. “Ho bisogno di parlarvi. E’ tempo di parlare. Alzatevi andiamo, amici” Come un re che ha deciso la conquista del regno: prima indaga e avvicina le persone per sentirne l’idea – “chi dice la gente/voi che io sia?” -, poi la rielabora ed estende l’opera a degli avventurieri fidati per trasportarla in tutto il regno. Andare, conquistare, tornare (da Lui): la strategia di tutti i grandi generali della storia. “Siamo pronti a versare il sangue per te, condottiero. Iniziamo dal Tempio?”. C’è un nuvolone che copre l’occidente colorandolo e Pietro glielo fa capire. Gesù li guarda uno ad uno, ed è come guardare la stessa pagina per dodici volte e vederci sempre la stessa scritta: incomprensione. Sorride e prosegue. “Andate e predicate che il Regno dei Cieli è vicino”. E come bambini che non apprendono un mestiere se non sono allietati da un premio del maestro, perché loro possano essere creduti e appassionati concede il dono del miracolo: “scacciavano molti demoni, ungevano con olio infermi e li guarivano”. Scattanti, chi più chi meno, a seconda del temperamento. Solo l’Iscariota forse si pavoneggiò del dono del miracolo, con quel po’ d’interesse ambiguo nel cuore. Chissà, forse avrà pensato: “era ora che noi pure si facesse qualcosa per avere un minimo di autorità sulle turbe”.
Senza pane, senza bisaccia e senza monete nella cintura: solo con un pugno di parole nella gola da trattenere e da far uscire al momento opportuno. Le città li dovranno accogliere non perché sono Simone, o Giuda, o Bartolomeo, o Giacomo, o Giovanni o così via. Ma perché sono i messaggeri del Signore. Fossero stati anche dei rifiuti, degli assassini, dei ladri, dei pubblicani o dei pentiti meritano rispetto perché mandati da Lui. Cercheranno famiglia dove abitare e laddove non li ascolteranno di loro rimarrà la polvere sbattuta dai calzari. Liberi di inseguire il vento che spazzola le brughiere, liberi di cantare la dolcezza di un Maestro dalla Bellezza insopportabile. Li cacceranno e li derideranno, li inseguiranno e li offenderanno; e loro dovranno rispondere con la predica più bella, col silenzio mansueto di chi non è né così ingenuo da non capire né così arrogante da sopraffare. Un giorno quegli stessi avversari li cercheranno perché al Trafitto volgeranno lo sguardo: “Vi abbiamo cercato perché il vostro modo di fare ci ha persuasi della Verità che annunciate”. Ieri loro, oggi la Chiesa: nulla avremmo da dire sulla morale fino a quando coloro che ci ascoltano non avranno goduto di un barlume del piacere di Dio nelle nostre vite. Predicheranno a tutti, nessuno escluso, dovunque essi siano, in qualsiasi caos l’uomo si trovi: sarà quello il punto di partenza di qualsiasi viaggio alla scoperta di Lui
I discepoli come spie di Dio dentro la storia. La Grazia li renderà aggraziati e loro racconteranno la storia di Lui quando non ci sarà più nessuna storia da raccontare. Come Amos, umile raccoglitore di sicomori: non conta l’origine, vale più la destinazione alla quale Lui addita. Con un’avvertenza non trascurabile: non terranno né borsa, né bisaccia, né sandali. Ma un amico sì! Senza cose: ma non senza amici. A due a due busseranno alle porte del mondo. Perché quando l’uomo avrà fame un tozzo di pane lo raccatterà; quando l’uomo sarà stanco potrà trovare una spalla alla quale aggrapparsi.

Sono felice (che tu ti sia innamorato di P.) perché penso che in te ci sia sempre stata la tentazione del puritanesimo, una ristrettezza di vedute, una certa disumanità. Tendevi quasi verso la negazione della consacrazione della materia. Eri innamorato del Signore, ma non eri innamorato nel modo adeguato dell’Incarnazione. Avevi davvero paura… Avevi paura della vita, perché volevi essere un santo e perché sapevi di essere un artista. L’artista in te vedeva la bellezza ovunque; il santo in pectore in te diceva: “ma è terribilmente pericoloso”; il novizio in te diceva: “tieni gli occhi ben chiusi”; se P. non fosse entrata nella tua vita, saresti potuto scoppiare. Credo che P. salverà la tua vita. Dirò una messa di ringraziamento per quello che P. è stata e ha fatto per te. Avevi bisogno di P. da tanto tempo. I tiri al bersaglio contro i fantocci non sono una valvola di sfogo. E nemmeno i corpulenti anziani Provinciali. (…) Se tu pensassi che l’unica cosa da fare sia ritirarsi nella tua conchiglia, non vedresti quanto amorevole è stato Dio. Devi amare P. e cercare Dio in P. Godi dell’amicizia e paga il prezzo del dolore che ne segue, ricordala nella messa e lascia che sia Lui il terzo in questa amicizia. L’esordio dell’Amicizia spirituale (di Aelredo di Rievaulx):
“Eccoci, tu e io, e spero che fra noi Cristo sia il terzo”. 
(Lettera di Bede Jarrett a Dom Hubert in Letters of Bede Jarrett, Downside and Blackfriars, Bath 1989, p. 180)

Agli albori il cristianesimo non era una proposta per avventurieri condannati alla solitudine: forse lo è diventata in seguito, manipolando l’alfabeto iniziale. Perché un Dio che umili le piccole gioie dell’affetto è un Dio che non meriterebbe d’essere ascoltato.
Simone con Giovanni, Andrea con Matteo, Giacomo d’Alfeo con Tommaso: e via via tutti gli altri. Solo Giuda è un po’ triste, ma va bene così: meglio la tristezza di un sorriso falso. Di quei sorrisi forzati di un posto prenotato in Paradiso.

(Don Marco Pozza)

Life of my life

Life of my life,
I shall ever try to keep my body pure,
knowing that Your living
touch is upon all my limbs.

I shall ever try to keep
all untruths from my 
thoughts, 
knowing that You are the truth which
has kindled the light of reason in my mind.

I shall ever try to drive all evils
away from my 
heart and keep my love in flower, 
knowing that You have Your seat
in the inmost shrine of my
heart.

It shall be my endeavor to reveal
You in my actions,
knowing it is Your power that gives me
strength to act.
(R. Tagore)

Vita della mia vita

Vita della mia vita,
sempre cercherò di conservare
puro il mio corpo,
sapendo che la tua carezza vivente
mi sfiora tutte le membra.

Sempre cercherò di allontanare
ogni falsità dai miei pensieri,
sapendo che tu sei la verità
che nella mente
mi ha accesa la luce della ragione.

Sempre cercherò di scacciare
ogni malvagità dal mio cuore,
e di farvi fiorire l’amore,
sapendo che ha la tua dimora
nel più profondo del cuore.

E sempre cercherò nelle mie azioni
di rivelare te,
sapendo che è il tuo potere
che mi dà la forza di agire.

(R. Tagore)

 

Take time

Take time to think
Take time to pray
Take time to laugh
It is the source of power
It is the greatest power on earth
It is the music of the soul

Take time to play
Take time to love and be loved
Take time to give
It is the secret of perpetual youth
It is God’s given privilege
It is too short a day to be selfish

Take time to read
Take time to be friendly
Take time to work
It is the fountain of wisdom
It is the road to happiness
It is the price of success
Take time to do charity
It is the key to heaven.

(Mother Teresa)

Trova il tempo

Trova il tempo di pensare
trova il tempo di pregare
trova il tempo di ridere.
E’ la fonte del potere
è il più grande potere sulla terra
è la musica dell’anima.
Trova il tempo per giocare
trova il tempo per amare ed essere amato
trova il tempo di dare.
E’ il segreto dell’eterna giovinezza
è il privilegio dato da Dio
il giorno è troppo corto
per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
trova il tempo di essere amico
trova il tempo di lavorare.
E’ la fonte della saggezza
è la strada della felicità
è il prezzo del successo.
Trova il tempo
di fare la carità.
E’ la chiave del paradiso.Trova il tempo di pensare
trova il tempo di pregare
trova il tempo di ridere.
E’ la fonte del potere
è il più grande potere sulla terra
è la musica dell’anima.
Trova il tempo per giocare
trova il tempo per amare ed essere amato
trova il tempo di dare.
E’ il segreto dell’eterna giovinezza
è il privilegio dato da Dio
il giorno è troppo corto
per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
trova il tempo di essere amico
trova il tempo di lavorare.
E’ la fonte della saggezza
è la strada della felicità
è il prezzo del successo.
Trova il tempo
di fare la carità.
E’ la chiave del paradiso.

(Madre Teresa di Calcutta)

Cercare

Bisogna cercare senza stancarci. Bisogna camminare lungo le vie della vita con la tenerezza di un bambino e la forza di un gigante. Bisogna soffermarci ad ammirare il cielo della sera e ascoltare i sospiri del vento che passa leggero tra i rami dei pini. Bisogna cercare perché anche la voce del mare può avere un suono diverso per dire qualcosa. Bisogna cercare perché in ogni palpito lieve del mondo si può trovare l’infinito.

(Romano Battaglia)

Preghiera per chi cammina da solo

Signore, tante volte mi vien la tentazione di andarmene via da solo, di lasciare che gli altri se la cavino senza di me. Sento la fatica di dovermi fermare per attendere chi cammina lentamente o batte la fiacca, mentre io vorrei correre in avanti. La strada da percorrere è tanto lunga, non vedo l’ora di arrivare e mi tocca perder tempo con chi non ha voglia di camminare.
Ma tu, Signore, mi fai capire che sto sbagliando. Da solo potrei forse arrivare primo, ma tu mi domanderesti conto dei miei fratelli, e sarei condannato a retrocedere all’ultimo posto.
Insegnami, Signore, la pazienza di aspettare, la generosità di aiutare gli altri a scoprire la bellezza del cammino, l’umiltà per non ritenermi il più bravo di tutti. Non è importante che uno arrivi per primo, ma che l’ultimo di noi possa giungere al traguardo sostenuto da una comunità di fratelli e sorelle.
Sulla strada non siamo mai soli, non possiamo esser soli, perché tu cammini con noi, come facevi con i discepoli di Emmaus, e ci insegni a spezzare il pane con i fratelli, per riprendere la strada con entusiasmo e con speranza nuova.

(anonimo)