Mangi il pane e non ti tieni in piedi

Mangi il pane e non ti tieni in piedi, bevi l’acqua e non ti disseti, tocchi le cose e non le senti al tatto, annusi il fiore e il suo profumo non arriva alla tua anima. Se però l’amato è accanto a te, tutto, improvvisamente, risorge, e la vita ti inonda con tale forza che ritieni il vaso d’argilla della tua esistenza incapace a sostenerla.

Queste due frasi delle Variazioni sul Cantico dei cantici (Interlogos 1994) del teologo greco-ortodosso Christos Yannaras illustrano in modo nitido la forza dell’amore vero. Tutto ciò che il giorno prima non aveva sapore, colore, profumo, dopo che ci si è innamorati, si trasforma e trasfigura. È come la superficie di un lago che in un giorno nuvoloso è simile a una lastra metallica grigia e che, col sole, si muta in una tavolozza di colori, rispecchiando l’azzurro del cielo e il verde delle sponde.

Se non si conosce l’amore nel senso pieno e assoluto del termine, si può essere allegri ma non veramente felici, si può godere ma non si conosce la gioia, si può agire ma non creare. È la scoperta di una pienezza che l’amato ti dona in modo unico, come cantava anche Rita Pavone in una canzone degli anni Sessanta: «Come te non c’è nessuno. Tu sei l’unico al mondo».

L’amore non è solo unicità, è anche tensione verso l’infinito: per questo non si può avere l’amore ma essere nell’amore; non è un possesso, ma una tensione vitale. Yannaras scriveva ancora: «Se esci dal tuo Io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro a Lui».

In ogni amore genuino c’è lo slancio verso l’Amore infinito, totale, assoluto. È per questo che l’amore è grazia ed è definizione di Dio.

(G. Ravasi)

Digiunare

Fa’ digiunare il nostro cuore: 
che sappia rinunciare a tutto quello che l’allontana 
dal tuo amore, Signore, e che si unisca a te 
più esclusivamente e più sinceramente. 

Fa’ digiunare il nostro orgoglio, 
tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni, 
rendendoci più umili e infondendo in noi 
come unica ambizione, quella di servirti. 

Fa’ digiunare le nostre passioni, 
la nostra fame di piacere, 
la nostra sete di ricchezza, 
il possesso avido e l’azione violenta; 
che nostro solo desiderio sia di piacerti in tutto. 

Fa’ digiunare il nostro io, 
troppo centrato su se stesso, egoista indurito, 
che vuol trarre solo il suo vantaggio: 
che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi. 

Fa’ digiunare la nostra lingua, 
spesso troppo agitata, troppo rapida nelle sue repliche, 
severa nei giudizi, offensiva o sprezzante: 
fa’ che esprima solo stima e bontà. 

Che il digiuno dell’anima, 
con tutti i nostri sforzi per migliorarci, 
possa salire verso di te come offerta gradita, 
meritarci una gioia più pura, più profonda.

(J. Galot)

Chiesi a Dio

Chiesi a Dio di essere forte
per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
Mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione
perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
Mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!

(K. Kilgour)

Tranquillità

Scegli pure questo o quel paese per essere tranquillo, troverai dappertutto motivi di distrazione. Ma il luogo non contribuisce molto se l’animo non si aiuta da sé.

Che serve infatti passare il mare o cambiare paese?

Se vuoi liberarti da quello che ti tormenta non occorre che tu sia altrove, ma che sii un altro.

(Seneca)

Non ti cercheremo nelle altezze

Non ti cercheremo nelle altezze, o Signore, 
ma in questa crocefissa storia dell’uomo, 
dove Tu sei entrato 
conficcandovi l’albero della Croce, 
per lievitarla verso la terra promessa 
con la forza contagiosa 
della tua Resurrezione. 
Donaci, 
di vivere in solidarietà profonda 
col nostro popolo 
per crescere, e patire, 
e lottare con esso, 
e rendere presente, 
dove Tu ci hai posto, 
la tua Parola 
di giudizio e di salvezza. 
Liberaci da ogni forma di amore 
universale e astratto, 
per credere all’umile 
e crocifisso amore, 
a questa terra, 
a questa gente.

(B. Forte)

Al Padre

Tu, che io non conosco
ma a cui appartengo.
Tu, che non comprendo,
ma da cui ricevo il mio destino –
abbi pietà di noi, così che davanti a Te
nell’amore e nella fede,
nella giustizia e nell’umiltà,
possiamo seguirti
con abnegazione e coraggio
e incontrarTi nel silenzio.

Non so chi – o che cosa – ha posto la domanda,
non ricordo neppure
quando ho risposto,
ma ad un certo punto
ho risposto sì a Qualcuno
e da quell’ora
ho avuto la certezza
che l’esistenza ha un senso
e che perciò la mia vita
nell’abbandono di sé
ha uno scopo.

Da quel momento ho saputo
che cosa vuol dire
non guardare indietro
e non essere
con ansietà
solleciti per il domani.

(D. Hammarskjold)

non è tempo per tirarsi indietro

rinunce quaresimali (colored)

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
(dal Vangelo di Luca 13,1-9)

Ha davvero avuto l’effetto di uno tsunami (l’onda anomala ed improvvisa che arriva inaspettata dopo un terremoto sottomarino a volte molto distante…) questa tornata elettorale per il nuovo parlamento italiano. Il “vincitore” (tra virgolette, perché in senso assoluto non ha vinto nessuno) è proprio quel Beppe Grillo che aveva intitolato “Tsunami tour” il suo giro di propaganda elettorale per le piazze italiane.
E tsunami è stato quello che è uscito dalle urne. Uno tsunami forse di sola protesta (non sono un analista politico) che ha però l’effetto di togliere ogni certezza sul futuro politico del nostro paese; forse una certezza la dà, ed è che non sarà tutto come prima per la politica e la vita del paese.
Penso che se Gesù, uomo e maestro, fosse qui oggi, quei tizi che nel racconto del Vangelo lo avvicinano con le due notizie del momento (la strage di galilei operata da Pilato e il crollo tragico della torre di Siloe), gli parlerebbero proprio di queste elezioni, aggiungendo sicuramente l’altro tsunami ecclesiale che sono le dimissioni del papa.
Anche io sono qui con il giornale in mano (o meglio con lo schermo delle news da internet davanti) e mi viene da domandare a Gesù: “Che ne pensi? Cosa significa tutto questo che sta accadendo?”
La risposta di Gesù svela la mentalità di coloro che gli mettono davanti le notizie. Gesù in modo chiaro toglie ogni possibile legame tra disgrazia e peccato, cosa che invece era nei pensieri di molti al suo tempo. Quello di legare la sorte di una persona ai suoi peccati (o quelli della sua famiglia) era un modo di pensare religioso assai perverso e sbagliato. Pensare che uno in fondo “si merita” quello che gli accade porta inevitabilmente ad un giudizio e ad una deresponsabilizzazione: quello che accade agli altri non mi riguarda, perché è colpa loro! Ma Gesù non è assolutamente di questo pensiero: “Credete che quei Galilei o quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, fossero più peccatori di tutti gli altri, per aver subito tale sorte? No, io vi dico…”
“Peccato e conseguente punizione divina” non sono nella mentalità di Gesù. Ma il fatto che poi aggiunge: “…ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” indica un avanzamento nel pensiero.
Quando accade qualche fatto negativo e drammatico non devo cercare le colpe di chi è coinvolto, in modo da scaricare il prima possibile le cause e responsabilità, ma devo sentirmi chiamato in causa e domandarmi “cosa mi dice tutto questo che sta accadendo?”.
Se non mi sento interpellato dai fatti della vita e dalle tante tragedie che sconvolgono l’umanità (anche quelle più lontane) rischio davvero di non imparare nulla e alla fine di morire anche io senza senso e senza direzione.
Gesù insegna ai quei tipi che sono li a parlare della strage dei galilei e della torre di Siloe, che non possono tirarsi fuori dalle vicende del mondo, e che anche se non sono direttamente toccati dagli avvenimenti tragici di alcuni, questo non vuol dire tirare un sospiro di sollievo e pensare a se stessi.

      Io sono andato a votare e ho fatto le mie scelte. Poi ho acceso il computer e attraverso internet pian piano sono venuto a conoscenza di quello che è risultato dal voto di tutti gli altri. La tentazione era di protestare e di prendermela con chi non ha fatto le mie scelte e ha portato a questa inequivocabile instabilità politica italiana. Ma penso che l’atteggiamento giusto come cittadino e come cristiano (sono due cose che non riesco a separare) è quello di chiedermi cosa posso fare io adesso in questa situazione e di come impegnarmi perché le cose migliorino. Non è finito il tempo del mio disimpegno della vita degli altri. Ce lo insegna lo stesso Gesù, che dal cielo è venuto ai piedi degli uomini, pienamente immerso nel suo tempo, con le sue tragedie e problemi, e lì ha portato una presenza di pace e una testimonianza di carità.

 

    “Se non vi convertite, perirete…” dice Gesù. Sono chiamato a convertire la mente e le mie azioni. Convertire significa mettere davvero al centro della mia attenzione la Parola di Gesù e credere che con essa posso fare molto per me e gli altri nella mia vita e in tutto quello che mi circonda, senza tirarmi fuori o fare il lungo elenco delle colpe degli altri.

Incommensurabile

Vivere è più che lottare: 
è dare come un albero dà i suoi frutti: 
i passeri i loro canti; 
il ruscello quanto dà ai prati. 
Vivere è più che credere 
È dare uno scopo e dire, ad alta voce, 
che si porta una croce. 
Vivere è raccogliere all’infinito 
Come raccolgono i colori dalla luce 
In una fonte qui per terra! 
Chi ha dato del suo agli altri 
E ha diviso il suo essere 
Ha visto che nel cesto del suo cuore 
Si è moltiplicato il pane 
E sempre ne rimane in resto. 
Io stesso tendo le mani a Dio ed esclamo: 
“Signore, 
guarda ciò che la vita ha fatto di me!” 
E tuttavia, ogni volta 
Che mi siedo di fronte al foglio 
Nuoto tra le rocce difficili di questa mia vita 
E strappo una stella o un diamante 
Mentre nella superficie 
Mi crescono dolori 
E una desolazione di pianto.

(Lino)

Grazie Signore

Grazie, Signore, per i fiori dei prati, 

per il vento, per il mare, 
per lo splendore dei campi di frumento. 

Grazie, Signore, per il vero amore, 
per i campi verdeggianti, 
per l’aria, per il sole, 
per l’azzurro del cielo, 
per il Tuo amore. 

Grazie, Signore, perché sei con noi, 
anche quando noi non siamo con te. 

Grazie, Signore, per tutti coloro 
che con la loro vita semplice, 
con le loro azioni generose, 
e con il sorriso dell’amore, 
hanno ispirato in noi un desiderio di santità. 

Per tutto questo e per tutto 
quello che ancora non comprendiamo 
ma che un giorno sapremo, 
grazie Signore.

(Pietro Lombardo)