Le condizioni di salute di Giovanni Paolo II lasciano spesso noi cristiani senza parole. Per aiutarci a comprendere il significato di ciò che sta accadendo a lui e alla Chiesa, voglio proporvi questa riflessione di Orazio Petrosillo, vaticanista de Il Messaggero: «In questo finale di pontificato si assiste ad una sorta di contraddizione, di contrappasso tra l’atleta di Dio, quale il Papa è stato soprattutto nei primi 15 anni di pontificato, e l’uomo dei dolori e della sofferenza, quale è diventato dal 1994 in poi. Il Papa che ha camminato per le strade del mondo percorrendo un milione 243mila chilometri è diventato colui che non può più camminare, immobilizzato sulla sedia a rotelle. Il Papa della grande comunicazione non verbale è stato vittima di una malattia che blocca la mobilità dei muscoli facciali, negandogli la possibilità di sorridere e di manifestare emozioni e sentimenti con il volto. Il Papa dei 15mila discorsi e delle 85mila pagine di insegnamenti sinora pubblicati è diventato il Papa del silenzio. In tutti questi contrappassi emerge la testimonianza principale dell’accettazione della sofferenza e dell’imitazione di Cristo che, in fondo, è il gesto che manifesta il punto più alto dell’essere discepoli. Negli alti gradi della mistica, quando anche il corpo diventa inutile, l’anima si unisce a Dio in modo più puro». Grazie Giovanni Paolo II per questo esempio vivente di santità!