IL PRESEPE SIAMO NOI

Il nostro corpo presepe vivente, nei luoghi 
dove siamo chiamati a vivere e lavorare

Le nostre gambecome quelle degli animali
che hanno visitato la grotta “quella notte”

Il nostro ventre
come quello di Maria che ha accolto e fatto crescere Gesù

Le nostre braccia come quelle di Giuseppe
che l’hanno cullato, sollevato, abbracciato, e lavorato per lui

La nostra voce come quella degli angeli
per lodare il Verbo che si è fatto carne

I nostri occhi come quelli stupiti di tutti coloro
che la Notte Santa l’hanno visto nella mangiatoia

Le nostre orecchie come quelle dei pastori 
che hanno ascoltato attoniti il canto divino proveniente dal cielo

La nostra intelligenza come quella dei Magi
che hanno seguito la stella fino alla Sua casa

Il nostro cuore come la mangiatoia che ha
accolto l’Eterno che si è fatto piccolo e povero come uno di noi

Marco Pappalardo

TANTI AUGURI DI BUON NATALE!!!

Luca Mazzocco-Lukebdb


9 Risposte a “”

  1. “L’incarnazione di Dio è la certezza che la nostra carne, in qualche sua radice, è santa!”. (Ermes Maria Ronchi)

    Auguri!

  2. Il Verbo si è fatto carne.

    Accanto a questa verità giovannea, deve stare anche l’altra, quella mariana, questa volta proclamata da Luca: Dio si è incarnato. Si tratta non soltanto di un evento incommensurabilmente grande e lontano, ma anche di qualcosa di molto vicino e umano: Dio è diventato un bimbo, che ha avuto bisogno di una madre: un essere che viene al mondo in lacrime, la cui prima parola è un vagito di pianto, che chiama aiuto, che come primo gesto protende le mani cercando protezione. Dio è diventato bambino.

    Oggi noi sentiamo dire, all’opposto, che ciò sarebbe solo sentimentalismo che sarebbe preferibile lasciare da parte. Ma il Nuovo Testamento la pensa diversamente. Per la fede della Bibbia e della Chiesa è importante che Dio abbia voluto divenire una simile creatura, che dipende da sua madre e che è affidata all’amore e alla protezione degli uomini. Egli ha voluto diventare un essere che dipende da altri, per risvegliare in noi quell’amore che ci purifica e ci redime. Dio si è fatto bambino, e il bambino è un essere che dipende.

    Così questo tratto originale del Natale, il fatto di cercare rifugio perché non se ne può prescindere, è anche un tratto che contraddistingue la fisionomia essenziale della stessa infanzia, fisionomia che nelle epoche della storia ha conosciuto variazioni! Oggi ne sperimentiamo una nuova e molto problematica.

    Il Bambino bussa alla porta di questo nostro mondo. Il bambino bussa. Questa ricerca di rifugio e protezione si spinge in profondità. Non c’è solo un ambiente esteriore ostile all’infanzia, bensì già prima è intervenuta un’opzione per la quale al Bambino vengono chiuse per principio le porte di questo mondo, che asserisce di non avere più alcun posto per lui.

    Il Bambino bussa. Se lo accettassimo, dovremmo rivedere interamente il nostro personale rapporto con la vita. Qui è in gioco qualcosa di molto profondo, cioè come concepiamo, in ultima analisi, l’essere uomini: come uno sconfinato egoismo o come una libertà fiduciosa, che si sa chiamata alla comunione dell’amore e alla libertà della condivisione.

    (Joseph Ratzinger, Natale 1978)

    Buon Natale a tutti.

    matteo

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