a Natale Gesù muore…

Natale 2012 (colored)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
(dal Vangelo di Luca 2,1-14)

La mia preparazione al Natale quest’anno è stata quanto mai imprevista in tutto quello che mi è accaduto.
10 giorni fa un carissimo amico sacerdote, don Fabiano, è morto improvvisamente, lasciando un vuoto incolmabile non solo nella sua famiglia e nella sua comunità (specialmente nei giovani che lo amavano), ma anche in me. I giorni successivi, tra veglie di preghiere, visite alla famiglia, colloqui con i tanti giovani e adulti colpiti e infine anche il funerale, sono stati davvero intensi e molto difficili. Tutto quel che mi accadeva sembrava portarmi lontano anni luce dal Natale, sia nel clima di festa che non c’è più nel cuore, sia nei contenuti. Il Natale celebra la nascita di Gesù con tutta la gioia di un bambino che viene al mondo. Io invece mi sono trovato faccia a faccia con la morte e il lutto.
Natale rovinato?
Due avvenimenti mi hanno fatto ripensare il tutto, e mi hanno dato una chiave di lettura nuova che forse non solo salva il Natale, ma mi porta a viverlo in modo più vero e spiritualmente fecondo.
Il primo avvenimento è stata l’omelia che il parroco del mio amico defunto ha pronunciato alla messa del settimo (messa che si celebra dopo 7 giorni dalla morte). Davanti all’assemblea che riempiva ancora una volta tutta la chiesa ha avuto il coraggio di parlare di vita e di nascita. Per i cristiani la morte è la nascita al cielo. Da sempre i credenti in Cristo vedono la morte come il passaggio alla vita eterna e non la fine di tutto. Questo mio carissimo amico non è morto ma è rinato al cielo, e la vive in Dio in attesa che anche tutti noi facciamo questo passaggio “rinascendo” in cielo. La morte fisica ha solo modificato il modo di stare con lui, ma non ha spezzato il legame di affetto.
Queste parole, il parroco don Giorgio, le ha pronunciate, non con la freddezza di chi deve dire qualcosa per contratto di lavoro, ma con il calore di chi ci credere e di chi vuole che in questa fede trovi pace nel dolore.
Il secondo avvenimento è di questa mattina, la vigilia di Natale. Abbiamo celebrato in chiesa un altro funerale, quello di una catechista molto conosciuta e amata da tutta la comunità. La nostra chiesa era davvero strapiena. Un suo parente alla fine della messa mi avvicina e mi dice: “Hai visto? La Chiesa era piena che sembra la messa della notte di Natale”. Ha ragione!
Stamattina abbiamo celebrato una morte e questa sera celebreremo una nascita… Oppure è il contrario, o la stessa cosa? Se la morte per il cristiano è la nascita al cielo, allora quel funerale, come quello di don Fabiano sono state due celebrazioni di nascite, di una nuova vita. E quando celebriamo la nascita di Gesù, in fondo celebriamo la sua morte, perché dal momento che viene nel mondo, inizia un percorso segnato fin dall’inizio dalla sua fine in croce. Non a caso in molte icone che rappresentano la scena della nascita di Gesù, il bambino viene dipinto avvolto in fasce come fosse un morto, e la mangiatoia appare sempre più come una tomba aperta.
Ecco dunque il Natale cristiano. E’ Dio che muore nel mondo per farci comprendere che la nostra vita è aperta alla vita eterna. La scelta di nascere come essere umano limitato e mortale, rende Dio davvero solidale con tutti noi che facciamo spesso improvvisamente i conti con la morte e il nostro limite.
Davanti al presepe, guardando il bambin Gesù, penso a tutti coloro che sono morti fisicamente, ma che nello spirito sono nati al cielo, che nell’abbraccio di Dio aspettano anche me e tutti noi.
Davanti alla scena del Natale voglio ritrovare pace dalle mie tristezze, e invoco pace anche per le tristezze di chi sta vivendo quest’anno come me un Natale così difficile.
Non mi trovo dunque più a disagio se penso a Gesù che nasce. Forse il clima zuccheroso e a tratti un po’ superficiale con il quale ho vissuto in passato altri Natali meno problematici, lascia il posto quest’anno ad un Natale dove la fede è più profonda perché messa alla prova.
Gesù muore nascendo… e noi morendo, nasciamo in Dio.

Giovanni don
12-nativita

Giro a tutti questo pensiero e augurio di un amico che trovo davvero profondo ed evangelico:

“Quest’anno ho avuto la fortuna di conoscere persone speciali. Per me la persona è speciale quando si mette al tuo pari, quando accetta tutto di te, così facendo ti disarma e ti lascia libero di dire e fare ciò che si vuole! Dio ha scelto di abbandonare la sua regalità per mettersi alla pari con me, come posso rimanere indifferente ad un gesto d’amore senza precedenti? BUON NATALE A TUTTI!”

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