La rivoluzione di Dio

Natale a Lampedusa (colored)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
(dal vangelo di Matteo 1,18-24)

Nei 9 giorni che precedono il Natale, i Vangeli letti nella Messa sono presi dai primi capitoli dei vangeli di Matteo e Luca, che danno molto spazio agli avvenimenti prima della nascita di Gesù.
Viene raccontato l’annuncio dell’angelo a Maria e anche quello a Zaccaria padre di Giovanni il Battista, così come viene raccontata la visita di Maria ad Elisabetta e il cantico del Magnificat. Viene anche raccontato l’episodio di questo Vangelo, che ci parla del coinvolgimento non facile di Giuseppe nel piano di Dio. Uno dei brani più interessanti è quello che viene letto proprio il primo giorno della novena di Natale, il 17 dicembre, e che precede nello scritto dell’evangelista Matteo il passo ascoltato in questa domenica. E’ un brano molto “strano” perché si tratta di una lunga serie di nomi. Matteo fa la genealogia di Gesù partendo da Abramo fino a Giuseppe, sposo di Maria, indicando il legame che si trasmette di padre in figlio dall’inizio fino a Gesù: “Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar…” e così via, fino ad arrivare a “…Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù…”
In questo elenco di nomi c’è tutta la storia di Israele, e Gesù fa parte di questa lunga storia tessuta da Dio e dagli uomini insieme a Lui. Ma anche la supera, rompendo questa lunga scia di generazione in generazione legata dal sangue del padre nel figlio. L’evangelista infatti racconta di un legame che va oltre il sangue. Gesù non viene da Giuseppe, perché lui trova la sua sposa in attesa di un bambino che viene da un altro… un “Altro” che non conosce ancora, e cioè Dio stesso.
Giuseppe, così come sottolinea Matteo, è un uomo irreprensibile secondo la legge, e dovrebbe accusare pubblicamente questa donna che è degna di lapidazione. Ma non lo fa, e medita di sciogliere segretamente il legame. E’ una piccola crepa che si apre nel cuore di Giuseppe e che fa spazio al piano di Dio.
A Dio basta questo per parlare a Giuseppe e coinvolgerlo in prima persona nel suo piano di salvezza, che passa proprio da questa gravidanza inaspettata.
Giuseppe comprende che Gesù è “il Dio con noi”, che rovescia in modo definitivo il rapporto tra il cielo e la terra, tra Dio e l’umanità. Se tutta la storia di Israele, raccontata in modo molto sintetico dalla genealogia del primo capitolo di Matteo, ci parlava di Dio che guida l’uomo rimanendo superiore a tutto e nell’alto dei cieli, con Gesù Dio si mette accanto all’uomo, partendo proprio dallo scalino più basso, quello di un bimbo fragile e inerme che esce dal grembo di una giovane donna.

Non più “Dio sopra di noi” ma “Dio con noi”. Giuseppe comprende che in quel bambino inatteso si realizza la profezia di Isaia “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele”, che letteralmente significa proprio Dio-con-noi. E’ in atto una vera e propria rivoluzione.
Questa rivoluzione di Dio, iniziata con Giuseppe e Maria, avviene anche oggi per noi che spesso continuiamo a mettere Dio nei cieli e lontano e non siamo disposti a sentirlo accanto a noi. Eppure è proprio questa la differenza fondamentale della nostra fede che vuole cambiare in noi le consuetudini e insegnarci un nuovo modo di stare con Dio e anche tra di noi.
Tutta la storia di Gesù, raccontata nei Vangeli, ci dice questo definitivo abbassamento di Dio a livello umano.
E’ nella realtà umana che possiamo cercare e trovare i segni di questa presenza di Gesù che salva (il nome Gesù indica proprio “Dio salva”).
Come Giuseppe possiamo anche noi metterci a disposizione di Dio che non va pensato nell’alto irraggiungibile dei cieli, cioè distaccato dall’uomo a cui sembra mandare solo leggi da rispettare e minacce di giudizi e punizioni, ma Dio va pensato come compagno di viaggio, come maestro di tutti i giorni, come fratello da amare.
Nella tranquilla stalla di Betlemme inizia la rivoluzione di Dio, ancora in atto… con noi.

 

Giovanni don