Maria la donna che corre con l’umanità

Assunta 2014 (colored)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua
(dal Vangelo di Luca 1,39-56)

Maria corre da Elisabetta per verificare il segno che l’angelo le ha dato la notte dell’annunciazione. Maria probabilmente è spinta da sentimenti contrastanti, che il racconto di Luca ci fa intravedere e che noi, lettori di oggi, possiamo immaginare cercando di immedesimarci in lei.
Corre con un sentimento di smarrimento, perché quello che le è stato annunciato è davvero più grande di lei. Ha accettato di diventare madre terrena del Figlio di Dio che entra nel mondo, ma non senza dubbi, paure e fatiche interiori. Maria dunque si alza e da Nazareth corre in questa misteriosa città di Giuda.il fatto che questa città sia così indeterminata sembra rappresentare le molteplici mete che tutti gli uomini e donne del mondo e della storia cercano di raggiungere, carichi anch’essi dello smarrimento e paura di Maria.
Maria ha sicuramente paura, perché la paura non è un peccato ed è un sentimento umanissimo. La paura è anche quell’istinto che ci preserva da tanti pericoli e ci fa essere cauti e attenti nell’affrontare l’ignoto. Maria ha paura di non trovare nulla di tutto quello che le è stato dato come prova di Dio. Ma insieme alla paura ha anche sentimenti di speranza e coraggio, senza i quali non sarebbe uscita dalla porta della sua sicura casa della Galilea.
In questi giorni abbiamo visto attraverso i mezzi di comunicazione le migliaia di uomini, donne e bambini cristiani e anche di altre minoranze religiose, che dalle regioni più interne dell’Iraq corrono via spaventati dalla terribile minaccia di morte degli estremisti islamici. E sappiamo che questa corsa per moltissimi di loro è stata inutile, perché la morte più terribile li ha raggiunti. Abbiamo visto anche la corsa degli abitanti di Gaza stretti nella morsa della guerra tra Hamas e Israele, e che non sanno davvero dove fuggire per evitare morte e distruzione. E non finisce la corsa di migliaia di profughi e stranieri che si imbarcano su fragili imbarcazioni per fuggire dalla fame e dalle guerre cercando rifugio sulle nostre coste europee.
Ma anche più distante in Africa e in Asia, altre migliaia di persone non fermano la loro corsa di sopravvivenza, tra guerre, povertà, epidemie.
La nostra umanità è segnata da questa corsa piena di paura e smarrimento, come Maria, ma anche con voglia di vivere e la speranza di un futuro migliore.
La corsa di Maria termina nell’incontro gioioso con Elisabetta, che le conferma con un semplice saluto, che tutte le sue paure, incertezze e dubbi possono scomparire. “Benedetta tu fra le donne”, si sente dire alle orecchie e al cuore.
E dalla certezza interiore che davvero Dio l’ha riempita della sua grazia, Maria pronuncia un inno che va oltre la sua situazione personale e attraversa i secoli.
Il canto del Magnificat vede un mondo nuovo, libero da ingiustizie, povertà, e odio e pieno dell’amore di Dio e della felicità e solidarietà tra i popoli.
Il Magnificat di Maria è pronunciato per la nostra umanità di oggi, specialmente quella segnata dalle violenze e sofferenze più grandi.
Noi cristiani che ascoltiamo e preghiamo con queste parole di Maria, ci impegniamo a far sì che non siano parole vane e promesse inutili scritte su antichi libri.
Noi cristiani crediamo che davvero il Signore guarda l’umiltà dei più piccoli e che vuole rivoluzionare il mondo, dando da mangiare agli affamati, innalzando gli umili, soccorrendo ogni uomo e donna….
Noi cristiani non possiamo non impegnarci a cambiare il mondo così come Maria, ispirata da Dio, ha pronunciato quella sera nella città di Giuda insieme con Elisabetta.

Giovanni don